17 settembre 2007

 
     

USA : legge e disordine in Texas
di Claudio Giusti*

Quando, nel 1988, Nancy De Priest fu stuprata e uccisa, la polizia di Austin (Texas) non volle perdere tempo in indagini e minacciò Christopher Ochoa (22 anni) di fargli avere la pena di morte se non avesse confessato di essere l'autore del delitto.

Il ventiduenne Ochoa si proclamava innocente, ma non aveva i soldi per pagarsi l'avvocato, così, sapendo che gli avrebbero dato un avvocato d'ufficio accuratamente scelto fra i più incompetenti, preferì confessare e prendersi l'ergastolo piuttosto che finire sulla sedia elettrica.

Avendo Ochoa patteggiato non ci fu alcun dibattimento in aula che provasse la veridicità delle accuse, mentre uno straccio di processo venne organizzato per il presunto complice Richard Dazinger (18 anni). Anche lui si diceva innocente, ma la sola testimonianza di Ochoa fu più che sufficiente a mandare pure lui all'ergastolo.

Questa sarebbe una delle solite storie di normale mala giustizia americana se non fosse che, a dieci anni dal fatto, Achim Josef Marino, condannato all'ergastolo per altri reati e che era venuto a conoscenza della condanna di Ochoa e Dazinger, non avesse cominciato ad autoaccusarsi dell'assassinio della DePriest.

Marino fornì ampie prove del suo crimine e scrisse a tutte le autorità del Texas, compreso il Governatore Giorgino Bush Jr, cui indirizzò una lettera, scritta a mano, che iniziava con le parole: "oggetto: confessione d'omicidio", ma per due anni nessuno si preoccupò di riaprire il caso.

Fu solo dopo l'intervento degli avvocati del "Progetto Innocenti" della Cardozo Law School, che si cominciò a pensare di fare il test del DNA per vedere chi ha veramente stuprato e ucciso la povera Nancy. Così la verità venne a galla, dopo 12 anni di sofferenze, e Ochoa uscì di prigione, mentre Dazinger, che in prigione era diventato matto a causa di un pestaggio, passava da un manicomio all'altro.

* membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio

Speciale giustizia USA

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