![]() ![]() |
|||
NEW del 23 settembre
2005
|
|||
![]() |
![]() |
||
![]() |
![]() |
||
Giustizia
: Consiglio ministri approva quattro decreti e fallimentare Il Consiglio dei ministri ha approvato quattro decreti legislativi delegati che attuano alcuni dei capitoli della riforma dell'ordinamento giudiziario, nonche' il decreto legislativo delegato di riforma del diritto fallimentare. I quettro decreti derivanti dalla delega parlamentare contenuta nella legge di riforma dell'ordinamento giudiziario riguardano l’istituzione della Scuola superiore della magistratura; la disciplina del conferimento degli incarichi direttivi giudicanti e requirenti; la modifica dell’organico della Corte di Cassazione; la composizione, le competenze e la durata in carica dei consigli giudiziari e l’istituzione del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione, con poteri consultivi, di proposta, di vigilanza, nonché in materia di stato giuridico ed economico dei magistrati. Sugli schemi di decreti legislativi verrà acquisito il parere delle Commissioni parlamentari e del C.S.M. In merito alla riforma, la giunta esecutiva dell'associazione nazionale magistrati aveva dichiarato due giorni fa che era necessario riformare - ed infatti numerose ed anche incisive erano le proposte provenienti dai magistrati stessi - ma che la forma varata presenta gravissimi problemi di ingestibilita' provocando fra l'altro rallentamenti nella giustizia ed una connotazione carrieristica negativa della professione di magistrato. Ma, a giudizio delle Toghe, l'azione del governo va inserita nel progetto di riforma costituzionale in atto. Il rapporto tra politica e giurisdizione e' infatti - a giudizio dei magistrati - in qualche misura fisiologicamente conflittuale, in tutti i tempi ed in tutti i Paesi, per cui gli ordini giudiziari liberi e indipendenti sono visti con diffidenza ed il controllo di legalita' da loro esercitato e' fastidioso e talora temuto. Ma, sottolineavano i magistrati, nell'attuale contingenza politica si sostiene che l'intero sistema disegnato dalla Carta Costituzionale e' ormai obsoleto, per cui i sistemi tradizionali di formazione della volonta' politica, il bilanciamento di poteri tra i vari organi, i controlli incrociati previsti da procedimenti istituzionali complessi, sono vissuti come fastidiosi orpelli, che limitano la volontà degli eletti dal popolo sovrano. Ecco perche', secondo l'ANM, i primi meccanismi destinati ad andare in sofferenza sono quelli deputati dalla Costituzione al controllo sull'esercizio del potere di governo nell'ambito della legge: il Capo dello Stato, la Corte Costituzionale, la giurisdizione e lo stesso Parlamento. La riforma costituzionale in via d'approvazione incide infatti pesantemente proprio sulla conformazione e sulle funzioni di questi organi, marginalizzandone l'intervento rispetto all'azione di governo e modificandone la struttura in modo da renderli piu' controllabili. Di conseguenza occorreva ridefinire il ruolo della giurisdizione, deputata per eccellenza al controllo di legalita' attraverso l'indipendente applicazione della legge, a garanzia dei diritti individuali e collettivi e del principio d'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, azione possibile grazie all'autonomia e l'autogoverno assegnato al Consiglio Superiore della Magistratura, la distinzione del ruolo del Ministro della Giustizia rispetto al sistema di governo autonomo, e la diffusione del potere giudiziario affidato a magistrati che si differenziano solo per funzione, principi stabiliti dalla Costituzione. L'impianto della riforma - secondo i magistrati - tende a mortificare il ruolo del CSM, a vantaggio di quello del Ministro e di organi esterni al Consiglio. La gerarchizzazione degli uffici requirenti e la verticalizzazione di quelli giudicanti, nonché l'attribuzione di un ruolo predominante agli appartenenti ai gradi superiori della giurisdizione, confligge con il principio della differenziazione dei magistrati solo per funzione, mentre la Scuola viene sottratta all'apparato di autogoverno. Secondo gli avvocati penalisti, la riforma dell'ordinamento giudiziario "ha sacrificato il principio costituzionale della terzietà del giudice", mentre i diversi provvedimenti a modifica del codice penale - compresa la ex Cirielli - sono stati fatti senza tener troppo conto "della nostra Carta fondamentale, e particolarmente del diritto di difesa, della funzione rieducativa della pena, della presunzione di non colpevolezza, dei canoni del Giusto Processo", generando una giustizia a "doppio binario", "automatica e spersonalizzata per i così detti 'delinquenti' quanto cauta e comprensiva con le persone 'per bene' ". Sulla riforma del diritto fallimentare si erano invee espressi negativamente diversi giuristi e gli avvocati civilisti, sollevando critiche di tipo tecnico su diersi punti del ddl. ___________ NB:
I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE
E LINKANDO
|
Critiche alle riforme della giustizia da:
|