01 marzo 2007

 
     

Abu Omar : campagna in Italia e USA contro i PM di Milano
di Rita Guma*

Comincia a montare una campagna delegittimante - ed a tratti diffamatoria - contro i magistrati milanesi che indagano sul rapimento di Abu Omar a Milano e che per tale fatto hanno chiesto l'estradizione di 26 Americani, agenti della CIA. Negli Stati Uniti parte della stampa sta facendo montare l'indignazione: il Wall Street Journal, per esempio, per due giorni consecutivi ha pubblicato editoriali di fuoco contro l'Italia, accusando tra l'altro il PM Armando Spataro di essere in malafede e di essersi comportato da "mascalzone". In ambienti vicini alla maggioranza di governo USA addirittura si parla di processare i magistrati di Milano e i loro 'complici' (ad es il governo italiano, ove chiedesse l'estradizione).

Il primo tentativo di delegittimazione era giunto all'indomani della prima richiesta dei PM di Milano. L'allora ministro Castelli aveva accusato di antiamericanismo il PM Spataro, che sarebbe, a suo dire, ideologizzato. Anche in seguito certa stampa ha continuato a martellare contro il magistrato con l'accusa che difendeva un terrorista per giunta straniero attaccando invece i bravi agenti che ci difendono dal terrorismo. Quella cattiva stampa dimenticava (ed ha fatto dimenticare ai suoi lettori), che i magistrati capitanati da Spataro presentarono appello contro l'assoluzione del terrorista Daki (peraltro vincendolo). Non sono quindi amici dei terroristi, ma difensori della legalita', chiunque sia la vittima o il canefice.

Quando Castelli lancio' le sue accuse, piu' o meno velatamente si sosteneva che la ricostruzione del rapimento fosse fondata su un falso presupposto, visto che gli USA avevano negato (o nicchiato) sulle extraordinary renditions. Peccato che dopo un po' altri magistrati (sicuramente matti, visionari o antiamericani) in Germania e Spagna cominciassero ad indagare (adesso indaga anche la Svizzera). E soprattutto peccato che lo stesso George W. Bush abbia ammesso poi l'esistenza delle prigioni segrete della CIA.

Ovviamente la campagna diffamatoria deve superare anche il fatto che prima la commissione temporanea d'indagine UE e poi il parlamento europeo, entrambi a maggioranza, hanno approvato la relazione di Claudio Fava sulle extraordinary renditions della CIA in Europa. Ma ci pensa Jas Gavronsky ad illuminarci sulla inaffidabilita' della Commissione d'indagine europea e quindi dell'inchiesta di Spataro. Il parlamentare di Forza Italia sostiene che la Commissione di cui fa parte era arrogante e prevenuta.

Siamo fortunati che ci sia Gavronsky a bilanciare l'inadeguatezza di tutti gli altri, membri del PPE compresi, che hanno votato a favore della relazione di Fava. Eh, si', perche' quella relazione non l'hanno approvata solo persone di sinistra, ma un ampio ventaglio di europarlamentari, sia in Commissione (25 voti a favore, 14 contro e 7 astensioni) che in Assemblea plenaria (382 voti favorevoli, 256 contrari e 74 astensioni). Teniamo conto che sinistra e destra in parlamento UE sono 'testa a testa' e notiamo non solo il divario fra i si' e i no, ma anche che la somma di astenuti e contrari non arriva a quella dei favorevoli, per chiederci se non sia forse arrogante e prevenuto chi accusa tutti gli altri.

Secondo Gavronsky poi, negli altri Stati 'non esiste' che la Magistratura abbia il potere di fare tutto quello che vuole, anche nei confronti dell’intelligence, dato che i servizi si chiamano appunto 'segreti'. E' forse anche l'idea del governo Prodi. Ma abbiamo gia' fatto un'analisi - sotto il profilo giuridico della procedibilita' - in occasione della dichiarazione di Romano Prodi sul segreto di Stato nel caso Abu Omar, concludendo che i giudici hanno il sostegno di norme e pronunce della Consulta per procedere nelle indagini e nel processo. Ma all'opposto di Gavronsky - a parte la Spagna, il cui governo con il sostegno del parlamento ha tolto il segreto di Stato su quanto attiene alle indagini sui voli CIA - la pensa l'esponente di FI ed ex ministro del governo Berlusconi, oggi vice presidente UE e commissario alla giustizia, liberta' e sicurezza, Franco Frattini.

Intervenendo prima del voto europarlamentare a nome della Commissione Europea, Frattini ha affermato che e' importante che ci sia una ricerca della verita' ed un accertamento dei fatti - cosa che, ha detto, spetta alla magistratura - anche se la relazione del comitato provvisorio ha fornito "una raccolta di informazioni". Secondo il commissario, il tema della sicurezza e' centrale nel dibattito, ma la legalita' e' un requisito preliminare per la sicurezza, e la sicurezza non puo' essere fornita a tutti i costi. Anche il rappresentante della presidenza tedesca del Consiglio, Günther Gloser, ha sottolineato l'importanza del lavoro dei tribunali nazionali che sono all'opera sul caso CIA in diversi Paesi UE, ed ha ribadito che il Consiglio dei ministri UE non potrebbe accettare alcun compromesso riguardo ai diritti dell'uomo, come ha dimostrato nel caso di Guantanamo... Ne' Frattini ne' Gloser sono antiamericani, anzi tutt'altro.

A maggio gli Stati Uniti hanno negato che la commissione del Parlamento europeo che indaga sui voli Cia nei Paesi europei abbia giurisdizione in merito. Due giorni fa, inoltre, John Bellinger, consulente legale del Dipartimento di Stato USA, in visita a Bruxelles, ha definito il rapporto votato dalla Commissione UE "squilibrato, inaccurato e non equo". "Restiamo sempre in attesa di sapere - commenta Claudio Fava - come il Dipartimento di Stato intende definire le ventuno 'renditions' illegali della CIA che la nostra relazione ha ricostruito: clamorosi abusi giudiziari, risolti spesso - dopo anni di detenzione - con la liberazione dei presunti terroristi. Non vorremmo che per Bellinger fossero queste le operazioni 'eque, equilibrate ed accurate'".

Per parte nostra dobbiamo immaginare che, se il parlamento europeo non ha giurisdizione su fatti avvenuti in territorio europeo, su cittadini europei o ospiti di Paesi europei, cosi' come evidentemente - secondo gli USA - non ne avra' il Consiglio d'Europa che ha indagato giungendo agli stessi risultati (ma i primi 'imputati' delle due inchieste erano i governi europei) - nemmeno il Canada avesse giurisdizione sul caso di Maher Arar, il cittadino siriano-canadese innocente arrestato in USA a seguito di una errata accusa della polizia canadese, trasportato in Siria e torturato. Una commissione governativa canadese, presieduta da un alto magistrato, ha liberato Arar da ogni accusa di legami con il terrorismo ed ha censurato la stessa polizia canadese. Ottawa ha riabilitato Arar, gli ha chiesto scusa e parla di un'indennizzo. Anche in Canada (con governo conservatore) hanno fatto un'inchiesta squilibrata, inaccurata e non equa? Anche in Canada erano arroganti e prevenuti, al punto da autoaccusarsi di negligenza ed errori?

Ma adesso i critici Americani attaccano proprio i promotori dell'azione giudiziaria. Intanto, il consigliere legale del Dipartimento di Stato, John Bellinger, ha confermato che gli Usa non concederanno l'estradizione degli agenti. Inoltre, come rende noto il Washington Post, al Congresso e' giunta da parte di due avvocati, in passato collaboratori di Reagan e Bush padre, la proposta di approvare una legge che permetta di incriminare i procuratori che in Europa prendono di mira funzionari americani. E, se il ministero della Giustizia italiano firmasse le estradizioni, si renderebbe "complice".

Fino ad ora infatti il nostro governo non ha dato corso alla richiesta ne' in questa ne' nella passata legislatura, ma e' poco, secondo i due avvocati: rigettare una richiesta e' solo una posizione passiva. Secondo i due legali, la pratica delle extraordinary renditions e' accettata da tempo e comunque anche se fosse considerata un crimine, gli agenti della CIA non sono perseguibili per il diritto internazionale, dato che da secoli si riconosce l'immunita'  ai funzionari stranieri che agiscono con il riconoscimento del governo del Paese che li ospita. Infatti, dice The Wall Street Journal del 26 febbraio 2007, "Nessuno tuttavia sostiene seriamente che gli agenti della CIA si trovavano in Italia senza l'esplicita conoscenza e partecipazione da parte dei servizi di sicurezza italiani".

Ma qualcuno lo aveva detto e ripetuto. Un Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri del luglio 2005 (Silvio Berlusconi) negava "nel modo piu' assoluto e categorico che ne' il governo ne' il consigliere diplomatico ne' il direttore del Sismi ne' gli apparati di informazione e sicurezza abbiano mai ricevuto alcun tipo di notizia da parte di autorita'  Usa in ordine all'episodio del cittadino egiziano Abu Omar, rapito a Milano il 17 febbraio 2003 (...) nessun contatto, nessuna conversazione, nessuna condivisione di informazione v'e' stata relativamente all'episodio di Milano, per il quale nessuna autorizzazione e' mai stata richiesta o concessa ne' mai se ne e' fatto cenno nei rapporti tra la Presidenza italiana e quella Americana, cosi' come tra i Servizi dei due Paesi, prima delle iniziative diplomatiche preannunziate in Parlamento e poi rese note dai media".

Quindi, o Berlusconi ha mentito, o ha mentito l'amministrazione USA.

Il problema di fondo di questa vicenda e' la contrapposizione fra chi difende i diritti umani degli innocenti cittadini ed anche dei sospetti terroristi - anch'essi innocenti fino a prova contraria - e chi difende un gruppo autoinvestitosi difensore dei valori moderni ma che vuole arrogarsi il diritto di infrangerli a piacimento invocando le regole d'ingaggio o le immunita' o cambiando le leggi come sta facendo l'amministrazione USA (da non identificare con l'intera America).

Fra i primi possiamo annoverare, oltre all'europarlamento e al Consiglio d'Europa, la Corte Suprema canadese, che in una recente pronuncia ha stabilito che la detenzione degli stranieri - ancorche' sospettati di terrorismo - senza accuse ne' processi, come pure il loro rimpatrio in Paesi a rischio tortura, e' illegale perche' viola la Costituzione e i diritti fondamentali. E possiamo ricordare anche l'insegnamento dell'ex presidente della Corte Suprema israeliana, Aaron Baraq, ex vittima dell'Olocausto, il quale sottolineava il primato del diritto e dei diritti di tutte le persone anche nelle questioni attinenti la sicurezza.

Fra i secondi possiamo annoverare l'amministrazione USA (non gli Stati Uniti, perche' vi sono molti autorevoli dissensi), dato che Bush ha ammesso esplicitamente che persone - non provatamente colpevoli ma solo sospette - sono state prelevate senza accuse e con prove segrete (che quindi potremmo supporre anche inesistenti o inventate) e tenute senza processo in carceri segrete. Ha ammesso - nel fare una legge ad hoc - che si possono maltrattare questi ed altri detenuti per un presunto interesse nazionale (che non possiamo verificare perche' le carceri sono segrete, le prove segrete, gli interrogatori segreti, i processi tali che nemmeno i difensori conoscono le prove). E con le stesse leggi ha ammesso di voler preservare dalle giuste sanzioni i violatori dei diritti, purche' siano funzionari americani che agiscono in nome sempre di questa presunta e segretissima sicurezza.

Insomma, le violazioni ci sono, quindi la Commissione UE, il parlamento UE e i giudici di Milano non sono prevenuti e arroganti, ma non fanno che confermare le dichiarazioni di Bush. Solo che a loro giudizio tutto cio' non e' giusto, viola le carte fondamentali, viola i diritti fondamentali, mette a rischio tutti coloro che dovessero trovarsi nel mirino del primo dittatore che disponga - senza controllo e senza sanzioni - di questi infiniti mezzi e poteri sugli altri uomini. Tutti gli uomini, anche quelli che vivono in un altro Paese, ad esempio il nostro.

*si ringrazia Giulia Alliani.

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