NEW del 10 aprile 2006

 
     

Giustizia : penalisti , riforme da fare e prospettiva da cambiare
di osservatoriosullalegalita.org

Al termine di una campagna elettorale che dicono "caratterizzata da uno scontro al calor bianco tra i diversi schieramenti politici", gli avvocati penalisti hnno ritenuto necessario fare il punto sulla situazione della giustizia penale, in vista degli scenari che si profilano per la prossima legislatura.

L'avvocatura penale ritiene "non più procrastinabile un intervento legislativo che non solo difenda il giusto processo, garantisca la terzietà del giudice, riformi il codice penale e la legge professionale - tutti temi sui quali inutilmente si sono richiamate le forze politiche nel corso dell'appena trascorsa legislatura - ma che, soprattutto, si ispiri ad una idea organica, moderna, condivisa, della funzione del processo e della pena".

I penalisti rilevano che "la ragionevole durata del processo, punto certamente tra i più critici della giurisdizione, poiché si traduce in una endemica denegata giustizia che colpisce tutte le parti e tutti gli interessi che nel processo si confrontano, è certamente un problema", ma lanciano l'allarme sul fatto che "la retorica della rapidità del giudizio che si sta facendo strada rischia di diventare un problema ancor più grande", dato che "tra coloro che invocano processi brevi, condanne rapide, giustizia efficace si nascondono quanti - in particolare, una parte della magistratura - non hanno mai accettato l'abbandono del sistema inquisitorio".

L'Unione Camere Penali rileva che, nella difesa della libertà della giurisdizione, durante la passata legislatura "non sempre la voce della magistratura, associata o non, si è unita a quella della avvocatura". Pur avendo rivendicato "quella autonomia e quella indipendenza che la Costituzione le assegna", a giudizio dell'associazione dei penalisti la magistratura ha anche avuto una interpretazione 'egemone' dei temi della giustizia.

A giudizio degli avvocati la prossima legislatura "non potra' che riprendere il discorso sulla terzietà del giudice: la blanda e fiacca separazione delle funzioni appena introdotta non è certamente strumento sufficiente per la sua realizzazione. La garanzia della terzietà è obbligo costituzionale non ancora rispettato che identifica un modello di giurisdizione dialettico, non autoritario, strettamente connesso al concetto del giusto processo, in cui la decisione è ed appare il frutto della assoluta libertà del giudice da qualsiasi condizionamento".

Gli avvocati lamentano che in campagna elettorale non si e' parlato di questo e che in questi giorni, "in presenza di fatti di cronaca che colpiscono la coscienza di ognuno, rappresentanti della politica equamente distribuiti nei due campi hanno assunto di fronte alle tematiche della pena e della repressione di gravi reati, è ispirato solo alla demagogica ricerca del consenso. Metodo che ha portato anche alla approvazione di leggi (come la Cirielli o la stabilizzazione del 41 bis) che hanno segnato un arretramento del sistema penale".

Secondo i penalisti, "i cittadini devono sapere che, laddove applicati con saggezza ed intelligenza, i benefici penitenziari abbattono la reiterazione dei comportamenti illegali: sono un presidio contro la criminalità, non un favore ad essa. Del resto, non si può tacere che le carceri italiane sono indegne di un paese civile".

Come pure, continuano gli avvocati, occorre modificare la concezione punitiva nel "processo di costruzione dello spazio giudiziario europeo, che in troppi identificano solo come terreno di cooperazione delle attività di polizia, di circolazione delle prove o delle condanne: nuovamente una idea legata alla efficacia della repressione alla quale rimangono estranee la difesa del diritto individuale e delle garanzie".

Nei prossimi mesi ed anni, dunque, quando si dovra' necessariamente parlare di Giustizia, "nel rispetto dei ruoli e della sua tradizione di difesa delle libertà, l'avvocatura penale farà la sua parte".

Speciale giustizia

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