NEW del 18 marzo 2006

 
     

Castelli Marvulli : ma il presidente della Cassazione lo aveva detto
di Rita Guma

E' polemica sulle critiche del presidente della Corte di Cassazione Nicola Marvulli alla riforma dell'Ordinamento giudiziario. "La Cassazione vive un momento terribile e anche chi e' posto alla direzione di questo ufficio vive momenti terribili" ha dichiarato il presidente della Corte di Cassazione durante un conegno della magistratura a Firenze.

In particolare Marvulli ha puntato il dito sugli effetti della legge sulla inappellabilita' delle sentenze di proscioglimento. Per Marvulli, il nuovo ordinamento "sconvolge le regole: queste sono riforme che servono per distruggere" ed invita "chiunque sia al comando' nella prossima legislatura" ad affidare le riforme "a commissioni tecniche".

Si mostra meravigliato il ministro della Giustizia Roberto Castelli, che secondo le agenzie ironizza che Marvulli debba avere un sosia, "altrimenti non si capisce perche' oggi critica la riforma dell'ordinamento giudiziario quando, invece, piu' di una volta e' venuto nel mio ufficio per sollecitarne l'approvazione". Ma giunge la controreplica: "per me parlano i documenti".

Basterebbe ricordare che il presidente della Cassazione aveva definito "un obbrobrio" la legge ex Cirielli e critiche strasparivano anche dallo scambio di documentazione con il Guardasigilli sui dati relativi agli effetti che la legge avrebbe avuto sui processi pendenti. Ma vi sono varie altre dimostrazioni della critica dei magistrati di Cassazione e dello stesso Marvulli ad uno o piu' punti delle riforme.

In occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, il 26 gennaio 2006, il primo presidente della Cassazione aveva parlato di "un contesto ancora più allarmante: scelte legislative che esasperano la vocazione garantistica, riforma dell'ordinamento che limita l'indipendenza delle toghe". Inoltre aveva parlato della ex Cirielli come di una "amnistia mascherata" e condannato "alcune scelte di politica legislativa che si sono rincorse nella ricerca di un'esasperata tutela garantistica che spesse volte è servita a pregiudicare la sollecita definizione dei processi".

All'indomani dell'approvazione della riforma alla Camera, Nicola Marvulli aveva detto chiaramente all'AGI "Non condivido il sistema dei concorsi... crea una gerarchia fra i magistrati che e'incompatibile con l'esercizio della funzione giudiziaria" ed aggiungeva che "e' una riforma che puo' presentare aspetti di incostituzionalita', e finisce "per sottrarre al Consiglio superiore della magistratura alcuni compiti, e tra questi, soprattutto la valutazione dei magistrati", facendo leva sul fatto "che queste valutazioni hanno talora prestato il fianco a fondate critiche".

Secondo Marvulli "nel testo ci sono anche provvedimenti e idee giuste", come "l'istituzione di una scuola, la necessita' di una piu' seria selezione dei magistrati ed una piu' effettiva valutazione della loro professionalita", provvedimenti che a suo giudizio avrebbero potuto trovare una soluzione appropriata da parte della stessa magistratura. E Marvulli ha agito di conseguenza, apportano modifiche sostanziali all'organizzazione del palazzaccio, con l'effetto di accelerare i tempi.

Il 13 dicembre scorso si era poi tenuto presso l'aula magna della Corte di Cassazione un convegno dal titolo "Il ruolo della Corte di Cassazione nelle recenti riforme: un nuovo vertice della magistratura?", in cui veniva evidenziata - nel contesto di quello che veniva definito "carosello riformatore" dell'attuale legislatura - "la scarsissima attenzione verso i temi organizzativi, dai quali dipende la possibilità che la giustizia diventi un servizio pubblico serio".

Inoltre si sottolineava che "l'altra grande assente in questo impegno riformatore è l'idea stessa di sistema. L'impressione è che si siano affrontati e modificati singoli segmenti di un insieme complicato ed interattivo al di fuori di ogni progetto, così che queste riforme rischiano di dare vita ad un labirinto di leggi contrastanti, che possono diventare perfino dannose".

Riguardo alla Cassazione, i relatori affermavano che "c'è da chiedersi, in particolare, se l'applicazione delle innovazioni legislative approvate ed in itinere avrà effetti positivi o meno sui tre grandi problemi della Cassazione e, più in generale, della nostra giustizia: i tempi, la certezza e la professionalità. Una giustizia efficiente, affidabile e in sintonia con i veri problemi di oggi è un fondamentale diritto della collettività... nella cornice della Costituzione".

A luglio 2004 era invece la giunta dell'ANM, sezione Cassazione, (da ricordare che l'ANM rappresenta la quasi totalita' dei magistrati italiani e che i membri della Corte di Cassazione hanno risposto positivamente ai vari inviti all'astensione lanciati dall'associazione delle Toghe per protestare contro le riforme) a presentare critiche in una lettera al ministro. Secondo le Toghe, "Non basta ripetere slogan pubblicitari privi di contenuti concreti: la verità è che il Suo disegno di legge non contiene neppure una norma che sia funzionale a rendere i processi più rapidi, meno astrusi e più razionali".

Anche qui critiche all' "assurdo sistema di permanenti competizioni concorsuali previsto dal disegno di legge del governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario" ma in particolare si evidenziava "una specialissima norma che il governo ha dedicato una tantum ai magistrati che, oggi, sono addetti a posizioni di diretta collaborazione con il Ministro della giustizia o ad incarichi di comando in quel ministero. E' infatti previsto che essi, quando rientreranno in ruolo, dovranno essere preferiti a tutti gli altri per i posti" di vertice presso i tribunali o come membri delle massime Corti nazionali. "Come appare evidente - era la chiosa - si tratta di disposizioni ad personam".

Altra accusa della Cassazione, basandosi sulle risultanze dei procedimenti di questi ultimi anni, al fatto che le leggi sulla riduzione delle pene in diversi recenti provvedimenti (falso in bilancio, ndr) vanificano del tutto il suo intervento quando i casi giungono a quel grado di giudizio, perche' devono essere dichiarati prescritti.

Speciale giustizia

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