6 settembre 2007

 
     

Pena di morte : giurista USA, meno errori con confronto testimoni
di Rico Guillermo*

Ci sarebbero meno condanne a morte errate se il potenziale condannato alla pena capitale avesse la possibilita' di controinterrogare i testimoni a carico non soltanto nella fase di condanna, ma anche in quella volta a fissare la pena (negli USA le due fasi sono distinte).

Lo afferma la professoressa Penny White, dell'Universita' del Tennessee, che in una analisi spiega come due recenti decisioni della Corte Suprema dovrebbero influenzare il diritto dell'imputato nei processi capitali di confrontarsi con i testimoni durante il processo. Il diritto al confronto con i testimoni e' stato infatti rafforzato dalla Corte nella decisione del 2004 Crawford v. Washington e nella decisione del 2006 Davis v. Washington.

In un articolo dal titolo ' "Lui ha detto, lei ha detto" e le questioni della vita e della morte: il diritto al confronto nei processi di sentenza capitale' - apparso sulla rivista di legge della Regent University, n* 387 (2007) - la White osserva che "nei tempi moderni in dozzine dei casi, le condanne a morte di persone non colpevoli dimostra chiaramente gli effetti di ammettere che prove non dibattute siano prese in considerazione nei casi capitali".

"Ne' il testo della Costituzione, la sua storia, ne' i precedenti interpretativi forniscono una base ragionevole per rifiutare ad una persona che rischia la morte il diritto di controinterrogare i testimoni in un procedimento di sentenza capitale. - spiega la giurista - Al contrario, il testo, la storia e mezzo secolo di sviluppo costituzionale indicano che il diritto al confronto stabilito dal Sesto emendamento acquisisce pieno effetto nel piu' significativo dei processi penali, il procedimento di sentenza capitale".

Negli USA sono crescenti i riconoscimenti di errata sentenza capitale, spesso - ma non sempre - dovuti all'esame del DNA. Si e' constatato che un elevato numero di sentenze errate erano basate sulla sola prova testimoniale, ed e' stato evidenziato che spesso i testimoni sono stati influenzati dagli inquirenti o da altri fattori. Per ora sarebbero 5 su 100 i condannati a morte innocenti. In molti casi il riconoscimento e' giunto dopo decenni di braccio della morte, e in qualche caso dopo l'esecuzione.

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale giustizia USA

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