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07 aprile 2010
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Intercettazioni : ma destra e sinistra smentirono Alfano
documento del Senato

Pubblichiamo il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva della Commissione giustizia del Senato sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche del 2006 (Doc. XVII, n.2), documento che fu approvato all'unanimita' (quindi da destra e sinistra) e che contiene alcune informazioni e affermazioni che contraddicono platealmente quanto dichiarato oggi a supporto della legge sulle intercettazioni proposta dal ministro Angelino Alfano in merito agli abusi sulle intercettazioni ed ai costi delle stesse. In grassetto i passaggi piu' interessanti.

L’indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche e` stata deliberata dalla Commissione Giustizia del Senato della Repubblica nella seduta del 4 luglio 2006 ed e` stata successivamente autorizzata dal Presidente del Senato, con lo scopo di effettuare una solerte ma approfondita analisi e di acquisire elementi conoscitivi sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche stesse. Cio` al fine precipuo di affrontare delicate e non sempre trasparenti problematiche e polemiche che, nei mesi precedenti, avevano costituito oggetto di un vivace dibattito a tutti i livelli, sia nell’opinione pubblica che a livello politico, tanto da determinare, con l’inizio della nuova quindicesima legislatura, non solo una diffusa richiesta di interventi di carattere normativo, ma anche la presentazione di proposte di inchiesta parlamentare sulle intercettazioni telefoniche, quale, in Senato, l’atto XXII n. 9.

Lo svolgimento dei lavori La Commissione inizialmente individuava i seguenti principali temi per l’indagine conoscitiva:

le procedure e le modalita` con cui venivano e vengono disposte ed eseguite le intercettazioni (non solo telefoniche) a fini di giustizia;
la congruita` o l’eccesso delle fattispecie di reato per cui esse vengono autorizzate;
i rischi per la riservatezza e la tutela della privacy;
le fughe di notizie;
le violazioni eventualmente imputabili ai pubblici ufficiali o agli avvocati;
i comportamenti e le responsabilita` degli operatori telefonici e la collaborazione in out sourcing delle societa` private;
il ruolo, i diritti e le responsabilita` dei mass-media;
i costi delle variegate tipologie di intercettazione;
la comparazione con esperienze straniere;
l’influenza delle disfunzioni, delle carenze e delle inefficienze del sistema legale delle intercettazioni su quello lato sensu abusivo.

Sulla base del programma concordato d’intesa tra i rappresentanti dei gruppi parlamentari, la Commissione ha quindi proceduto ad una serie di audizioni (e di acquisizioni documentali), seguendo per quanto possibile una logica di concentrazione per temi. Nel corso delle audizioni dei rappresentanti delle societa` di gestione di telefonia, emergeva in particolare la necessita` di approfondimento di alcune tematiche, relative sia alla creazione e alla gestione di adeguati sistemi di sicurezza, sia al numero (asseritamene in aumento con l’andare del tempo) delle richieste della magistratura e al costo economico delle medesime, sia al flusso degli investimenti finanziari determinati da esigenze di sicurezza e tutela da una parte della privacy e dall’altra della segretezza delle indagini. A tale scopo, durante le audizioni, erano state formulate da diversi membri della Commissione richieste specifiche, alle quali pero` veniva data inizialmente una risposta (peraltro incompleta) soltanto dai rappresentanti della societa` WIND. Soltanto a seguito di ripetuti solleciti e in particolare a seguito del deposito (ampiamente commentato anche a livello di stampa) della bozza della relazione finale dell’indagine della Commissione contenente osservazioni critiche nei confronti del comportamento omissivo e non collaborativo delle altre societa` di telefonia, pervenivano alla segreteria della Commissione copie di appunti e note redatti dai rappresentanti di dette ultime societa`, in risposta ai quesiti posti in occasione delle varie sedute.

La prima audizione in ordine di tempo disposta dalla Commissione, quella del Garante per la protezione dei dati personali, professor Francesco Pizzetti, ha avuto luogo nella seduta di giovedì 13 luglio 2006.

Successivamente, nel corso della seduta antimeridiana del 18 luglio 2006, la Commissione procedeva alla audizione di alcuni dirigenti del ministero della giustizia: la dottoressa Augusta Iannini, capo dipartimento affari giustizia, il dottor Alfonso Papa, direttore generale della giustizia civile, il dottor Claudio Castelli, capo del dipartimento organizzazione giudiziaria – personale di servizio e il consigliere Fausto De Santis, direttore generale.

In particolare, la dottoressa Iannini, confermando i dati comunicati in precedenza sempre alla Commissione dal ministro Mastella, forniva documentazione e dati piu` precisi sui costi delle intercettazioni, dei tabulati e per il noleggio degli apparati, costi individuati a seguito dei monitoraggi delle relative spese effettuati a partire dal secondo semestre del 2003. Da tali dati si rilevava, fin dall’inizio dell’attivita` di monitoraggio, una elevatissima spesa per il noleggio degli apparati, che appariva determinata in particolare dal regime di monopolio, da parte di una societa` denominata URMET, dei cosiddetti apparati di trasmissione denominati «distributore fonia e dati». All’epoca, il costo per il noleggio era di 50.000 lire al giorno per ogni linea telefonica intercettata. Il gruppo interdipartimentale costituito successivamente al 2003 presso il gabinetto del ministro Castelli riusciva a realizzare un abbattimento del costo di noleggio, tramite l’adozione di procedure che consentivano l’utilizzazione di diversi operatori in regime di concorrenza. Tale riduzione di costi unitari peraltro non permetteva di realizzare risparmi complessivi a causa dell’incremento delle richieste di intercettazioni telefoniche avvenute negli ultimi anni. Anche per quanto riguarda i compensi riconosciuti alle societa` telefoniche, la dottoressa Iannini rilevava che, prima del 2001, le procure pagavano un prezzo commerciale scontato di una certa percentuale, in una maniera per così dire avventurosa.

Soltanto nel 2001 veniva elaborato un listino, con criteri certi, sulla base del quale gli operatori cominciavano ad essere liquidati a seconda delle prestazioni effettuate, e cio` allo scopo di contenere le tariffe. Peraltro, anche per la tendenza a richiedere una applicazione retroattiva del listino stesso, si e` creato un grave e notevole contenzioso, ancora in corso, con gli operatori; contenzioso per il quale il ministero auspica di giungere al piu` presto ad una transazione. Rispondendo infine ad alcune domande formulate dai membri della Commissione, la dottoressa Iannini osservava che, sulla base di «una specie di studio» comparato effettuato nel 2003 con Francia, Spagna e Inghilterra, l’Italia risulterebbe essere rispetto a questi Paesi quello con gli oneri di gran lunga maggiori per quanto riguarda i costi delle intercettazioni giudiziarie, anche se dalla documentazione consegnata dalla stessa dottoressa emergeva la diversita` notevole dei vari sistemi investigativi di intercettazione, affidati all’estero, piu` che alla magistratura, ad organi amministrativi, di polizia o dei servizi di sicurezza. Con la evidente e pratica conseguenza che i costi (e il numero) delle intercettazioni effettuate in Italia non sono assolutamente comparabili con quelli esteri, soprattutto a causa del comprensibile riserbo delle autorita` estere per le intercettazioni svolte dai propri apparati di polizia o di sicurezza.

Il dottor Alfonso Papa, da parte sua, forniva un contributo sugli aspetti tecnici della problematica delle intercettazioni telefoniche, in particolare descrivendo una innovativa modalita`, quella definita come «delocalizzazione », che utilizza un vero e proprio sistema telematico a fibre ottiche e che consente la registrazione delle intercettazioni in una sede diversa rispetto a quella dove esse vengono materialmente effettuate: sistema telematico in rete, che si presta a rischi piu` o meno gravi di intrusione e di duplicazione, anche relativamente alla ultima fase, quella della trasformazione dei dati telematici acquisiti in forma fonetica e cartacea, fase per la quale non vi e` –per il dottor Papa- certezza di controllo assoluto.

Sempre nel corso della seduta antimeridiana del 18 luglio 2006, si procedeva alla audizione del dottor Claudio Castelli, capo del dipartimento organizzazione giudiziaria personale di servizio. Pur ricoprendo tale incarico da pochi giorni, il dottor Castelli, in risposta ad una specifica richiesta del presidente della Commissione in ordine ai problemi di riservatezza paventati dal Garante professor Pizzetti, riferiva che il problema della sicurezza non veniva gestito a livello centrale, ma a livello locale, procura della Repubblica per procura della Repubblica. Segnalava inoltre l’esistenza di studi e progetti in corso, volti ad una centralizzazione dei punti e delle sale di ascolto, da concentrare tendenzialmente al livello distrettuale, proprio per garantire da una parte il contenimento dei costi e dall’altra una maggiore sicurezza e trasparenza (anche attraverso una piu` semplice identificazione delle persone aventi «accesso» alle intercettazioni).

Nella seduta del 19 luglio 2006, la Commissione procedeva alla audizione dei rappresentanti della Federazione nazionale della stampa, della Federazione italiana editori giornali e dell’Ordine nazionale dei giornalisti.

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