NEW del 07 febbraio 2006

 
     

Par condicio . Violi le regole ? Punito solo se giochi a pallone !
di Alessandro Balducci

Ha ragione Marco Travaglio, purtroppo. Nell'Italia dell'inciucio, le Authority sono semplicemente delle occasioni dei partiti (di destra e di sinistra) per spartirsi le poltrone ed i lauti stipendi che ne derivano.

Le Authority dovrebbero funzionare ed adempiere il compito che assegna loro la legge. Questo per giustificare innanzitutto l'utilizzo di denaro pubblico che proviene dai contribuenti (o meglio da quelli - pochi - che le tasse le pagano, ma questo e' un altro problema). In certi casi, invece, la loro missione sembra una specie di lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento. Semplicemente perche' esse non vengono messe in grado di adempiere al compito assegnato.

Ho fatto questa premessa quasi scontata, perche' leggo che l'Authority per le Comunicazioni ha richiamato Retequattro. Motivo (anche se lo potete immaginare) e' l'ennesima apparizione del premier alla trasmissione di Irene Pivetti. Tale apparizione costituirebbe una "violazione dei principi di imparzialità dell'informazione". La trasmissione e' andata comunque in onda, i principi d'imparzialita' sono stati violati, e siamo tutti in attesa di una sanzione che verra' (se verra'...).

Proprio oggi, dal mio archivio, ho tirato fuori una notiziola presa da un sito di un quotidiano appartenente all'area dell'opposizione (*): nel 2003, in Israele, un giudice oscuro' il premier Sharon in diretta tv "perché anche a un primo ministro non è consentito di usare, a 19 giorni dal voto, Tv e radio di Stato per trasformare una conferenza stampa in una 'indebita propaganda elettorale' ".

Avete capito bene! Israele, che deve pensare alla guerra (quella vera!) un giorno si' e l'altro pure, non si fa problemi a censurare il suo primo ministro quando costui approfitta dell'esposizione mediatica per fare propaganda personale o per il suo partito.

La differenza tra quello che succede in Israele e quanto accade oggi in Italia a proposito della DIFESA SACROSANTA del DIRITTO di CITTADINI ad un'INFORMAZIONE LIBERA E PLURALISTA e' ben rappresentata dall'esempio - fatto da qualcuno - della giustizia sportiva amministrata sui campi di calcio.

Se, durante una partita, il giocatore Tizio della squadra A commette una scorrettezza o un fallo, l'arbitro punisce immediatamente la squadra A con un calcio di punizione in favore della squadra B, oppure con un cartellino giallo oppure, caso estremo, con l'espulsione dello stesso giocatore Tizio. Questo e' quanto accade nella realta'. Ed e' quanto accade nello stato d'Israele quando qualcuno si mette a giocare "sporco" sul terreno da gioco della comunicazione e dell'informazione.

Quello che accade invece in Italia puo' essere cosi' esemplificato. Tizio commette il fallo. L'arbitro, non interrompendo il gioco, prende nota del fallo commesso dal giocatore Tizio e, alla fine della partita, segnala il fallo o la scorrettezza ad un'apposita giuria che, dopo un certo numero di giorni (o settimane) decidera' se infliggere o meno una sanzione. Nel frattempo la squadra A avvantaggiata dalla scorrettezza di Tizio vince la partita. La squadra B potra' sempre fare ricorso ma intanto il campionato va avanti e la squadra A incamera il successo, vincendo magari anche il campionato.

Ovvio che se un arbitro si comportasse come appena descritto tutti (ma dico tutti) griderebbero allo scandalo e inviterebbero il malcapitato giudice di gara a fare ben altri mestieri. Ma sul campo da gioco - ben piu' importante e decisivo - dell'informazione e della comunicazione e' ESATTAMENTE cosi' che si svolgono le cose. In Italia.

C'e' da chiedersi perche' per le violazioni di un regolamento calcistico le sanzioni vengano comminate subito, mentre per le violazioni dei Diritti dei Cittadini, come appunto il diritto all'informazione, le sanzioni vengano differite alle calende greche o comminate quando ormai i giochi sono fatti. Siamo nel paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria, al Diritto - civile e penale - moderno, e va a finire che dobbiamo imparare dallo Stato d'Israele che e' nato neanche 60 anni fa!

(*) U. De Giovannangeli, 10.01.2003, unitaonline

Speciale libera informazione con gli interventi di UE, OSCE, ONU e del Consiglio d'Europa sull'anomalia italiana

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