22 gennaio 2007

 
     

Giustizia : ANM e UCPI su separazione carriere dei magistrati e riforma Mastella
di Mauro W. Giannini*

L'ANM ha espresso soddisfazione "per il metodo di confronto inaugurato dal Ministro Mastella" ed apprezzamento "per le proposte di riforma dell'ordinamento giudiziario nella versione del 30 dicembre 2006", laddove l'Unione Camere penali aveva invece espresso critiche.

Il Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati ha valutato positivamente "la netta inversione di tendenza rispetto ad alcune delle linee portanti della riforma Castelli, con particolare riguardo alla eliminazione del sistema dei concorsi sostituito dalla previsione di un sistema di periodica valutazione della professionalita'  dei magistrati, all'abbandono della separazione delle carriere di p.m. e giudici in favore della separazione delle funzioni, alla reintroduzione di un controllo del CSM sull'organizzazione interna degli uffici di procura".

Pur se esistono - e vengono ammesse - diverse valutazioni in seno all'associazione su specifici aspetti dell'ordinamento proposto, con particolare riferimento al duplice sistema di ingresso in magistratura, l'ANM ritiene necessario "che alla nuova articolazione della carriera si accompagni una revisione del trattamento economico dei magistrati ordinari che lo allinei sin d'ora, sotto ogni profilo, a quello dei magistrati amministrativi e contabili, cosi' come fin dal 2001 riconosciuto equo in sede governativa".

L'associazione della magistratura rileva comunque che "permangono motivi di insoddisfazione per molteplici profili della riforma in particolare per il perdurare di elementi di gerarchizzazione negli uffici del pubblico ministero, per la prospettata organizzazione della Scuola della magistratura destinata ad operare al di fuori di un positivo rapporto con il CSM e sulla base della inadeguata ed antieconomica articolazione in tre sedi". Per queste ragioni l'ANM esporra' in tutte le sedi opportune "le motivate osservazioni della magistratura associata sul progetto di revisione dell'ordinamento giudiziario e di rappresentare al governo la necessita'  di procedere rapidamente alla riparametrazione del trattamento economico dei magistrati nei termini indicati".

Le osservazioni vengono a seguito del convegno organizzato il 20 gennaio a Milano, al Circolo della Stampa, dall'Unione Camere Penali italiane con titolo "Giudice e pubblico ministero. Due soggetti diversi nel processo, nell'ordinamento, nella Costituzione. Una proposta di revisione costituzionale per la separazione delle carriere". All'incontro hanno partecipato fra gli altri, il presidente dell'UCPI, Oreste Dominioni, i professori Paolo Trombetti e Giuseppe Di Federico, il presidente dell'ANM Giuseppe Gennaro, l'ex componente del CSM Giorgio Spangher, i responsabili nazionali giustizia dei partiti e il ministro Clemente Mastella ed alcuni esponenti del Centro studi Marongiu.

Questi ultimi sono autori per l'associazione dei penalisti di una analisi e di un progetto di legge sulla separazione delle carriere dei magistrati, una battaglia che ha connotato fin dall'elezione subito la presidenza di Dominioni, a sua volta autore di uno studio sul tema della separazione delle funzioni. Il progetto era stato inviato anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale in occasione del convegno ha scritto all'avv. Dominioni ricordando fra l'altro la necessita' di tutela dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura nell'esercizio di tutte le sue funzioni, ed auspicando - con il contributo dell'avvocatura penale, la ripresa "di quel dialogo che, fin dall'inizio del mio mandato, ho affermato essere indispensabile per la soluzione dei delicati e complessi problemi che affliggono il 'sistema giustizia'".

In precedenza, in un documento, l'UCPI aveva espresso "profonda perplessità e preoccupazione" circa il programma di riforma dell'ordinamento giudiziario predisposto dal Ministro della Giustizia, ed in particolare circa le disposizioni relative all'accesso in magistratura. L'UCPI sta inoltre avviando un'iniziativa per contrastare il fenomeno della diffusa presenza di magistrati "fuori ruolo" nelle istituzioni politiche, sulla quale anche il CSM e' intervenuto riducendoli a 230 unita', di cui 100 sono in forza presso il ministero della giustizia. Il fenomeno, bisogna dire, non e' tipico di questo governo, dato che anche il ministro Castelli aveva nominato diversi magistrati in ruoli di alta responsabilita', mentre anche la CdL conta fra i suoi parlamentari diverse toghe.

L'Associazione dei penalisti ritiene che si tratti di "attivita' non semplicemente amministrative, ma politica" e che non sia "questione di immagine, ma di sostanza". L'Unione Camere Penali osserva che ''mentre gli uffici giudiziari non riescono a tenere udienza per carenza di magistrati, questi ultimi vengono destinati nei palazzi del potere dove influenzano la politica giudiziaria e la politica tout court. E' stupefacente che proprio la politica anziché‚ eliminare questo fenomeno dia luogo ad una corsa ad accaparrarsi magistrati per utilizzarli con un ruolo, appunto, politico''. Il penalisti chiederanno quindi alle istituzioni politiche e al CSM tutte le misure legislative e amministrative necessarie a far rientrare una inaccettabile manifestazione di presenza della Magistratura nelle "stanze dei bottoni" della politica.

A margine dell'incontro milanese organizzato dai penalisti, una polemica a distanza fra Clementina Forleo, Gup milanese, e il sostituto procuratore antiterrorismo Armando Spataro, avente ad oggetto le posizioni espresse dalla Forleo in favore della separazione delle carriere. Non condividendo le posizioni di chi invita a non temere l'asservimento dei pubblici ministeri all'esecutivo e quindi il pericolo per l'indipendenza della giurisdizione a causa appunto della separazione delle carriere, Spataro ha invitato Forleo a studiare meglio i sistemi europei e le loro tendenze.

A questo riguardo, negli articoli 17 e 18 della Raccomandazione REC (2000) 19 del comitato dei ministri agli Stati membri sul tuolo del pubblico ministero nell'ordinamento penale adottata il 6 ottobre 2000, si legge:
"17. Gli Stati prendono provvedimenti affinche' lo status giuridico, la competenza ed il ruolo procedurale dei Pubblici ministeri siano stabiliti dalla legge in modo tale che non vi possano essere dubbi fondati sull' indipendenza e l'imparzialita'  dei giudici. In particolare, gli Stati garantiscono che nessuno possa contestualmente esercitare le funzioni di Pubblico ministero e di giudice";
18. "Tuttavia, se l'ordinamento giuridico lo consente, gli Stati devono prendere provvedimenti concreti al fine di consentire ad una stessa persona di svolgere successivamente le funzioni di Pubblico ministero e quelle di giudice o viceversa. Tali cambiamenti di funzione possono avvenire solo su richiesta formale della persona interessata e nel rispetto delle garanzie" (v. NOTA 1).

Il procuratore aggiunto di Milano, Edmondo Bruti Liberati, spiega invece che il sistema processuale italiano garantisce il principio della parita' di armi tra accusa e difesa probabilmente meglio di altri sistemi europei e quindi non ci sono reali esigenze di garanzia che impongano la separazione delle carriere in un sistema accusatorio. L'ANM, di cui Bruti Liberati e' stato presidente, ha sempre riconosciuto la necessita' di una maggiore distinzione delle funzioni, come incompatibilita' all'interno di uno stesso tribunale, non come carriere separate. Secondo Bruti, l'UCPI dovrebbe affrontare i problemi del funzionamento del processo penale, per i quali il guardasigilli ha preannunciato interventi che vedono abbastanza concorde la magistratura associata.

NOTA 1: E' da notare come anche il sistema giudiziario anglosassone, spesso preso ad esempio per avvalorare la tesi della separazione delle carriere, non solo non le separa in modo netto, ma e' anche oggetto di una marcia indietro (vedi 1 e 2).

* si ringrazia Giulia Alliani

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