17 settembre 2007

 
     

Lo Stato che uccide
Gli aspetti critici del procedimento giudiziario americano,
dal delitto all'esecuzione
di Claudio Giusti*

Negli USA, anche se metà dei crimini gravi non è denunciata alle autorità, si ritiene che esse vengano a conoscenza di quasi tutti gli omicidi e che solo una parte molto piccola e costante nel tempo sia rubricata come suicidio, incidente o scomparsa volontaria. Quindi, di fronte a un omicidio, una delle 18.000 agenzie di polizia americane (città, contea, stato, speciali, federali) compirà un minimo di indagine.

Nell'ultimo decennio, negli Stati Uniti, si sono contati 16 - 17. 000 omicidi criminali l'anno e per 8-9.000 di questi si è giunti ad una condanna. Di questi ultimi dai 2 ai 4.000 erano passibili di pena capitale, ma le sentenze di morte sono state poco più di un centinaio, contro le 300 di dieci anni fa. Le 60 esecuzioni annuali si riferiscono a condanne di dieci, venti e anche trent'anni fa, quando gli omicidi erano 22.000 (vedi).

La polizia ha il controllo totale della scena del crimine: fa i rilievi, interroga i testi, arresta i sospetti e decide quali sono le testimonianze e le prove utili per l'incriminazione e l'eventuale richiesta di pena capitale. In altre parole è la polizia che imposta il percorso giudiziario del caso: la Procura prende lo prende in carico successivamente ed è raro che decida di modificarlo.

Gli errori dovuti alla fretta, a sua volta dovuta alla pressione dell'opinione pubblica, diventano così spesso irreversibili. Il più ricorrente di questi errori è la "visione tunnel", in cui si individua un sospetto e si tralasciano le altre tracce, concentrandosi su di lui a scapito di una visione più ampia, fino ad arrivare a vere e proprie manipolazioni (vedi).

La polizia sa che le giurie adorano le confessioni e non si fa scrupolo di ottenerle, o estorcerle, con ogni mezzo, fino ad arrivare a puntare pistole alla testa dei sospetti o minacciarli di "stupro di gruppo" da parte di altri detenuti. I laboratori e gli esperti della polizia svolgono una parte assolutamente fondamentale nelle indagini e gli errori da essi compiuti hanno un impatto devastante sugli avvenimenti successivi (vedi in mio "Ingiustizia letale", Diario, 25/05/2001).

La Procura può decidere se ottenere l'incriminazione del sospetto da un Grand Jury o attraverso un'udienza preliminare. Se il giudice, o il Grand Jury, decidono la sussistenza di elementi sufficienti il procedimento giudiziario ha inizio e al caso viene dato un nome: lo Stato contro John Doe (o il Popolo o il Commonwhealth contro John Doe) e quando dicono lo stato contro qualcuno non scherzano mica: tutta la potenza dello stato si scatena contro quel disgraziato. Se poi si ritiene che le testimonianze a carico non siano sufficienti si ricorre agli snitch: galeotti che scambiano un trattamento a volte scandalosamente favorevole con la loro, spesso falsa, testimonianza. Costoro si presenteranno in aula giurando e spergiurando che l'accusato gli ha confessato di essere l'autore del delitto.

La Procura ha il controllo assoluto della situazione e decide se chiedere o meno la pena di morte (magari dopo essersi consultata con la famiglia della vittima), se patteggiare o andare al processo con un'imputazione minore, o se utilizzare la minaccia della morte per ottenere un patteggiamento.

In Europa lo chiamiamo torturare la gente, ma in Alabama accade facilmente che le cose vadano così: sei in prigione da due anni in attesa del processo quando si presenta un tizio che dice - Se ti dichiari colpevole questa è la condanna e fra due anni sei fuori, ma, se ti ostini a dirti innocente, fra un anno c'è il processo e se vinciamo noi ti ammazziamo - Voi cosa fareste? (Birmingham News "A Death Penalty Conversion", 06/11/2005 e articoli seguenti). Inoltre è la Procura che passa le informazioni alla Difesa e non sono rari i casi in cui questa non è stata informata dell'esistenza di prove e testimonianze utili alla sua causa, o che queste erano seppellite sotto una montagna di notizie irrilevanti (vedi).

Nella stragrande maggioranza dei processi capitali l'accusato è patrocinato da un difensore d'ufficio. A seconda degli Stati e delle Contee la difesa può essere affidata a un pubblico funzionario, a un avvocato che ha vinto un appalto o a un legale indicato caso per caso dalla Corte. E' raro che la Difesa, anche in appello, sia dotata delle risorse adeguate al suo compito (Vedi Don Paradis).

Il processo è preceduto da una serie di udienze preliminari in cui si decide quali prove e testimonianze possono arrivare al dibattimento. Al contrario di quanto accade in Italia, non si processano i crimini, ma le persone. Gli imputati possono essere parecchi, ma ognuno ha diritto al "suo" processo. Questo consente una grande rapidità, sia perché non esiste la costituzione di parte civile, sia perché gli errori e le lungaggini di un caso non possono incidere sugli altri.

Questo spezzatino giudiziario consente alla Procura di giocare partite diverse. Potremmo paragonarla a un regista che assegna le parti, perché la Procura è libera di decidere le imputazioni e quindi di "ricattare" i vari corresponsabili, proponendo diversi trattamenti e patteggiamenti in cambio di testimonianze concordate (come è accaduto con Napoleon Beazley). La Procura si ritiene anche libera di presentare ad una giuria una certa spiegazioni dei fatti e a un'altra una versione completamente diversa di come si è svolto lo stesso delitto. (Il caso paradigmatico è quello di Jesse DeWayne Jacobs)

Un processo capitale ha inizio, due o tre anni dopo i fatti, con la selezione della giuria (che può durare settimane). Una volta scelti i dodici giurati e alcuni sostituti, le parti danno inizio al dibattimento con gli opening statements cui seguono l'escussione dei testi, la presentazione dei reperti e, a volte nella stessa giornata, le arringhe finali (closing statements). Poi la giuria riceve le istruzioni dal giudice e, nella speranza le abbia comprese, si ritira in camera di consiglio da cui può uscire solo con un verdetto unanime. Se, dopo molti tentativi, l'unanimità non è raggiunta il giudice annulla il processo e si deve ricominciare da capo. Se invece la giuria dichiara l'imputato colpevole di un reato capitale si passa al sentencing (A volte la giuria ha la possibilità di condannare l'imputato per un reato non capitale).

Il sentencing è un vero e proprio secondo processo in cui si dibatte se il condannato deve essere o meno ucciso. La Procura deve convincere la giuria dell'esistenza di un'aggravante capitale e, in tre Stati, della futura pericolosità del condannato (Cosa più facile di quanto non sembri, visto il gran numero di esecuzioni avvenute in Texas e Virginia).

I casi preferiti dai procuratori sono i felony murders (che producono l'80% delle condanne a morte) perché con essi non si deve dimostrare né premeditazione né niente. Basta la semplice narrazione del fatto: un omicidio commesso durante un felony (solitamente rapina, rapimento o stupro). Da parte sua la Difesa, facendo leva sui residui scrupoli dei giurati sulla colpevolezza capitale del condannato, cerca di fornire buone ragioni (attenuanti) per risparmiargli la vita.

Nel sentencing si ascoltano testimonianze sul carattere del condannato, sulla sua infanzia e, spesso, sui suoi ricoveri psichiatrici ecc. Secondo la Scotus l'attenzione della giuria dovrebbe essere rivolta unicamente al delitto e al suo esecutore, ma, con la sentenza Payne, ha contraddetto se stessa permettendo che i victims impact statements causino una grave distorsione della giustizia (vedi Payne e Frye).

Le aggravanti che trasformano un omicidio in murder sono le più varie. Il Birmingham News ci ha illustrato la situazione delle aggravanti che possono portare, in Alabama, ad una condanna a morte. I politici locali, spinti da fatti di cronaca, ne hanno aggiunte di volta in volta fino a raggiungere il surreale. Se uccidete qualcuno per la strada non siete passibili di pena capitale, ma lo diventate se gli prendete il portafogli. Se ammazzate qualcuno sparandogli da un'auto, che sia o meno in corsa, avete commesso un reato capitale noto come drive by shooting, ma se lo ammazzate dopo essere scesi dall'auto non siete più passibili di condanna a morte (sempre che la macchina non sia parcheggiata in doppia fila naturalmente). In Alabama è un delitto capitale uccidere qualcuno che è in auto o in casa sparandogli dal di fuori, ma non lo è più se gli sparate dopo essere entrati in casa o in auto, ma cosa succede se quello esce dall'auto e voi lo ammazzate standoci dentro?

Alla fine la giuria si riunisce di nuovo e, sempre all'unanimità, decide della vita del condannato. Se non c'è l'unanimità il condannato riceve l'ergastolo (spesso LWOP). Se invece la giuria è unanime nel decidere la morte, il giudice pronuncia una sentenza capitale. In Alabama e Florida la giuria fornisce una semplice raccomandazione (vedi il mio saggio sulle giurie). In tutti i casi penali la condanna da parte della giuria pone fine al procedimento giudiziario e "the show is over", ma con la condanna capitale siamo solo all'inizio di un lungo e complesso processo di appello.

La giurisprudenza post-FURMAN prevede una revisione automatica della correttezza formale e costituzionale del processo (che non consiste nel rifare il dibattimento). L'appello diretto statale è celebrato indipendentemente dalla volontà del condannato e, a seconda degli Stati può avere anche due livelli: prima alla Corte d'Appello e poi alla Corte Suprema dello Stato (o solo alla Corte Suprema) e prevede la possibilità che il caso sia accettato dalla Corte Suprema Federale. Negli appelli diretti si dibatte di quanto è stato portato al processo ed è il condannato ad avere l'onere di dimostrare che, nel processo di merito, ci sono stati errori così gravi e numerosi da annullarlo, in tutto o in parte. Le corti possono decidere che non vi sono stati errori o che questi sono stati harmless, oppure annullare tutto quanto o solo il sentencing.

Se la condanna è confermata a tutti i livelli e la Scotus non prende il caso, questo diventa "final" (le new rules come RING non gli si applicano) e il condannato può passare agli attacchi collaterali: gli appelli habeas corpus. (L'appello è spesso più formalistico che formale come dimostra il caso Ramdass). L'appello habeas corpus è una causa civile atta a verificare se l'imprigionamento di John Doe è legale e generalmente prende il nome di John Doe contro Adam Smith, dove Smith è il direttore del sistema carcerario dello stato.

Nell'appello habeas corpus statale si portano in giudizio tutti i fatti e le testimonianze che non sono state vagliate al processo di merito ed è anche possibile avere delle fact-finding hearings. Anche questo appello, come il diretto, si muove lungo il cammino che va fino alla Scotus. A questo punto, se verdetto e sentenza sono ancora in piedi, il condannato può adire alla giustizia federale, portando il suo caso in una corte distrettuale per un habeas corpus federale e poi su fino alla Scotus, passando per la corte d'appello e, in qualche raro caso, con i giudici del circuito raccolti en banc. Le corti federali sono autorizzate a prendere in considerazione solo le istanze che sono già passate nelle corti statali e che non sono procedural defaulted. In caso contrario è pressoché impossibile portarle in giudizio anche se sono di importanza vitale (Il caso famoso è quello del possibile innocente Lionel Herrera).

Una volta esauriti tutti i rimedi giudiziari, il condannato può chiedere la grazia al Governatore (o al Presidente in un caso federale). Questo decide dopo il parere del Board of Pardons and Parole (organismo di nomina politica). Il Board solitamente tiene una udienza pubblica in cui vengono chiamati a testimoniare i parenti del condannato e della vittima. In certi Stati il suo parere è vincolante e il Governatore può solo aggirarlo concedendo un reprieve, che, in certi casi, è ripetuto più volte (come sta accadendo con Spirko in Ohio). Di norma però viene fissata una data per l'esecuzione che concede al Warden 24 ore di tempo in cui uccidere il condannato (per questo le esecuzioni si tengono alle 00.01).

Se non ci sono imprevisti e nessun giudice si mette in mezzo, il condannato viene ucciso con il metodo previsto nello Stato (solitamente l'iniezione letale). Il medico legale stila poi un certificato di morte in cui la causa del decesso è spesso indicata come "Homicide".

* membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio

Speciale giustizia USA

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org