NEW del 20 ottobre 2005

 
 
       
 

Spagna emette mandato d'arresto per omicidio per soldati USA
di
Rico Guillermo

E' "discutibile" il mandato d'arresto internazionale emesso dal giudice spagnolo nei confronti di tre soldati americani accusati di aver ucciso il cineoperatore televisivo spagnolo Josè Couso a Baghdad, in Iraq. Lo ha affermato il procuratore generale Cándido Conde-Pumpido.

Il magistrato dell'Audiencia Nacional, Santiago Pedraz, era intenzionato a chiedere l'estradizione dei tre militari, il Sergente Thomas Gibson, comendante del carrarmato che sparo' il proiettile contro Couso che filmava, il capitano Philip Wolford, superiore di Gibson, ed il luogotenente colonnello Philip D. Camp, loro responsabile.

Tuttavia il procuratore generale afferma che l'atto giudiziario di mandato d'arresto non sia corretto, in quanto mira a portare in prigione persone che non sono ancora state audite, per cui ritiene vada studiato un altro metodo. Inoltre egli ha suggerito che sia meglio che una dcisione di tanta rilevanza internazionale sia assunta dal Triunale superiore e che non debba essere un singolo giudice a farsene carico.

Il problema non e' comunque, come pensano alcuni, quello della giurisdizione, in quanto la Spagna ha sempre perseguito delitti (anche contro l'umanita') attribuendosi una giurisdizione internazionale, come per il recente processo per l'11 settembre celebrato a Madrid, in cui pero' i destinatari dei provvedimenti internazionali emessi dai giudici istruttori erano sospetti terroristi o ex funzionari di dittature sudamericane, spesso gia' in carcere all'estero.

Couso, che lavorava per la rete spagnola Telecinco, mori' nell'aprile 2003 presso l'hotel Palestine, dove fu ucciso da "fuoco amico" anche il cineoperatore Taras Protsyuk, cittadino ucraino ma polacco di adozione, inviato della Reuters. Quasi contemporaneamente in altro edificio preso di mira dagli americani perse la vita un terzo giornalista.

Un portavoce del tribunale spagnolo ha detto che gli Stati Uniti non hanno fornito alcuna cooperazione giudiziaria nel cercare di risolvere il caso. Tale accusa era stata portata pu' volte alle autorita' USA dalle associazioni internazionali per la protezione dei giornalisti e della liberta' di stampa che, come anche la famiglia di Couso, avevano chiesto pu' volte un'inchiesta indipendente.

L'esercito USA aveva condotto un'inchiesta interna in cui i militari avevano ammesso di aver sparato e ucciso, giustificandosi con il fatto che il cameraman imbracciava una cinepresa che sembrava un'arma pronta a sparare. Non avevano quindi ricevuto alcuna sanzione. Un legale della famiglia Couso ha affermato di dubitare - per la mancata collaborazione USA - dell'effetto del mandato d'arresto, che comunque rimarra' in vigore fino a che un tribunale superiore non lo revochi, proabilmente oggi.

Il Pentagono non ha risposto subito alle richieste di estradizione. Gia' in precedenza Corti europee hanno emesso atti d'accusa per i crimini di guerra nei confronti di funzionari degli Stati Uniti, fra cui il segretario alla difesa Donald Rumsfeld e il Gen. Wesley Clark, ma gli USA non hanno permesso che i propri uomini venissero processati.

Al Jazira aveva accusato le truppe USA di aver deliberatamente preso di mira le strutture dove erano i giornalisti, ma un generale del Pentagono aveva negato decisamente che i soldati americani avessero mai deliberatamente mirato ad un giornalista.

Di recente, pero', il direttore generale di Reuters aveva scritto alla competente commissione del senato americano dicendosi convinto che i soldati USA in Iraq mirassero ad impedire l'informazione corretta e completa dal teatro di guerra, arrestando arbitrariamente ed uccidendo sul campo i giornalisti. Rumsfeld, ultimo destinatario di questa autorevole accusa-petizione, aveva rassicurato sul suo impegno sulla questione.

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