Islam
e condizione femminile : bambole col velo o donne lacerate
di Carla Amato
RAZANNE
'Razanne'
e' la versione musulmana di Barbie. Disegnata dall'impresa statunitense
NoorArt, del Michigan, e' vestita con abiti appropriati e porta un Corano
in miniatura.
Tutti
i modelli hanno in comune il corpo di una preadolescente ed in tutte le
versioni (24) il capo e' coperto con il velo tradizionale.
C'e' la Razanne che prega, munita di tappeto per la preghiera, e la "in
& out", che rappresenta la vera donna musulmana, con abiti differenti
dentro e fuori casa.
Il
suo ideatore, l'imprenditore Ammar Saadeh, comprese nel 1996 che questa
bambola avrebbe avuto un mercato interessante e sarebbe piaciuta alle
bimbe musulmane. A suo giudizio Razanne "costruisce l'identita' musulmana
e l'orgoglio, presenta un modello islamico da imitare, promuove il comportamento
islamico".
CENNET
E' fedele all'identita' musulmana Cennet Doganay, una ragazza di 15 anni
a giudizio della quale la legge francese sulla laicita' non la rispetta
ed ha percio' attuato una originale e scioccante forma di protesta.
Il
tema della "hijab" - come i Musulmani tradizionalisti chiamano il velo
- ha generato controversie in tutta Europa e la Francia lo ha affrontato
e risolto con la legge sulla laicita', che vieta l'ostentazione di segni
religiosi nelle scuole pubbliche e che ha subito il vaglio di tutta la
popolazione francese grazie all'ultimatum sui giornalisti rapiti in Iraq.
In quella occasione le donne islamiche di Francia sono scese in strada
ed hanno manifestato per il rispetto della legge. Migliaia di scolare
e studentesse musulmane hanno rispettato la legge presentandosi a scuola
senza velo, e solo 101 hanno voluto mantenlo.
Cennet Doganay, la cui famiglia e' di origine turca, era stata allontanata
dall'aula della sua scuola di Strasburgo perche' intenzionata a continuare
a portare il velo proibito dalla legge.
Le
autorita' scolastiche hanno dialogato con lei per negoziare il suo ritorno
in classe, come avvenuto in altri casi simili.
Ma
nel suo caso la reazione e' stata di diniego. Dapprima
Cennet ha indossato un berretto, poi una bandana, ma gli insegnanti hanno
rifiutato di farla entrare in classe.
La ragazza ha commentanto: "io rispetto la legge, ma la legge non mi rispetta".
Molti Musulmani ritengono infatti segno di modestia non mostrare i capelli
in pubblico.
Venerdi' scorso a scuola Cennet ha detto: "Io rispettero' sia la legge
francese che quella musulmana eliminando quello che ho in testa e non
mostrando i miei capelli".
E si
e' presentata senza velo ma anche rapata a zero.
ATEQEH
Ateqeh
Rajabi era una ragazza di 16 anni. E' stata impiccata pubblicamente ad
una gru il 15 agosto 2004 in una citta' del centro di Neka, nella provincia
di Mazandaran, nell'Iran settentrionale, per "atti incompatibili
con la castita'". SEcondo alcune informazioni la ragazza soffriva
di problemi mentali e non ha voluto essere assistita da un avvocato. Sembra
che lo stesso giudice di prima istanza abbia voluto cingere il collo della
giovane con il cappio. In Iran infatti le pene capitali devono essere
confermate dalla Corte Suprema, e questo e' avvenuto anche per Ateqeh,
nonostante la minore eta'. Il ragazzo che era con lei e' stato frustato
a sangue e poi liberato.
Discriminazione
anche nelle pene, dunque. Tuttavia i diritti della donna costituiscono
una delle battaglie del presidente Mohamed Katami fin dal 1997.
Il suo governo - riformista - aveva in progetto la promozione dell'uguaglianza
fra uomini e donne ed aveva presentato un testo che induceva le autorita'
a difendere i diritti della donne ed imporre l'uguaglianza in tutti gli
aspetti, sociali, economici e legislativi.
Il progetto formava parte del piano economico quinquennale per il 2005-2010
presentato dal governo Katami, ma il parlamento iraniano, a maggioranza
conservatrice, si e' pronunciato qualche mese fa contro il progetto.
Il precedente
parlamento, di maggioranza riformista, aveva approvato il progetto, ma
esso fu successivamente rigettato dal Consiglio dei Guardiani, organo
incaricato di vigilare sull'adeguamento delle leggi e della Costituzione
alla legge islamica.
Il Consiglio ritiene che l'articolo che si riferisce all'uguaglianza sia
contrario alla legge islamica, ed il parlamento si e' adeguato a questa
posizione, con l'avallo delle 13 deputate donne.
Durante la passata legislatura (2000-2004), il Parlamento si pronuncio'
a favore della ratificazione da parte della Repubblica Islamica della
Convenzione internazionale contro la discriminazione delle donne, ma anche
allora il Consiglio dei Guardiani si espresse in senso opposto.
MAHA
L'Arabia Saudita lancio' nel 2003 - per iniziativa del principe ereditario
Abdallah Ben Abdel Aziz, gli "Incontri del dialogo nazionale", i primi
del genere del regno, una riunione di 70 partecipanti di differenti tendenze
politiche, geografiche, intellettuali e sociali. All'incontro non era
stata invitata nessuna donna.
Alla seconda riunione - consacrata al terrorismo - furono invitate 10
donne contro 60 uomini. Alla terza ( dedicata ai "diritti e doveri" del
genere femminile), uomini e donne erano in pari numero. In ciascun caso
la regola della separazione dei sessi vigente in Arabia Saudita e' stata
rispettata grazie al fatto che gli interventi delle donne avvengono in
videoconferenza.
La dottoressa
Maha Al-Mounif - pediatra - ha partecipato alla terza e ultima edizione
degli incontri ed e' perplessa: "Molti segni lasciano pensare che il governo
sia volenteroso, in particolare il principe ereditario Abdallah" commenta,
ma "ordini e decreti sono presi in nostro favore, ma non sono applicati.
Perche'?". La
dottoressa Al-Mounif esemplifica: "Il Consiglio dei ministri ha addottato
a giugno nuove regole di cui una autorizza le donne a diventare venditrici
nelle boutique di prodotti loro destinati". Ma manca l'applicazione, e
ci si chiede il perche'. La stampa dice che le donne non sarebbero autorizzate
ad operare che nei negozi di biancheria intima, ma non e' cio' che dice
il testo di legge.
Un'altra
legge dice che una donna di piu' di 45 anni puo' viaggiare senza essere
accompagnata dal - o avere l'autorizzazione del - suo tutore, che a seconda
dello stato civile dell'interessata e' suo padre, suo fratello, suo marito
o suo figlio. Ma anche questa non e' applicata.
La
situazione della donna riguarda molteplici aspetti: poverta', stato giuridico,
divorzio, poverta', lo stato vedovile, l'analfabetismo, gli spostamenti.
Tali questioni non possono piu' attendere.
L'insegnamento alle bambine e' stato imposto per decisione politica dal
re Faisal nel 1962. Il commento della pediatra e': "dovremmo sempre prendere
decisioni politiche".
"Non
vogliamo andare contro l'Islam, ne' cerchiamo di ricalcare l'occidente",
ma alcune usanze andrebbero oggettivamente modificate.
In Arabia
saudita vige la separazione fra i sessi (eccetto che in ospedale e nella
societa' petrolifera Aramco!) ma "nulla nell'Islam impedisce la promiscuita'"
spiega Al-Mounif.
"Nulla
prescrive che la donna debba coprirsi il viso" ed inoltre tale fattore
interferisce spesso con la sicurezza del Paese arabo, nel quale vi sono
molti terroristi, alcuni dei quali talora indossano panni femminili e
si coprono il volto per rendersi irriconoscibili.
Altro
fattore dannoso per la sicurezza e' la carta d'identita' facoltativa per
le donne. Una via per l'emancipazione femminile sarebbe imporre per ragioni
di sicurezza un cambiamento in merito, dicono le esponenti femminili.
Anche
Khaled Al-Dakhil, professore universitario saudita di sociologia, deplora
le lacune nel dialogo su tali questioni ed auspica il riconoscimento del
diritto della donna alla maternita' o al matrimonio o all'insegnamento
mentre il numero delle giovani universitarie e' superiore a quello degli
uomini.
D'altra
parte i modelli piu' venduti nel mondo della bambola Razanne sono la professoressa
(con un computer portatile gli occhiali e materiale scolastico) e la esploratrice,
con il giuramento scout, un binocolo ed una bussola.
Tutto sommato
sembra che la maggior parte delle madri musulmane, e forse anche le loro
figlie - nonostante Cennet Doganay - preferirebbero una versione piu'
evoluta della donna musulmana.
Speciale
crocifisso nelle aule
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