10 aprile 2008

 
     

Pena di morte USA : ma quanti sono i condannati innocenti ?
di Rico Guillermo*

Il sostegno alla pena capitale negli Stati Uniti e' al suo minimo storico, secondo gli esperti. Uno dei motivi principali e' la recente esplosione di casi di condannati a morte scoperti innocenti, numero che il Centro per l'Informazione sulla pena di morte calcola in 127 dal 1973.

In risposta, alcuni fautori della pena capitale hanno preso a sostenere che molte delle persone liberate dal braccio della morte non sono in realta' innocenti. Ad esempio in un articolo del 25 marzo sul New York Times, Adam Liptak cita il procuratore dell'Oregon Joshua Marchese secondo cui il numero di "autentico" di persone scagionate dal braccio della morte dal 1973 non e' di 127, ma "pił vicino a 30".

Il procuratore chiama il richiamo a numeri piu' elevati "il mito dell'innocenza". Il problema e' che alcuni Americani sarebbero d'accordo con Marchese a restringere il significato di "essere innocente".

Nel 2005, in una udienza al Congresso, Marchese ha presentato un documento che negava che due coimputati fossero stati rilasciati dal braccio della morte della Louisiana perche' innocenti ma perche' non vi erano sufficienti prove dicolpevolezza. In realta' i due erano stati rilasciati dopo che l'Ufficio del Procuratore generale della Luoisiana aveva informato il giudice che vi era "una totale mancanza di prove credibili" che li collegassero al crimine.

E addirittura la formula USA cui ci hanno abituato le serie televisive prevederebbe un verdetto di colpevolezza solo in caso non vi fosse un 'ragionevole dubbio' sull'eventuale innocenza, cioe' se - anche con alcuni indizi o prove che colleghino l'imputato al delitto - vi fossero dubbi sulla sua innocenza.

Di parere opposto a Marchesi, invece, il giudice della Corte distrettuale Jed Rakoff, che durante un seminario organizzato dall'avvocatura di New York a febbraio 2004 ed in successivi pareri, concluse che fra il 60 e l'80 per cento dei 58 detenuti liberati dal braccio della morte dal 1991 al 2002 erano di fatto innocenti anche volendo guardare i loro casi con un approccio "conservatore".

Di fatto quindi anche il giudice Rakoff si avvicina al numero indicato dal Centro per l'Informazione sulla pena di morte e si distanzia invece da quello di Marchese. E va considerato che il magistrato non ha preso in esame i casi antecedenti al 1991 e quelli siccessivi al 2002, periodo, quest'ultimo, che ha visto l'affermarsi della prova del DNA per ribaltare le sentenze di pena capitale.

Certo il rischio di condannare un innocente e' un fattore troppo grande per essere sottovalutato nel dibattito sulla pena capitale, ma pare che alcuni - pur di mantenere il punto - non abbiano remore a giocare con la vita di un uomo.

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale diritti

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