NEW del 03 maggio 2005

 
     

Nicola Calipari : doppia verita' e libera informazione
di Rita Guma

Questa giornata mondiale per la liberta' d'informazione cade durante la vicenda dei rapporti sulla morte del funzionario del SISMI Nicola Calipari. Ritengo che cio' sia importante per l'Italia, infatti questa storia - che accomuna CITTADINI di destra e di sinistra in un medesimo sdegno - fa comprendere meglio di molte altre come l'informazione possa essere manipolata (al momento della raccolta dei dati o della loro presentazione).

Calipari non era un uomo di sinistra, come invece accaduto a Baldoni, a Torretta e Pari ed alla stessa Sgrena, e nemmeno di destra; non era li' per guastare, criticare o altre operazioni denigrabili, ma era sul posto per fare il suo dovere, un dovere dai risvolti umanitari, e ha perso la vita da eroe. Calipari era uno di noi, dei migliori fra noi, operoso nella vita, generoso nella morte, e nessuno deve o puo' farne la propria bandiera.

Dunque tutti vogliamo sapere come e' andata, come in altre occasioni chiedono le famiglie delle vittime, magari in quei casi schernite o giudicate 'piantagrane' quando non addirittura offese con il revisionismo piu' cieco. Per intenderci, parlo delle vittime che sono etichettate a priori e che quindi non hanno diritto, secondo alcuni, a sapere la verita'. I morti di Falluja, i prigionieri di Guantanamo, Abu Ghraib e delle altre prigioni, i ninos de rua, le vittime di turno dei vari dittatori che qualificano come terroristi i dissidenti o le minoranze etniche e religiose e coprono cosi' i loro abusi piu' turpi agli occhi del mondo.

E' una storia di informazione e malainformazione la vicenda di Nicola Calipari, con i due rapporti divergenti (ma quello USA, a ben leggere, converge grazie alle sue incongruenze, con le parti che appaiono scritte da uno sceneggiatore - come l'accenno all'atmosfera nell'abitacolo della Toyota che correva verso l'aeroporto di Baghdad - e con quelle che dichiarano esplicitamente che gli autori degli spari distrussero la scena del delitto, azione che persino un ragazzino che abbia visto un poliziesco di serie B attribuirebbe solo all'assassino che voglia nascondere le prove).

Il nostro diritto all'informazione - che va di pari passo con la liberta' di stampa e con il diritto delle vittime alla verita' - va difeso sempre. Vanno difesi i giornalisti che operano sul campo in condizioni difficili e ricordati quelli che sacrificano la loro vita per assicurarci queste informazioni e per far emergere verita' spesso scomode per i potenti. Vi e' bisogno di giornalisti nelle zone di guerra, per raccontare cio' che accade non secondo le logiche politiche e le convenienze di schieramento militare, ma secondo cio' che si vede ad occhio nudo, come ha ricordato sia l'UNESCO che il Consiglio d'Europa.

Al di la' di come finira' la vicenda a livello politico - e questo lo sapremo giovedi' quando Silvio Berlusconi riferira' in parlamento - la "doppia storia" di Calipari e' emersa non perche' in Italia vi sia libera informazione, ma perche' per la prima volta il fronte militare e' stato diviso (e lo avevamo previsto), con i militari Italiani bersaglio del fuoco 'amico' da una parte e i soldati USA dall'altra. Ma tanti altri erano stati vittime del fuoco amico senza suscitare tanta attenzione e ci sono molte storie che non vengono a galla perche' le vittime stanno da una parte e gli autori dei delitti (talora veri carnefici) dall'altra.

I giornalisti sopperiscono a questa terribile carenza di verita' e cercano - con maggiore o minore distacco, certamente - di darci una visione di cio' che e' accaduto senza gli "omissis" di chi tollera sul luogo dell'azione solo il giornalismo "embedded" e vorrebbe relegare i reporter solo nei luoghi dove il colpevole e' un poveraccio, da poter mettere ai ceppi con clamore ma senza pestare i piedi a nessun potente.

Speciale libera informazione


by www.osservatoriosullalegalita.org

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Calipari: rapporto italiano

Calipari: chiediamo giustizia e informazione

Sgrena-Calipari: prima vittima la verita'