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Intercettazioni
: ma destra e sinistra smentirono Alfano 4
documento
del Senato
Pubblichiamo
il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva della Commissione
giustizia del Senato sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche
del 2006 (Doc. XVII, n.2), documento che fu
approvato all'unanimita' (quindi da destra e sinistra)
e che contiene alcune informazioni e affermazioni che contraddicono
platealmente quanto dichiarato oggi a supporto della legge
sulle intercettazioni proposta dal ministro Angelino Alfano
in merito agli abusi sulle intercettazioni ed ai costi delle
stesse. In grassetto i passaggi piu' interessanti.
Nel corso della successiva seduta, la Commissione decideva
di procedere ad una nuova audizione dei rappresentanti di
Telecom Italia, a causa delle perplessita` suscitate in vari
commissari dalla lettura del verbale della loro precedente
audizione del 26 luglio 2006, che appariva in chiaro contrasto
con le piu` recenti notizie di stampa relative alle indagini
intraprese dalla magistratura milanese. Tra l’altro, durante
l’audizione del 26 luglio erano state formulate riserve di
trasmissione di atti alla Commissione, riserve e promesse
rimaste inevase.
E’ così che alla seduta del 19 ottobre 2006 interveniva
il nuovo (da circa un mese) presidente di Telecom Italia,
professor Guido Rossi, accompagnato da alcuni dei dirigenti
Telecom intervenuti anche la volta precedente, tra cui il
dottor Riccardo Perissich, direttore della funzione public
and economic affairs and external relations del Gruppo Telecom.
Il professor Rossi iniziava la sua audizione ritenendo
di non poter escludere (ribadendo peraltro la natura obbligatoria
dell’opera prestata all’Autorita` giudiziaria) che dipendenti
Telecom o terzi, dolosamente e fraudolentemente, avessero
violato i sistemi di sicurezza Telecom, intercettando illegittimamente
le conversazioni telefoniche degli utenti, pur tenendoci
a precisare che Telecom aveva investito (e avrebbe continuato
ad investire) cifre importanti per la sicurezza della rete
e dei sistemi informatici. Peraltro, ribadiva l’estraneita`
assoluta di Telecom alla pubblicazione da parte dei mass media
del contenuto di intercettazioni disposte dalla magistratura
e diffuse illegalmente, soprattutto quelle concernenti cittadini
non coinvolti direttamente nelle indagini. In ordine alla
verifica e alla revisione delle procedure e dei livelli di
sicurezza, l’audito segnalava essere in corso una specifica
attivita` con il supporto di KPMG advisory spa (con particolare
riferimento al sistema RADAR), che aveva tra l’altro consentito
di individuare diversi casi interni alla Telecom di indebita
divulgazione di dati.
Peraltro, dalle questioni sollevate da vari membri della Commissione
e dal successivo confronto e nonostante la confermata volonta`
del professor Rossi di trasparenza e di collaborazione, rimanevano
senza risposta alcune domande e richieste: il rapporto e l’esito
(anche parziali) degli accertamenti finora svolti da KPMG
sui sistemi «RADAR» e «giustizia» (non trasmessi alla Commissione,
con la giustificazione scarsamente plausibile che trattasi
di accertamenti che procedono step by step, oltre che di work
in progress) i dati economici e finanziari relativi da una
parte ai costi sostenuti e agli investimenti della societa`
per la sicurezza e dall’altra ai compensi percepiti nel corso
degli ultimi cinque anni per le diversificate richieste della
autorita` giudiziaria (dati inviati con ritardo e dopo numerose
sollecitazioni, oltre che in maniera certamente incompleta
e pertanto insoddisfacente) i segnali di discontinuita` rispetto
al precedente top management, sul quale pure il Tribunale
di Milano aveva formulato pesanti rilievi ed osservazioni
le perplessita` relative alla persistenza di ben 132 porte
di accesso ai sistemi Telecom che presiedono alla conservazione
dei dati di traffico il numero delle intercettazioni richieste
dalla magistratura e dai servizi di sicurezza (attraverso
le procure generali) e l’esistenza di rapporti (e informazioni)
tra i servizi di sicurezza e dipendenti Telecom (in possesso
o meno di N.O.S.) i motivi per cui erano stati creati illecitamente
dei dossier su circa 150 dipendenti Telecom, il 90 per cento
dei quali appartenenti a due aree sensibili (addetti a rapporti
con l’autorita` giudiziaria o alla rete).
Concluse
le audizioni, si rimaneva in attesa dell’invio degli atti,
delle notizie e della documentazione espressamente richiesti
o per i quali erano state formulate espresse riserve in sede
di Commissione, con la promessa di una rapida evasione. Peraltro,
soltanto dopo il deposito della bozza di relazione finale
dell’indagine (deposito e illustrazione risalenti alla seduta
di Commissione del 14 novembre 2006, ampiamente pubblicizzati
dalla stampa), si verificava la consegna formale alla segreteria
della Commissione di appunti e note preparati dai rappresentanti
delle societa` di telefonia VODAFONE, TRE e TELECOM, mentre
la sola WIND risultava avervi gia` provveduto. Non possono
non essere stigmatizzati ritardi e incompletezze, soprattutto
a fronte delle annunciate promesse di collaborazione e di
trasparenza (disattese, nonostante i solleciti) e a fronte
del (dovuto) mancato rispetto istituzionale nei confronti
di un organismo parlamentare.
continua
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