NOTIZIARIO del 12 agosto 2004

 
     

Iraq : giornalisti arrestati e censurati
di Rico Guillermo

Dall'inizio della guerra in Iraq la situazione dei giornalisti non e' stata molto sicura, ma di recente la situazione si e' fatta piu' pesante, a dispetto delle promesse di un rispristino della liberta' di espressione.

La scorsa settimana il primo ministro ad interim Iyad Allawi chiuse gli uffici di Baghdad della TV satellitare in lingua araba del Qatar Al Jazira, gia' da tempo nelle mire degli Stati Uniti e del governo ad interim da essi sostenuto.

Ancora non sono stati scarcerati i quattro giornalisti iraniani dell'agenzia di stampa iraniana IRNA arrestati dalla polizia irachena a Baghdad la notte fra il 9 e il 10 agosto. Nella sede dell’IRNA a Teheran dal 9 agosto non arrivavano piu' loro notizie da quella data e si temeva inizialmente che potesse trattarsi di un rapimento.

Invece Mostafa Darban, responsabile dell’ufficio di corrispondenza dell'agenzia, e tre dei suoi collaboratori, Mohammad Khafaji, Mohsen Madani e Abu Ali, sono stati fermati da alcuni poliziotti iracheni in divisa, mentre si trovavano negli uffici. Tutto il materiale professionale dei giornalisti e' stato confiscato dalla polizia.

Reporter senza frontiere ha espresso la sua preoccupazione: "Denunciamo questi arresti, resi ancora piu' preoccupanti dalla mancanza di spiegazioni da parte della polizia, che continua a non dare chiarimenti sulla situazione dei quattro giornalisti." L'organizzazione ha chiesto al ministro degli Interni iracheno, Falah Hassan al-Naqib, "di fare luce su questi arresti e di liberare al piu' presto i giornalisti prigionieri senza nessun motivo".

RSF ricorda che il 1° luglio 2003, due giornalisti iraniani della rete televisiva pubblica IRIB, Saïd Aboutaleb e Soheil Karimi, furono arrestati dall'esercito americano e detenuti per quattro mesi per aver "infranto la sicurezza" dell’Iraq. Le forze americane informarono il console iraniano a Baghdad solo 15 giorni dopo l’arresto dei due giornalisti.

Le forze di occupazione hanno anche arrestato Muthana Harith Al Dhari, editore del giornale Al Basaer e responsabile dei media per l'influente associazione degli Studiosi Musulmani. In quell'occasione Al Sammarai, un influente guida sunnita dell'Iraq, commento': "questo e' il lavoro delle forze di occupazione. Sono qui ad intimidire la gente e non per non ricostruire il nostro Paese". Al Sammarai disse di non avere idea del perche' Al Dhari era stato arrestato.

Amar Abd Al Karim, che stava accompagnando Al Dhari quando e' stato arrestato, ha detto che il convoglio di soldati USA che aveva bloccato il gruppo in cui era l'editore, dopo averli perquisiti ha preso in consegna Al Dhari dicendo di aver rilevato sulle sue mani tracce di esplosivo, anche se fino a pochi momenti prima l'editore era in uno studio televisivo libanese per registrare un'intervista. Gli accompagnatori hanno raccontato di essere stati minacciati d'arresto in caso di resistenza.

La redazione del giornale edito da Al Dhari ha dichiarato di considerare illegale l'arresto ed aggiunto che "i giornalisti dell'Iraq condannano l'arresto del Dott Muthana e chiederanno ai sindacati dei media interni ed esterni all'Iraq di intervenire ed invitare gli Stati Uniti a liberarlo." In redazione si commenta che l'arresto fosse avvenuto per i contenuti di un'intervista radiofonica che le autorita' di coalizione a guida USA non hanno gradito.

Anche la Corea del sud ha posto la censura sugli avvenimenti iracheni, la prima volta sul filmato di decapitazione dell'ostaggio sudcoreano rapito in Iraq da militanti armati, la seconda volta dieci giorni fa, quando ha intimato ai giornalisti di cessare le corrispondenze dall'Iraq, per la quale censura si e' appellato alla sicurezza nazionale, minacciando denunce in tribunale per ogni violazione della disposizione.

Una delle differenze fra questa guerra ed altre del passato e' che la televisione ed internet permettono di seguire ad ogni passo scene e retroscena, evidenziando abusi e soprusi commessi dai "liberatori" e presentando una versione diversa da quella ufficiale. Non vogliamo dire che sia quella giusta, ma il fatto che la sua diversita' debba essere a tutti i costi cancellata non e' certamente un buon segnale.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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