NEW del 15 gennaio 2006

 
     

Crimini comunisti e ideologia nazista alla condanna d'Europa
di Rita Guma

Il 25 gennaio 2006 l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa discutera' la condanna dei crimini del comunismo totalitario e la condanna dei tentativi di restaurazione dell'ideologia nazista.

Entrambe le questioni allarmano i partiti democratici che si rifanno, a sinistra ed a destra, ai fondamenti di queste ideologie e che si rinfacciano gli storici delitti, tanto che alcuni esponenti italiani di estrema sinistra hanno sollecitato i parlamentari della sinistra europea al Consiglio d'Europa a spendersi per evitare un nuovo maccartismo ed una condanna degli attuali partiti e governi comunisti. Ma cercheremo di analizzare a partire da precedenti storici e dai documenti europei se c'e' realmente questa possibilita'.

Per parlare di diritti umani e di violazione agli stessi occorre rifarsi alla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite, che all'articolo 1 recita "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignitą e diritti" ed all'articolo 2.1 afferma "Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertą enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione". Principi ripresi anche nella Carta dei diritti dell'Unione Europea e gia' presenti nella nostra Costituzione.

Pertanto, una ideologia che neghi per principio tali punti, pur non richiamandoli esplicitamente (la carta ONU e' del 1948, post Olocausto e post Rivoluzioni rosse), e' contraria ai diritti dell'uomo e quindi condannabile e illegale. Il nazismo la nega, teorizzando la superiorita' della razza, il comunismo ne fa invece in teoria la sua bandiera, quindi e' facile trarre la conclusione.

La questione e' in realta' gia' stata affrontata dal Tribunale dei diritti dell'uomo (che fa capo proprio al Consiglio d'Europa) che con sentenza del febbraio 2005 chiari' di fatto come l'ideologia comunista non sia di per se' antidemocratica, violenta o contraria ai diritti umani. Nella sentenza la Corte condannava la Romania, rea di aver voluto escludere dalle competizioni elettorali e dalla vita politica il partito comunista Nepericisti.

Il Tribunale internazionale spiegava che vi e' liberta' di associazione di un partito indipendentemente dalla sua ideologia, purche' il suo fine sia legittimo e riteneva il fine di quel partito legittimo in quanto si rifaceva alla ideologia comunista ma anche alla democrazia e quindi non teorizzava totalitarismi. Nella stessa sentenza, la Corte stabili' che l'illegittimita' di un partito politico puo' viceversa derivare dal riscontro di condotte che concretizzino reati di incitamento o ricorso alla violenza, o mirino all'abbattimento del pluralismo politico.

In punta di diritto sono quindi certamente condannabili i crimini del totalitarismo comunista e la condotta illegale di persone o partiti che nel corso della storia hanno dichiarato di richiamarsi a principi di per se' legittimi. E, sempre in base al diritto internazionale e' condannabile il nazismo, il razzismo, l'antisemitismo e qualsiasi altra ideologia che teorizzi la supremazia di una razza, un'etnia o altra differenza fra uomini, spianando la strada di fatto a genocidi e altre violazioni del diritto internazionale.

La sentenza citata e il ragionamento sul diritto fondamentale sono pero' spesso estranei al dibattito sulle due ideologie e sui crimini da esse commesse, che va avanti da sempre a livello politico - con la destra che chiede la condanna del comunismo al pari del nazismo -, e la discussione proposta all'attenzione dell'organismo paneuropeo potrebbe essere un importante momento per chiarire definitivamente la questione, che riguarda indegne e significative violazioni dei diritti umani ma sconfina in aspetti di appartenza e simpatia politica al confine del tifo da stadio.

Sul nazismo si era valutata ad un certo punto (anche da parte del commissario alle liberta' civili Frattini) la possibilita' di condannare i simboli nazisti, opzione poi abbandonata nel timore, fra l'altro, di confliggere con la liberta' di espressione. Tuttavia la commissione europea, che pur prende posizione spesso in favore dei diritti umani nel mondo, e' un organismo prettamente politico con attenzione ai diversi equilibri - promanando dai governi dei singoli Stati membri UE -, ha scopi gestionali ed infine non comprende i tanti ex Paesi comunisti che partecipano invece al Consiglio d'Europa, il cui precipuo scopo e' la difesa dei diritti umani.

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