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NEW del 16 luglio
2006
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Israele
e Libano : antisemitismo o solo diritto e giustizia ? Credo che la questione di Israele - letta sempre nell'ottica di contrapposizione ideologica, quando non con l'accusa onnicomprensiva e scorretta di antisemitismo - vada letta guardando alle sentenze della sua straordinaria Corte Suprema. Mi spiego: Israele rivendica da sempre il suo diritto alla sicurezza e ad operare a tale scopo, ed anche quella Corte riconosce tale esigenza. ma la stessa Corte riconosce i diritti dei deboli e il diritto internazionale. Essa e' composta da magistrati israeliani, non islamici o nazisti, eppure ha sentenziato in piu' di una occasione a favore di gruppi di Palestinesi e in linea con i dettami della Corte de L'Aja. Inoltre il procuratore capo della Corte, cioe' colui che deve rappresentare lo Stato d'Israele in giudizio nell'ambito della Corte, ha accusato funzionari della difesa israeliana di non aver fornito alla Corte Suprema i dati corretti sul muro, cioe' di aver ostacolato e cercato di ingannare la giustizia. Ecco, e' con questi occhi della piu' alta magistratura israeliana che io credo sia giusto guardare alle azioni di Israele e ai conseguenti commenti di tutti i maggiori organismi internazionali, che non sono comunisti ne' antisionisti, ma guardano solo al diritto umanitario ed alle leggi internazionali. Nelle regole non c'e' spazio per la comprensione, se questa significa compressione dei diritti. La legge non puo' essere interpretata per l'amico ed applicata per il nemico. Questo dicono ad Israele le decisioni della sua Corte Suprema, non comunista ne' antisionista, principi ai quali io mi inchino, perche' garantiscono l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. E principi che informano il giudizio sulla questione di me che combatto contro l'antisemitismo e contro l'antiislamismo perche' mi sembrano la stessa battaglia, e non quella delle appartenenze ad un gruppo o della superiorita' di un popolo che - lo ricordo - giustificarono l'Olocausto. Cio' detto, mi sembrano prive di valore, nel giudizio sulla questione, argomentazioni come quelle di Pierluigi Battista su Il Corriere della sera di oggi, laddove parla "se non di giustificare, almeno di comprendere le ragioni di Israele, del suo diritto di difesa e della politica militare del suo governo democraticamente eletto". Io penso alla Corte Suprema di quello Stato democratico ed alle condanne che essa ha inflitto a quel governo ed alle sue posizioni, e mi chiedo allora - sapendo che i membri di quella Corte comprendono il diritto alla difesa di Israele - in nome di cosa non abbiano giustificato certi atteggiamenti e scelte. Forse in nome della giustizia e del diritto. In nome appunto di uno Stato e non di un far west dove ciascuno si sente autorizzato ad imbracciare un fucile e sparare al vicino che 'rompe'. E sono scelte - ripeto - della Corte Suprema di Israele, non mie o della sinistra radicale ideologicamente fissata (giudizio che condivido, per quanto riguarda gli estremisti). Come non ascoltare - si chiede Battista - "le parole raccolte dal Corriere della Sera dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua che spiega perché «il Paese intero sta sostenendo le scelte del governo Olmert», giacché «la mia casa non è Haifa, ma tutta Israele. Per me è egualmente gravissimo il fatto che vengono colpiti Kiriat Shmona o un minuscolo kibbutz a un tiro di schioppo dal confine libanese»? «Non riconoscono la legittimità della nostra esistenza, ci vogliono tutti morti»". Certo, le ascolto e le comprendo e penso sia molto bello che egli abbia questi sentimenti nei confronti degli appartenenti alla sua nazione, cosi' come credo vero che gruppi di estremisti armati - che condanno - e anche di estremisti politici non armati, non riconoscano la legittimita' di Israele e che parte di questi li vogliano tutti morti. Ma cio' non autorizza operazioni di polizia di uno Stato nei confronti di un altro, operazioni che si basano su una presunzione di superiorita' al diritto che forse potrebbero essere uno dei motivi che spingono alcuni ad essere diffidenti nei confronti della politica di Israele. Ed, anche qui, ricordo l'accusa ufficiale di un membro autorevole della Corte Suprema israeliana alla Difesa di star mentendo al massimo organismo giurisdizionale di quello Stato, finalizzando alla espansione illegale di alcuni insediamenti e non alla sicurezza della nazione il percorso del muro in costruzione. Ancora, afferma Battista che "Si deplorano le violazioni territoriali in Libano, ma si minimizza il significato dei razzi sparati da una porzione libanese che Israele aveva unilateralmente sgomberato e ora fortezza di Hezbollah". Non si tratta di minimizzare, ma di usare le regole. Se qualcuno commette un reato chiamo la polizia, presento denuncia in Procura, non agisco da sceriffo. Se mi faccio giustizia da solo come deplorare che la maggior parte delle persone che si sentono (giustamente) al sicuro solo se le regole sono rispettate da tutti, abbiano paura di me e mi condannino? Battista fa appello al cuore, ma il cuore puo' sbagliare, mi fa minimizzare il delitto dell'amico e ingigantire - appunto - quello di colui nei confronti del quale ho un pregiudizio. Occorre fare appello alle regole, quelle stesse che vengono applicate dalla Corte Suprema israeliana. Quelle regole internazionali Israele le ha violate, e non importa quanto pericoloso o cattivo o omicida e quindi condannabile fosse il suo aggressore. E non ha peso il fatto che ci siano civili a soffrire, a meno che quei civili non siano considerati superiori ad altri. Dico questo pensando ad una intervista a Riccardo Pacifici, vicepresidente e portavoce della Comunita' ebraica romana, comparsa su Il Giornale di due gioni fa. Mentre Pacifici commenta, molto giustamente, che il governo italiano dvrebbe contribuire a chiedere che "Abu Mazen abbia un esercito unico sotto il suo controllo, e che in Libano l'esercito regolare isoli l'organizzazione terroristica Hezbollah", aggiunge che "nessuno si preoccupa per l'uccisione di una donna israeliana di quarant'anni colpita dai missili degli Hezbollah. Sia a sud che a nord d'Israele la popolazione civile vive momenti drammatici. Ma a quanto pare ci sono civili di serie A e altri di B". Ma questo omicidio e' stato appunto compiuto dai miliziani, non dal governo libanese, mentre Israele ha aggredito lo Stato sovrano del Libano. Pur preoccupandoci e deplorando l'omicidio di civili israeliani (cosa che mi pare tutti i governi occidentali ed organismi internazionali abbiano sempre fatto) questo non giustifica l'aggressione ad uno Stato. Se quest'ultimo non e' in grado di operare efficacemente contro i terroristi il problema e' un altro e le soluzioni da cercare sono altre ed in altre sedi. E' quello che penseremmo se qualche gruppo estremista che le nostre forze dell'ordine non fossero in grado di bloccare (ma l'Italia non ha la storia travagliata del Libano) riuscisse a sparare dall'Italia missili in un Paese vicino e questo volesse attaccarci. E c'e' condanna anche quando si porta ad Israele la comprensione che Battista chiede. Terry Davis, segretario generale del Consiglio d'Europa, ha detto: "Sostengo l'obiettivo del governo israeliano di liberare i soldati israeliani rapiti e per proteggere i cittadini israeliani dagli attacchi dei terroristi, ma i metodi israeliani sono inadeguati e controproducenti" e, parlando della "distruzione intenzionale dell'infrastruttura nella striscia di Gaza" e della "rappresaglia indiscriminata che interessa civili ed insediamenti militari" del Libano, ha commentato "ho paura che questi metodi destabilizzeranno ancor piu' la situazione nella regione ed insidieranno le prospettive gia' fragili per una soluzione politica pacifica durevole, che è nell'interesse sia degli Israeliani che dei Palestinesi così come i loro vicini del Medio Oriente". L'alto commissario per i diritti dell'uomo dell'ONU Luise Arbour ha sottolineato la condanna del segretario generale Kofi Annan di tutte le azioni che designano i civili come bersaglio, o che li mettono eccessivamente in pericolo a causa del loro carattere sproporzionato o indiscriminato. L'alto commissario ha detto che gli Hezbollah hanno commesso una violazione del diritto nei confronti dei civili ed ha sollecitato coloro che tengono prigionieri i soldati israeliani ad assicurare il loro rilascio immediato e sicuro. Arbour ha detto pero' che, mentre Israele ha legittime preoccupazioni di sicurezza, deve tener conto della protezione offerta dalla legge internazionale ai civili, "obbligo di esercitare precauzioni e di rispettare il principio di proporzionalita' in tutte le operazioni militari, in modo da impedire sofferenze inutili alla popolazione civile". E direi che mentre ci si puo' aspettare che dei terroristi violino le regole, cio' non dovrebbe valere per gli Stati legittimi e democratici. E' lo spirito di giustizia che informa le sentenze della Corte Suprema di Israele. Sono le regole della democrazia, che e' lenta, ma deve essere giusta, non puo' risolvere le crisi sparando a vista, e rischiando di coinvolgere innocenti. Se qualcuno - poiche' ha i muscoli e lo stomaco per farlo - prende il fucile e spara, non chieda poi comprensione e non tacci chi non la offre di presunto antisemitismo. ___________ NB:
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