NEW del 03 ottobre 2005

 
     

Ex Cirielli : Castelli dia i dati su processi che andranno in fumo
di red

Il ministro della Giustizia Roberto Castelli non vuole fornire i dati sui processi che l'approvazione della legge ex Cirielli manderebbe in fumo ed il parlamento rischia quindi di deliberare senza conoscere gli effetti nefasti delle sue decisioni, su cui anche l'opinione pubblica resta all'oscuro. Lancia l'allarme l'Associazione Nazionale Magistrati, che fa eco ai magistrati di Cassazione della magistratura associata.

Questi ultimi ricordavano qualche giorno fa l'ammonimento del presidente Luigi Einaudi "Conoscere per deliberare" e denunciavano come "di una gravità senza precedenti" il fatto che "il Ministro della giustizia si sia rifiutato di fornire al Parlamento e ai cittadini i dati e le elaborazioni statistiche, che egli pure possiede o che comunque può agevolmente acquisire, circa l'impatto che la modifica della prescrizione (Vitale - ex Cirielli, ndr) avrebbe sui procedimenti penali ed in particolare sul numero di procedimenti penali, anche relativi a reati gravi e di grande allarme sociale, che sarebbero destinati a concludersi con il proscioglimento per prescrizione se la legge in discussione fosse approvata".

Il Comitato direttivo centrale dell'ANM ha aggiunto ieri che "risulta che il Ministro della Giustizia abbia richiesto ed ottenuto, da alcuni mesi, i dati provenienti dalle Corti di Appello, mentre non ha richiesto dato alcuno alla Corte di Cassazione. Sino ad oggi inspiegabilmente tali dati non sono stati resi pubblici, rendendo così impossibile una meditata ed approfondita valutazione degli effetti della riforma nelle sedi istituzionali". "Eppure - sottolinea l'ANM - ... il Ministro, quale responsabile dei servizi per la giustizia, ha il dovere istituzionale di rendere pubblici i dati sinora acquisiti e di fornire al Parlamento e al Paese un'informazione adeguata e documentata sugli effetti della legge".

Per questo, l'associazione dei magistrati, "nel denunciare l'intollerabilità di questa situazione, invita, ancora una volta, il Ministro della Giustizia, nell'ambito della sua responsabilità, a garantire che l'opinione pubblica ed i parlamentari sino messi al corrente dei dati sui reati e sui processi prescritti". Infatti, "in conseguenza della drastica riduzione dei tempi di prescrizione introdotta dal disegno di legge, saranno numerosissimi i processi che rischiano di chiudersi non con un accertamento della verità - assoluzione degli innocenti e condanna dei colpevoli - ma con una sentenza che dichiara l'estinzione del reato per prescrizione".

Le Toghe fanno notare anche che "la proposta di legge in discussione in Parlamento - introducendo una differenziazione dei termini di prescrizione dei reati su base soggettiva - viola il principio di eguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge e stride in maniera evidente con le ragioni fondanti dell'istituto della prescrizione". L'ANM fa rilevare che "anche gli studiosi di diritto penale hanno manifestato, in un loro appello, tutte le ragioni di critica e di allarme nei confronti del disegno di legge, evidenziando l'effetto 'criminogeno' di una legge che garantisce a chi si accinge a delinquere che la minaccia di pene severe cadrà nel vuoto. Analoghe preoccupazioni sono state manifestate dalle organizzazioni dei penalisti italiani". Questi ultimi hanno anche scioperato di recente, facendo della ex-Cirielli uno dei punti cardine della loro protesta.

La magistratura associata esprime quindi "la sua più viva preoccupazione in ordine al disegno di legge in materia di prescrizione dei reati", provvedimento "di cui i cittadini non avvertivano il bisogno", ed afferma che "l'eccessiva durata dei processi è uno dei mali principali della giustizia italiana, ma per farvi fronte occorrono risorse e modifiche normative, e non è certo un rimedio la rinuncia a celebrare i processi".

I magistrati ANM in Cassazione ricordavano infatti che il processo e' lo strumento per fare giustizia, ma "le riforme che il parlamento si appresta a deliberare appaiono determinare gravissimi rischi per la giustizia e per la legalità... appaiono funzionali non al potenziamento delle garanzie processuali ma alla tutela dell'interesse illegittimo (illegittimo anche se umanamente comprensibile) di molti imputati – forse di tutti – non a difendersi nel processo, ma a difendersi dal processo", anche grazie all'abolizione dell'appello contro le sentenze di assoluzione.

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