NEW del 31 dicembre 2005

 
     

Abu Omar e agenti CIA in Italia : la stampa USA ne parla ancora
di Giulia Alliani

La novita' e' che non ci sono novita'. I giornali di casa nostra non insistono su una notizia gia' pubblicata a suo tempo, ma un giornale americano, il Los Angeles Times, ieri ha deciso che il silenzio, quando dura troppo a lungo, diventa una notizia. E' quindi comparso un articolo che torna sull'argomento delle richieste di estradizione agli Stati Uniti per 22 presunti agenti Cia, richieste mai giunte negli Usa, perche' giacciono ormai da un po' troppo tempo al ministero dela Giustizia italiano.

Eppure, scrive Tracy Wilkinson, "i pm della procura di Milano ritengono che le tracce cartacee ed elettroniche lasciate dagli agenti CIA coinvolti nel rapimento dell'imam Abu Omar costituiscano una ragguardevole miniera di fonti di prova, soprattutto considerando che l'operazione doveva essere clandestina". I pm hanno chiesto al governo di inoltrare negli Stati Uniti una richiesta di estradizione per 22 persone. "Ed e' a questo punto - nota il quotidiano americano - che il caso ha subito una battuta d'arresto".

"Il governo filoamericano del presidente Silvio Berlusconi si rifiuta di inoltrare le richieste di estradizione, e ha voluto invece un supplemento di documentazione, richiesta assolutamente fuori dal comune, che i pm considerano una tattica dilatoria. Berlusconi ha ripetutamente negato che il suo governo fosse a conoscenza del sequestro, o ne avesse autorizzata l'esecuzione, anche se a Washington ex agenti CIA avevano dichiarato che l'operazione era stata eseguita con la collaborazione del governo italiano.

Berlusconi non ha dato peso alla contraddizione. La settimana scorsa ha giustificato l'operazione, dicendo che non ci si puo' aspettare che i governi combattano il terrorismo con il codice in mano". "Berlusconi era complice" ha detto Giusto Catania, un europarlamentare italiano di sinistra, componente della commissione per le lberta' civili, che sostiene la necessita' di un'ampia indagine in tutta Europa sulle presunte attivita' della CIA. Catania avrebbe anche detto che "procedere nell'inchiesta non sarebbe nell'interesse del presidente del Consiglio, poiche' e' chiaro il suo ruolo nell'aver permesso la rendition".

Secondo un assistente del presidente del Consiglio, che vuol mantenere l'anonimato perche' non autorizzato a discutere la faccenda pubblicamente, "Berlusconi pensa di poter mettere a tacere le critiche interne". "I pm hanno fatto quello che dovevano e hanno raccolto tutte le fonti di prova" ha proseguito l'ignoto informatore "adesso, tuttavia, il caso non e' piu' un caso giudiziario, ma un caso politico. Un caso che non andra' da nessuna parte".

"Secondo i pm - a detta del LAT - l'operazione della CIA e' stata un brutto episodio di violazione della sovranita' nazionale. Dello stesso avviso sono i rappresentanti politici della sinistra. A parere dei pm, il sequestro, invece di aiutare la lotta contro il terrorismo, scopo dichiaratamente perseguito dall'amministrazone Bush, ne costitui' un impedimento". Il sequestro di Abu Omar non sarebbe stato solo un reato contro lo stato italiano, ma avrebbe anche portato danno alla lotta contro il terrorismo.

Se il sequestro non si fosse verificato, i pm italiani avrebbero potuto continuare nelle loro indagini e trovare nuove fonti di prova contro altri personaggi. E l'imam a quest'ora avrebbe potuto essere sotto processo. I pm italiani hanno cercato di ampliare le possibilta' di perseguire i presunti rapitori ma, oltre agli ostacoli gia' incontrati, ne hanno uno in piu': devono misurarsi con un generale sentimento di rassegnazione che serpeggia fra gli italiani.

L'offesa subita a causa del sequestro quasi svanisce nella sensazione, diffusa fra molti italiani, che gli americani faranno quello che vogliono sul territorio nazionale, senza che ci si possa mettere rimedio. "In un certo senso, gli italiani sanno che l'acquiescenza dell'Italia viene considerata scontata" avrebbe detto Giuseppe Cucchi, un generale dell'esercito ora in pensione, che ha avuto familiarita' con operazioni di intelligence, e che per molti anni ha rappresentato l'Italia alla Nato.

E, per spiegarsi meglio, il generale Cucchi ha fatto due esempi, ricordando ai giornalisti americani il caso Calipari e il caso del Cermis.

Speciale terrorismo

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