NEW del 18 maggio 2006

 
     

Giustizia : cosa spettarsi da Clemente Mastella
di Rita Guma

L'azione del ministro della giustizia e' certo determinate, anche se non l'unica, per incidere sul complesso normativo e organizzativo della giustizia in Italia, opera che l'Osservatorio sulla legalita' e sui diritti ritiene sia indispensabile in tema di giustizia e legalita', a molti livelli ed in diversi modi.

La proposta dei diversi provvedimenti spetta al governo ed il varo di essi almeno alla maggioranza parlamentare (anche se sarebbe auspicabile che vi fosse su molti di essi una larga convergenza), tuttavia un primo sguardo all'impostazione culturale, alle idee ed ai propositi del nuovo ministro della giustizia, in questo caso Clemente Mastella, puo' gia' indicare molte cose.

Un aspetto positivo che si coglie nelle prime dichiarazioni nel nuovo Guardasigilli e' il riferimento al dialogo con le varie parti in causa. Ove questo dialogo vi fosse realmente ed esso coinvolgesse davvero le varie componenti del mondo della giustizia, dalla magistrtura all'avvocatura, al personale giudiziario e dell'amministrazione penale, e sempre che non si tratti di ideare commissioni con incarichi onorifici e di facciata, ma di un confronto concreto sui veri temi della giustizia, esso otterrebbe effettivamente un duplice obiettivo.

In primis quello di rasserenare gli animi e superare il divario ormai formatosi fra le diverse istituzioni, in secondo luogo quello di generare riforme piu' aderenti alle esigenze della giustizia, meno improvvisate e non punitive e difficilmente da correggere in un secondo tempo come invece avvenuto per le tante incostituzionalita' di recenti leggi o per errori come l'emendamento anti-Caselli che ha finito per rimandare a casa anche Pierluigi Vigna.

Non v'e' dubbio che per questo obiettivo le doti di Clemente Mastella siano adeguate, dopo un trentennio di politica a partire dalla vecchia scuola DC che, con tutti i difetti che si vuole, era una buona scuola. In questo la scelta di Prodi di non affidare il ministero ad un politico piu' 'radicale' in un senso o nell'altro (penso a Di Pietro e a Pisapia) potrebbe rivelarsi vincente.

Viceversa destano perplessita' alcune dichiarazioni passate e presenti del neoministro che rischiano di tramutare la capacita' di mediazione in un intendere la giustizia "all'acqua di rose", e il rispetto per la magistratura solo in un fatto di bon ton istituzionale che poi si ferma davanti alle sentenze non condivise. In questo Roberto Castelli - grazie forse alla sua breve storia politica e al suo carattere - era piu' diretto e immediato: se aveva un veleno verso qualcuno o un dente da togliersi si vedeva con chiarezza.

Dico questo riflettendo ad esempio su queste affermazioni di Mastella: "...quando arrivo' la richiesta di autorizzazione a procedere contro Andreotti, firmai un esposto alla procura di Roma contro i magistrati di Palermo, per attentato alla democrazia" (Il Giornale, 5/11/2003); "In Sicilia nessuno e' senza peccato. Se qualcuno fa riferimento al concorso esterno dico che il povero Andreotti e' stato accusato proprio di questo; e aggiungo, a scanso di equivoci, che recentemente sono stati sciolti nell'isola tre consigli comunali, due di centrodestra e uno di centrosinistra. Nessuno alzi polveroni" (L'Unita', 27/4/1999); "Abbiamo bisogno di Andreotti, della sua intelligenza politica, dei valori e della storia che rappresenta... La sua assoluzione, dicevo, chiude una fase iniziata con Mani Pulite" (La Stampa, 19/5/2000).

In primo luogo va considerato che Andreotti non e' stato assolto completamente, ma in parte prescritto, quindi riconosciuto colpevole in via definitiva da quegli stessi organismi giudiziari che Mastella predica di voler rispettare e verso i quali dichiara apertura. In secondo luogo, per la giustizia non deve valere la formula 'mal comune mezzo gaudio', oppure 'o figli so' piezze e' core' che e' spesso il contrario di giustizia uguale per tutti, quindi non si puo' scusare Andreotti (o Sofri) perche' cosi' fan tutti, ma diamo la giusta pena anche agli altri che sono colpevoli come lui e modifichiamo con la cultura della legalita' il contesto in cui queste persone si trovano ad operare.

La conclusione del discorso del ministro - anche se improntata ad una 'logica' umanitaria - non sembra peraltro molto diversa dal famoso "con la mafia si deve convivere" di Lunardi. E' proprio sul tipo di cultura che viene fuori dalle antiche parole del neoministro che si fonda infatti la mentalita' itaiana (e tutta la deriva che ne consegue) della legge interpretata per l'amico e applicata per il nemico, delle leggi draconiane temperate dalla generale inosservanza e delle conseguenti mafie e clientele di ogni grado e colore.

Per fortuna lo stesso Mastella affermava anche "non si tratta di rivedere quel che ha fatto Mani Pulite, perche' i magistrati hanno fatto quel che era giusto fare allora, applicando le norme" (Il Giornale, 19/8/1999), ma pensava poi di risolvere tutto con una amnistia che beneficiasse anche Craxi.

Insomma, se Castelli e la Lega ce l'hanno con il magistrato Papalia e l'ex ministro dell'interno Giorgio Napolitano per la lontana perquisizione della sede di via Bellerio, Mastella e' piu' soft, ma non nega di avercela con quelli che dice parlando della DC, "ci hanno massacrato". Ed infatti, nel 2002, quando la gente scendeva in strada e si riuniva al Palavobis per resistere resistere resistere, Mastella commentava a La Repubblica, "Le pare che vado a manifestare per una cosiddetta giustizia che avrebbe voluto ammazzare pure me? Ma per favore...".

Questo per i grandi sistemi, mentre nel piccolo quotidiano, ad una domanda de Il Messaggero rispondeva che la raccomandazione non va considerata come reato "anche perche', a esempio, chi raccomanda un medico che poi uccide la gente deve renderne conto al giudice supremo. La miglior Cassazione sono le persone... se si facilitano persone eccepibili, e' la gente che ti giudica. E non c'e' giudizio che pesi di piu' e che abbia maggior valore".

Insomma, e' positivo che Mastella dica "maggioranza e opposizione devono dialogare. Lo sforzo maggiore dovrebbero farlo soprattutto i moderati", e che si professi desideroso di aprire un dialogo con la magistratura, ma ci si chiede cosa significhi "Tento di difendere alcuni elementi inalienabili quali l'autonomia della magistratura, dopo di che sono pronto ad esaminare altre vie d'uscita".

In definitiva, meno male che Mastella e' un politico, ma che sia troppo politico per assicurarci il rispetto generale della legalita' e una giustizia giusta e uguale per tutti?

Speciale giustizia

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