NEW del 18 dicembre 2005

 
     

USA : re George Bush contrattacca su spionaggio su Americani
di Rico Guillermo

A poco a poco i nodi dell'amministrazione Bush sui diritti umani e le liberta' civili stanno emergendo anche fra i sostenitori del suo partito.

Arrivano infatti le critiche allo spionaggio perpetrato ai danni di cittadini americani innocenti, dopo il ritorno delle critiche sulle false informazioni che hanno giustificato la guerra in Iraq, dopo l'imposizione da parte del Senato del divieto di tortura e dopo il rifiuto di prorogare la legge antiterrorismo ed ammazza liberta' civili del Patriot Act.

E ancora una volta i giornali anglosassoni si mostrano campioni delle liberta' civili e non supini al potere. Dopo le rivelazioni del Washington Post sulle prigioni USA in Europa - fatto mai smentito, ma politicamente giustificato dalla Casa Bianca -, e sui prigionieri condotti dalla CIA in prigioni all'estero in Stati che sono soliti praticare la tortura - fatto smentito da Condoleezza Rice ma ancora oggetto di inchieste giudiziarie e diplomatiche in Europa - e' stato il New York Times a rivelare che lo stesso presidente Bush ha avallato programmi di controllo su cittadini americani innocenti nell'ambito della guerra al terrorismo.

Dall'ottobre del 2001, l'Agenzia di Sicurezza Nazionale avrebbe ascoltato di nascosto le telefonate internazionali e letto le e-mail di persone residenti negli Stati Uniti senza una autorizzazione giudiziaria. La leader democratica al Congresso, Nancy Pelosi, ha detto di aver gia' diverse volte espresso preoccupazione per il fatto che Bush avesse autorizzato attivita' non specificate condotte dalla NSA, la maggiore agenzia di spionaggio degli USA, mettendone in dubbio la legalita'.

Di fronte alla critica feroce ed alle sfide alla sua autorita' nel Congresso, George W. Bush ieri ha difeso questa sua scelta post 11 settembre, con il pretesto della difesa di vite americane da ipotetici nuovi attentati. Il presidente americano ha replicato duramente alle accuse, ha definito irresponsabile il blocco del Patriot Act da parte dei senatori, facendo chiaramente intendere che non ha intenzione di accettare blocchi alle sue autorizzazioni di attivita' di controllo su persone collegate a gruppi terroristici internazionali tramite l'agenzia NSA. Con cio' Bush ha riconosciuto di aver effettivamente autorizzato i programmi di intercettazione piu' di 30 volte.

Contro le argomentazioni di lesione dei diritti costituzionali degli Americani, Bush ha opposto i suoi poteri costituzionali come "comandante in capo" ed ha detto che la sua azione mira proprio a difendere le liberta' civili. Egli ha promesso che continuera' a farlo finche' sara' presidente. Ma molti esperti dicono che Bush - forte del sostegno dei suoi consiglieri - si e' preso un potere molto maggiore delle prerogative che la Costituzione gli garantisce.

Un senatore democratico ha detto: "E' il presidente George Bush, non re George Bush", mentre quanto alle motivazioni addotte, e' stato un suo collega repubblicano a rispondere al presidente, ricordandogli la frase di uno dei firmatari della Costituzione americana, Benjamin Franklin: "quelli che cederebbero le liberta' fondamentali nell'inseguimento di una poca sicurezza provvisoria non meritano ne' la liberta' ne' la sicurezza".

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