NEW del 05 ottobre 2005

 
     

Sacrifici umani : tenuti in vita per farli morire
di Claudio Giusti*

SACRIFICI UMANI
Chi è destinato al sacrificio deve arrivare vivo all'altare. Non può morire prima. Gli dei ne sarebbero adirati. Allo stesso modo chi è stato condannato al patibolo non deve "morire": deve essere "ucciso", o meglio "sacrificato".

Se un condannato a morte si uccide o muore di malattia i giornali del posto si riempiono di articoli sdegnati in cui ci si rammarica del fatto che costui abbia "beffato il boia". Non si viene quindi condannati a morte, ma al sacrificio.

La società dev'essere rassicurata dall'uccisione rituale del reo. I cantori della pena capitale devono avere la possibilità di disquisire sul "pagare il prezzo della colpa", sulla retribuzione, ecc.

RITUALIZZAZIONE
In gran parte è un fatto puramente tecnico, ma la ritualizzazione è una parte importante della pena capitale. Anche se non sono più pubbliche, le uccisioni statali svolgono un ruolo importante nella elevazione morale del popolo e, anche se sono pochi a vederle, mantengono la ritualità e la pompa di un tempo.

Come dicevo la ritualità è in gran parte un mero accidente tecnico: si rifanno esattamente i gesti previsti per evitare che accadano incresciosi incidenti, ma il risultato è che si celebra il rito del sacrificio umano.

James Hubbard Alabama - Esecuzione 5 agosto 2004
74 anni, di cui 24 passati nel braccio Malato terminale di cancro alla prostata e altri malanni. L'esecuzione venne definita un "mercy killing".

Rodolfo Hernandez Texas - Esecuzione 30 aprile 2002
Diabete, gamba amputata sotto il ginocchio, viene amorevolmente medicato per anni.

David Martin Long Texas - Esecuzione 8 dicembre 1999
Tenta il suicidio il giorno prima dell'esecuzione. Salvato in extremis viene mandato in aereo fino a Galveston per la lavanda gastrica. Torna in tempo per essere ucciso all'ora prevista.

Robert Brecheen Oklahoma - Esecuzione 11 agosto 1995
Tenta il suicidio, ma viene salvato e poi ucciso con tutti i crismi.

Da allora, per molto tempo, i condannati sono stati messi in regime di sorveglianza, due mesi prima dell'esecuzione: venivano controllati ogni mezz'ora.

*Comitato 3 luglio 1849

Speciale diritti umani

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