NEW del 18 gennaio 2006

 
     

Giustizia : discorso del ministro , dati preoccupanti e troppo di parte
di Rita Guma

Dalla relazione del ministro Castelli al Senato emergono due aspetti significativi. Uno e' la diretta conseguenza della nuova legge che attribuisce ad un esponente politico, quindi di parte, e peraltro in sede politica come l'aula di Palazzo Madama, l'apertura dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, fatto afferente ad un potere che la Costituzione vuole indipendente dalla politica.

I toni del discorso quindi non sono quelli di una relazione, ma quelli di un comizio, ed i contenuti non sono descrittivi di una situazione, ma aggressivi di una 'categoria' che per tutta la legislatura e' stato il bersaglio del governo. Non a caso i senatori della CdL hanno approvato in Aula la relazione del ministro ed e' stata respinta la mozione presentata dall'opposizione, che ha criticato l'operato del ministro per l'intera legislatura. I senatori della maggioranza hanno anche ringraziato Roberto Castelli per il lavoro e l'impegno.

L'altro aspetto e' quello dei dati, presentati in modo che sostenessero la bonta' dell'attivita' di governo e del ministero Castelli, ma in qualche punto sono sfuggiti alle intenzioni, dimostrando il contrario di quello che si cercava di dire.

Partendo dagli attacchi, Castelli si e' dilungato sulla questione della 'punizione' dei magistrati. Parlo di punizione perche' i toni e le proposte vanno in questa direzione, non in quella di assicurare una giustizia equa anche per le Toghe. Il ministro parla di autoreferenzialita' della magistratura e chiede "un organo indipendente, formato da esimie personalita', che funga da sezione disciplinare per i magistrati". Nulla a che vedere con l'autogoverno e l'indipendenza stabiliti dalla Costituzione.

Per il guardasigilli occorrono anche "tribunali indipendenti", che intervengano "quando tra le parti in causa ci siano magistrati". Era gia' stato proposto per le Toghe un tribunale stile Corte d'Assise, con una giuria mista, popolare e togata, che avrebbe il non trascurabile effetto di ledere la Costituzione, stabilendo la disuguaglianza dei cittadini davanti alla legge, cosi' come ogni altro tribunale "speciale". Ma gia' la riforma dell'ordinamento giudiziario ha limitato le azioni dei magistrati, che sono 'meno cittadini' degli altri.

Per quanto riguarda i numeri, il ministro cerca di minimizzare il numero dei processi penali pendenti nel 2001, che erano otto milioni. Castelli ha sottolineato infatti che il 5-10% di questi sono gia' di fatto definiti, ma non dichiarati tali dagli uffici e quindi non presenti nel sistema informatico. Il che non cambia pero' molto la mole di lavoro dei magistrati e giustifica in buona parte la durata media dei processi, che e' di 82 mesi.

Insomma, alcune migliaia di magistrati (sono 8000 in totale ma c'e' pure il civile) devono fronteggiare una mole di lavoro non indifferente, tenendo conto che ogni processo impegna non meno di due Toghe (PM e giudice) e che in Italia per ogni sentenza e' prevista l'estensione della motivazione, che richiede tempi lunghi. A cio' si aggiungano i notevoli ritardi per le notifiche (dalla nuova legge sulla PA pure rese piu' difficili) e la questione della verbalizzazione manuale dovuta ai tagli dei fondi per stenotipia, che non solo incide sui diritti dell'imputato, ma richiede tempi supplementari. Tutte queste sono difficolta' la cui soluzione sarebbe stata di competenza del ministero, non certo dei magistrati, che piu' volte hanno sollecitato delle modifiche (per la stenotipia sostenuti anche dagli avvocati penalisti).

Altro dato-spia, l'elevato numero di prescrizioni derivanti dalla legge ex Cirielli (criticata con uno sciopero anche dai penalisti, che la considerano distruttiva) che oggi si riconosce ammontare a 35 mila. "Quando l'ANM parlo' di un numero di prescrizioni superiori a 40 mila ci venne risposto che davamo i numeri", ha commentato il segretario nazionale Nello Rossi. Inoltre il ministro ha ammesso che la legge Pecorella appena varata determinera' un aumento delle pendenze in Cassazione "in misura al momento non prevedibile".

Se a questi dati si aggiungono le mancate risposte ai problemi descritti prima e gli altri provvedimenti sulla giustizia prima approvati e poi dalla stessa CdL ritenuti sbagliati (falso in bilancio, legge sull'eta' di 'pensionamento' dei magistrati), ci si rende conto che non solo le riforme Castelli sono andate per lo piu' nella direzione punitiva nei confronti dei magistrati e che viceversa non hanno risolto i problemi piu' gravi della giustizia come la durata dei processi, ma che spesso sono state fatte in modo estemporaneo, senza valutarne la ricaduta.

Un risultato che va celebrato, non c'e' che dire.

Speciale giustizia

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