04 giugno 2007
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Pena
di morte : ossessiva richiesta di moratoria ONU La prima cosa da chiedersi, interrogandosi sull’annosa questione della Moratoria delle esecuzioni, è se questa possa effettivamente servire a qualcosa o se non sia altro che la ricerca di un pezzo di carta da sventolare davanti alle telecamere (com’è già avvenuto, dieci anni fa, con il disgraziato Statuto della Corte Penale Internazionale). La seconda cosa da domandarsi è se i proponenti questa Moratoria (i radicali di Nessuno Tocchi Caino) sappiano di cosa si parla e non stiano invece lanciandoci nell’ennesima “carica banzai” all’Onu. Terza cosa su cui interrogarsi è se vi siano, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, abbastanza voti per giungere ad un’approvazione senza compromessi. Quarto problema è se l’approvazione della Moratoria non sia sotto la spada di Damocle del nefasto “emendamento Singapore”(1). Infine la quinta domanda che ci dobbiamo porre è se le esecuzioni, che seguiranno i festeggiamenti per la raggiunta Moratoria, serviranno alla causa dell’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Nel caso in cui il governo italiano sia costretto a proseguire nella sua azione chiediamo che non si cerchi di ottenere una Risoluzione A TUTTI I COSTI. Allegato Considerata la raccomandazione finale del Terzo Congresso Mondiale contro la Pena di Morte (2), proponiamo che il Governo Italiano, nel caso sia intenzionato a continuare la sua azione tesa a ottenere una richiesta di moratoria delle esecuzioni da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, chieda: Che tutti i paesi del mondo aboliscano immediatamente e senza condizioni quel sacrificio umano chiamato pena capitale, Che tutti i paesi del mondo ratifichino i numerosi strumenti internazionali abolizionisti esistenti, dando così attuazione alle trentennali raccomandazioni dell’ONU volte a raggiungere la totale scomparsa della pena di morte, Che la moratoria delle esecuzioni sia accompagnata dalla moratoria delle sentenze capitali e da una generale commutazione delle condanne a morte, in modo da impedire che le condizioni, spesso atroci, nel braccio della morte siano esse stesse causa di sofferenze e decessi, Che l’eventuale Risoluzione dell’Assemblea Generale sia chiara e limpida e non consenta passi indietro nella lotta per il rispetto dei diritti umani, come invece è accaduto con le bozze di Risoluzione presentate nel 1994 e nel 1999 che contenevano il cosiddetto “emendamento Singapore”. Riteniamo inoltre che il rispetto dei diritti umani universali dovuti ad ogni individuo sia un chiaro obbligo per tutti gli stati e un dovere di tutte le persone: perciò chiediamo che, indipendentemente da ogni futuro avvenimento, i procuratori, i giudici, i giurati e i giudici popolari di tutto il mondo si astengano in ogni caso dal chiedere, imporre e pronunciare sentenze di morte.
Parigi, 4 febbraio 2007 (1) L' "emendamento
Singapore" è apparso in diverse forme, ma tutte avevano lo scopo di trasformare
il rispetto dei diritti umani in un fatto interno a ogni stato, su cui
la comunità internazionale non avrebbe il diritto di intervenire. "Affirming
the sovereign right of states to determine the legal measure and penalties
which are appropriate in their societies to combat serious crimes effectively"
(William Schabas "The Abolition of the Death Penalty in International
Law". Cambridge U.P. 1997 p.188 e anche Amnesty International ACT 53/005/1999
01/12/1999) * membro del Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti onlus ___________ NB:
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Sacrifici umani: tenuti in vita per farli morire |