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07 aprile 2010
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Intercettazioni : ma destra e sinistra smentirono Alfano 4
documento del Senato

Pubblichiamo il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva della Commissione giustizia del Senato sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche del 2006 (Doc. XVII, n.2), documento che fu approvato all'unanimita' (quindi da destra e sinistra) e che contiene alcune informazioni e affermazioni che contraddicono platealmente quanto dichiarato oggi a supporto della legge sulle intercettazioni proposta dal ministro Angelino Alfano in merito agli abusi sulle intercettazioni ed ai costi delle stesse. In grassetto i passaggi piu' interessanti.

Nel corso della successiva seduta, la Commissione decideva di procedere ad una nuova audizione dei rappresentanti di Telecom Italia, a causa delle perplessita` suscitate in vari commissari dalla lettura del verbale della loro precedente audizione del 26 luglio 2006, che appariva in chiaro contrasto con le piu` recenti notizie di stampa relative alle indagini intraprese dalla magistratura milanese. Tra l’altro, durante l’audizione del 26 luglio erano state formulate riserve di trasmissione di atti alla Commissione, riserve e promesse rimaste inevase.

E’ così che alla seduta del 19 ottobre 2006 interveniva il nuovo (da circa un mese) presidente di Telecom Italia, professor Guido Rossi, accompagnato da alcuni dei dirigenti Telecom intervenuti anche la volta precedente, tra cui il dottor Riccardo Perissich, direttore della funzione public and economic affairs and external relations del Gruppo Telecom. Il professor Rossi iniziava la sua audizione ritenendo di non poter escludere (ribadendo peraltro la natura obbligatoria dell’opera prestata all’Autorita` giudiziaria) che dipendenti Telecom o terzi, dolosamente e fraudolentemente, avessero violato i sistemi di sicurezza Telecom, intercettando illegittimamente le conversazioni telefoniche degli utenti, pur tenendoci a precisare che Telecom aveva investito (e avrebbe continuato ad investire) cifre importanti per la sicurezza della rete e dei sistemi informatici. Peraltro, ribadiva l’estraneita` assoluta di Telecom alla pubblicazione da parte dei mass media del contenuto di intercettazioni disposte dalla magistratura e diffuse illegalmente, soprattutto quelle concernenti cittadini non coinvolti direttamente nelle indagini. In ordine alla verifica e alla revisione delle procedure e dei livelli di sicurezza, l’audito segnalava essere in corso una specifica attivita` con il supporto di KPMG advisory spa (con particolare riferimento al sistema RADAR), che aveva tra l’altro consentito di individuare diversi casi interni alla Telecom di indebita divulgazione di dati.

Peraltro, dalle questioni sollevate da vari membri della Commissione e dal successivo confronto e nonostante la confermata volonta` del professor Rossi di trasparenza e di collaborazione, rimanevano senza risposta alcune domande e richieste: il rapporto e l’esito (anche parziali) degli accertamenti finora svolti da KPMG sui sistemi «RADAR» e «giustizia» (non trasmessi alla Commissione, con la giustificazione scarsamente plausibile che trattasi di accertamenti che procedono step by step, oltre che di work in progress) i dati economici e finanziari relativi da una parte ai costi sostenuti e agli investimenti della societa` per la sicurezza e dall’altra ai compensi percepiti nel corso degli ultimi cinque anni per le diversificate richieste della autorita` giudiziaria (dati inviati con ritardo e dopo numerose sollecitazioni, oltre che in maniera certamente incompleta e pertanto insoddisfacente) i segnali di discontinuita` rispetto al precedente top management, sul quale pure il Tribunale di Milano aveva formulato pesanti rilievi ed osservazioni le perplessita` relative alla persistenza di ben 132 porte di accesso ai sistemi Telecom che presiedono alla conservazione dei dati di traffico il numero delle intercettazioni richieste dalla magistratura e dai servizi di sicurezza (attraverso le procure generali) e l’esistenza di rapporti (e informazioni) tra i servizi di sicurezza e dipendenti Telecom (in possesso o meno di N.O.S.) i motivi per cui erano stati creati illecitamente dei dossier su circa 150 dipendenti Telecom, il 90 per cento dei quali appartenenti a due aree sensibili (addetti a rapporti con l’autorita` giudiziaria o alla rete).

Concluse le audizioni, si rimaneva in attesa dell’invio degli atti, delle notizie e della documentazione espressamente richiesti o per i quali erano state formulate espresse riserve in sede di Commissione, con la promessa di una rapida evasione. Peraltro, soltanto dopo il deposito della bozza di relazione finale dell’indagine (deposito e illustrazione risalenti alla seduta di Commissione del 14 novembre 2006, ampiamente pubblicizzati dalla stampa), si verificava la consegna formale alla segreteria della Commissione di appunti e note preparati dai rappresentanti delle societa` di telefonia VODAFONE, TRE e TELECOM, mentre la sola WIND risultava avervi gia` provveduto. Non possono non essere stigmatizzati ritardi e incompletezze, soprattutto a fronte delle annunciate promesse di collaborazione e di trasparenza (disattese, nonostante i solleciti) e a fronte del (dovuto) mancato rispetto istituzionale nei confronti di un organismo parlamentare.

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