17 ottobre 2007

 
     

Iran vuole giustiziare ragazzo minorenne all'epoca dei fatti : reazioni
di Rico Guillermo

L'Iran sta per mettere a morte un giovane che aveva solo 16 anni all'epoca dei fatti e che peraltro non avrebbe realmente commesso l'omicidio che gli si imputa.

Ali Mahin Torabi ha trascorso gli ultimi cinque anni della sua vita - da quando aveva 16 anni - in un carcere, in attesa dell'esecuzione. Egli e' stato condannato a morte per aver assassinato un altro ragazzo nel corso di una discussione a scuola nel febbraio 2003. Secondo i testimoni, invece, Ali non sapeva che Mazdak fosse stato pugnalato fincha' ha sentito le grida della folla che si era raccolto intorno a loro. La Corte suprema ha confermato la condanna nel giugno 2004.

In questi casi la sharia prevede che la famiglia dell'ucciso possa esigere l'esecuzione del presunto colpevole, chiedere un risarcimento oppure perdonare. In questo caso la madre di Mazdak ha chiesto il "prezzo del sangue", ma pagando il padre l'importo richiesto, Ali Mahin Torabi deve essere giustiziato.

Come Stato membro del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) e della Convenzione sui diritti dell'infanzia (CRC), il governo dell'Iran si e' impegnato a suo tempo a non giustiziare chiunque abbia commesso un delitto quando aveva meno di 18 anni, anche se l'Iran ha spesso violato queste clausole e ci sono oggi molti bambini nel braccio della morte nel Paese. E' peraltro ancora in attesa di approvazione una legge che vieta l'esecuzione di minori.

Diverse associazioni abolizioniste si sono mobilitate a difesa del ragazzo scrivendo alle massime autorita' del Paese. Anche la presidenza portoghese della UE ha manifestato la sua profonda preoccupazione per il fatto che l'Ayatollah Sharoudi, Capo del potere giudiziario della repubblica islamica, si appresta a confermare l'esecuzione della sentenza di morte.

Ieri la UE - ricordando la sua opposizione alla pena di morte in qualsiasi circostanza e l'irreversibilita' e irreparabilita' di questo tipo di sanzioni anche in caso di errore giudiziario - ha ricordato a Teheran i patti internazionali che vincolano l'Iran sulle esecuzioni giovanili. Percio' l'Unione ha chiesto di sospendere l'esecuzione e predisporre la revisione del processo ai tribunali competenti, considerando le dichiarazioni dei testimoni.

L'Unione Europea era gia' intervenuta in precedenza sulla pena di morte inflitta a due giornalisti curdi ed eseguita per altri Iraniani, ma era stata rintuzzata da Teheran, che aveva argomentato trattarsi di questioni interne del Paese. Questa volta, pero', riguardando un delitto commesso quando il presunto autore aveva 16 anni, i partner esteri dell'Iran possono a buon diritto richiamare il rispetto dei trattati internazionali cui il Paese mediorientale e' vincolato.

Speciale diritti

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