NEW del 23 ottobre 2006

 
     

Il velo islamico e la Santanche' : ancora una volta pregiudizi
di Rita Guma

La vicenda della Santanche' e della disputa sul velo dimostra quanto strumentale e quanto poco sincero sia lo schierarsi per i diritti delle donne da parte di certi personaggi e di certe forze politiche e quanto si cerchi invece lo scandalo e la rissa per farsi pubblicita' presso quella parte di Italiani che e' ancora vittima del pregiudizio e della disinformazione.

I fatti. Durante il programma di approfondimento 'Controcorrente' di Sky Tv sono in studio la deputata Daniela Santanchè, l'imam di Segrate Abu Shwaima e la figlia del presidente dell'UCOII, Asmae Dachan. Rispondendo alle parole della Dachan secondo cui "il velo è un atto di fede come la preghiera e l’elemosina, è un fattore di adorazione di Dio", Santanchè replica: "Il velo non è un simbolo religioso, non è prescritto dal Corano". Abu Shwaima risponde: "Non è vero che nel Corano non ci sia l’obbligo del velo. Io sono un imam e non permetto a degli ignoranti di parlare di islam... non avete il diritto di interpretare il Corano", e successivamente la definisce infedele.

Da qui parte lo scandalo. Secondo alcuni le parole dell'imam velano una minaccia, una vera e propria fatwa, e si muove parte del mondo politico (che probabilmente non ha visto la trasmissione) che parla di minacce e di reazioni doverose a queste da parte dello Stato italiano ed esprime solidarieta' alla deputata di AN. Fra questi rappresentanti istituzionali di centrosinistra e il capogruppo della Lega al Senato Roberto Castelli, nonche' il presidente dell'UdC Pierferdinando Casini. Addirittura qualcuno arriva a chiedere di dichiarare fuorilegge l'UCOII, cui l'imam fa riferimento.

Le domande che sorgono spontanee sono:

1- dove i politici accorsi in soccorso della Santanche' abbiano visto la minaccia e la fatwa. L'imam si e' mostrato semmai maleducato o intollerante, ma non ha lanciato minacce ed ha confermato successivamente che in base al Corano egli rispetta la vita e che la deputata puo' stare tranquilla.

2- la Santanche' parlava in virtu' del fatto di aver scritto un libro sul velo e le donne musulmane e criticava l'uso del velo, implicita accusa a chi lo impone e a chi lo porta. Ma non risulta conosca l'arabo o sia arabista o sia comunque qualificata scientificamente per una analisi sulla questione, eppure l'imam non puo' dire che lei non ha i requisiti per interpretare il Corano? Del velo parla infatti un versetto del Corano (XXIV, 30-31) e le interpretazioni sono diverse. Ma accetteremmo da un Islamico una lettura diversa del Vangelo o della Bibbia che critichi nostre usanze religiose, come ad es la quaresima o piuttosto gli diremmo che non capisce un tubo e non e' qualificato per questa interpretazione? Magari noi reagiremmo con piu' fair play, ma non sarebbe cosi' tenue un Calderoli.

3- siamo sicuri che sia invece libera una donna costretta di fatto dalle mode (e spesso discriminata se non lo fa) a rifarsi seno e labbra, truccarsi e tingersi i capelli, portare minigonne e scollature e fare diete sempre per piacere all'uomo e/o ben figurare in societa'?

4- Perche' la Santanche', che si impegna tanto sui diritti delle donne dell'Islam, non condanna anche il velo delle donne ebree ortodosse? Addirittura vi sono in Yemen comunita' di Ebrei ortodossi che impongono alle donne di velarsi completamente, mentre in Israele esistono zone dove donne e uomini non possono nemmeno camminare sullo stesso marciapiedi. E ci sono poi le donne indiane che portano anch'esse il velo e che subiscono violazioni di diritti come le spose bambine o come le vedove-segregate (e cio' solo da quando e' stata eliminato per legge il rogo per le vedove)...

Ne' si ricorda come in Italia fino a pochi anni fa vigesse il delitto d'onore, o come le donne in chiesa dovessero entrare in abito morigerato e velate, prescrizione che non compare nel Vangelo, dove nemmeno e' scritto che i sacerdoti devono essere celibi, tanto che Pietro e altri apostoli erano felicemente sposati. Ma queste ultime prescrizioni le accettano tanti della CDL, pronti a trasgredire nella vita cio' che proclamano sul fronte della religione (Fini, Berlusconi, Bossi ed altri esponenti della CdL sono divorziati risposati o hanno sposato divorziate, mentre nella sinistra laica si registrano matrimoni unici, civili o religiosi, con durate record).

Ogni dichiarazione e provocazione quindi e' buona per ottenere consenso laddove non c'e' informazione. Ad esempio pochi pensano che la lapidazione dell'adultera non l'hanno inventata gli Islamici, essendo una pratica gia' in atto in Israele ai tempi di Gesu', come testimonia l'episodio del Vangelo che suscito' la sfida "chi non ha peccato scagli la prima pietra". Cosi' pure le mutilazioni genitali femminili non sono solo islamiche ne' riguardano tutti i Paesi islamici, ma anche di altre fedi, essendo conseguenti non alla religione ma alla tradizione tribale (addirittura risalente ai Faraoni).

Condivido l'idea del ministro Amato, cioe' che attualmente una parte del mondo islamico dimostra di vivere in una ''fase oscurantista, la stessa in cui i cattolici erano quattro secoli fa" quando invece "proprio l'Islam ha portato in Europa storicamente l'illuminismo mentre il secolo della controriforma aveva chiuso ideologicamente il mondo cristiano nella sua Jihad che erano le crociate. Noi ne siamo usciti mentre una parte dell'Islam ci è dentro”. Ne' - aggiungerei - alcune prescrizioni del fondamentalismo musulmano sono piu' orrende delle torture inflitte alle presunte streghe dalla "santa inquisizione", la quale pure chiamava in causa Dio per giustificare nequizie di ogni genere.

Come dicevo, condivido questa lettura degli estremismi religiosi, ma rispetto chi sceglie di appartenere ad una religione senza limitare la nostra liberta', e rispetto le pratiche e le manifestazioni esteriori della sua religione, peraltro consentite dalla Costituzione quando non violino la legge o necessita' di ordine pubblico (quindi si' al velo, no al burqa, che pero' e' adottato in pochi luoghi in mano a fondamentalisti come i Talebani).

Anche per quanto riguarda Ebrei e Cristiani - come ha ricordato qualche mese fa l'UCOII - il Corano prescrive di proteggere il "popolo del libro", cioe' i fedeli delle altre religioni monoteiste rivelate. Certi odii derivano piuttosto dal periodo coloniale, in cui le nazioni cristianissime non diedero certo il meglio di se' (ma anche oggi si hanno diversi esempi non proprio fulgidi).

E, sempre con riferimento all'UCOII, quanti sanno ad esempio che la figlia del dott. Zargar Zahoor Ahmad, responsabile Dipartimento non arabofoni dell'organizzazione islamica, e quindi membro del suo direttivo, ha vinto il premio letterario sulla legalita' Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa 2006 con una Poesia dal titolo "Addio"? Credo pochissimi. Eppure questo fatto denota varie cose, fra cui la volonta' di un esponente dell'Islam italiano di rispettare la legalita' e le figure eroiche dell'Italia, e il non aver relegato le donne della sua famiglia in un ruolo di secondo piano, ma di attiva partecipazione alla vita civile del nostro Paese.

Sul velo, molto equilibrata mi pare ancora una volta la posizione del ministro dell'Interno Giuliano Amato, che ha affermato qualche giorno fa di non essere contrario al velo e "se una donna ritiene di portare un velo non le chiedo a quale religione appartiene, lo porta quando e come vuole, lo portano le donne cattoliche quando entrano in Chiesa, lo portano altre donne quando ritengono di volerlo portare".

E, sottolineava il ministro, "lo accetto anche, perché no, come espressione da parte di una donna del suo desiderio di sottolineare la propria identità islamica, non c´è nulla di male ad avere l´orgoglio della propria identità. Lo ritengo un'offesa alla sua dignità e un'offesa agli altri quando arriva ad essere quella cosa chiamata “burqa” che costringe la donna a sottrarsi alla vista di qualunque altro uomo e la costringe anche d´estate a vivere in una condizione in cui nessun maschio sarebbe disposto a vivere".

In definitiva, credo che ci siano ancora troppi pregiudizi da sfatare, e troppi politici che cercano di far leva su questi e montare casi contro chi intende vivere la sua religione come piu' gli aggrada. Questa strategia non solo rischia di generare odio e discriminazioni, ma crea ostacolo anche alla lotta contro le mutilazioni genitali femminili e alla discussione sui diritti delle donne lesi dalle tradizioni legali di alcuni Paesi arabi o africani che giustificano con il Corano la sottomissione della donna.


Nota 1: Casini ha dichiarato che "Ciascuna persona ragionevole e mediamente informata sa che il velo per gran parte degli estremisti islamici e' un simbolo di lotta politica".
Invece ogni persona ben informata sa che del velo femminile e della sua necessita' di indossarlo quando si prega parla la lettera di San Paolo ai Corinzi (cfr. 1 Cor. 11:3-16). Le prime cristiane infatti indossavano il velo, soprattutto durante le cerimonie religiose, e fino a non molto tempo fa non era permesso alle donne cattoliche di entrare in Chiesa a capo scoperto. Anche davanti al Papa devono coprirsi il capo le donne dei Paesi cattolici in visita diplomatica, mentre il velo cratterizza l'abito monacale.
Moltissimi Ebrei ritengono poi un segno di sottomissione a Dio portare il capo coperto (in questo caso se uomini), sopratttto quando pregano, ma lo ritengono anche un modo per mostrare l'orgoglio della propria identita' (che coincidenza!). Altri Ebrei rifiutano invece la Kippah, con la motivazione che nella Bibbia e negli altri testi della tradizione non ve n'e menzione (che coincidenza, anche qui una controversia sull'interpretazione!). L'usanza di mostrare rispetto per Dio coprendosi il capo durante la preghiera era valida per gli studiosi viventi al tempo dei Bizantini.

Nota 2: dalla Costituzione italiana: Art. 3 "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali", art. 19 "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto...". Art 7.2 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo: "Tutti hanno diritto ad un'eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione".

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Speciale immigrazione e razzismo

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