NOTIZIARIO del 6 marzo 2005

 
     

Sgrena Calipari e guerra in Iraq . Prima vittima la verita'
di Alessandro Balducci*

Nei commenti che si ha occasione di leggere sulla recente tragedia di Baghdad in cui ha perso la vita Nicola Calipari, spesso si conclude con l'amara considerazione: "Non sapremo mai tutta la verita'".

C'e' da dire che - considerando i precedenti accadimenti nel nostro Paese (strage di Portella della Ginestra, Ustica, caso Moro) nel quale per vie traverse spesso sono stati coinvolti sia i servizi segreti statunistensi, sia direttamente le Forze Armate Usa - purtroppo tale considerazione ha un largo fondamento di verita'.

Tuttavia non bisogna mai disperare di sapere e conoscere la verita': se non altro perche' tale "esercizio" (passatemi il termine) serve per prevenire il ripetersi delle tragedie umane e degli errori. E poi e' anche vero che proprio nel Paese - gli Stati Uniti - che spesso viene additato come la causa di molti dei mali del mondo, la pluralita' e il grado di approfondimento delle fonti informative e' tale che e' stato proprio grazie ad esse che su parte dei misteri e delle tragedie del passato si e' cominciato a far luce.

Facevo queste considerazioni quando ieri, scorrendo le pagine di un giornale di orientamento conservatore, mi e' capitata sott'occhio una notizia, infilata tra i molti articoli e commenti a proposito della tragedia Sgrena-Calipari. Si tratta di questa: "L'accusa del medico che deve valutare le condizioni degli abitanti dell'ex roccaforte sunnita: "A Falluja i marines hanno usato armi chimiche". "E non escludo il nucleare."" (L'articolo)

L'accostamento delle notizie di certo e' casuale ma rende ben conto di quella che e' la vera ragica realta' dell'Iraq e della guerra che travolge quel martoriato Paese: la sconfitta, prima di tutto, della verita'. E con essa, anche della capacita' di fare giustizia.

E' mai possibile, che di tutti i capi di Stato europei che hanno avuto occasione di incontrare G.W. Bush e Condoleezza Rice, a nessuno sia venuto in mente di chiedere al governo degli Stati Uniti che cosa sia realmente successo a Falluja?

Un'intera citta' e' stata prima evacuata (ma non tutti gli abitanti sono riusciti a fuggire) poi messa a ferro e fuoco per stanare duemila guerriglieri, e nessuno sa quante siano le vittime, che cosa ne sia stato dei prigionieri, dei civili rimasti, dei feriti.

Come si puo' giustificare una guerra che, anche se cominciata illegalmente e poi "legalizzata" in extremis dall'Onu, e' stata avviata da Paesi a tradizione democratica ed in nome della democrazia quando democrazia significa fondamentalmente trasparenza e liberta' d'informazione?

Perche' con questa cappa di buio e di menzogne che continua a gravare sull'Iraq - e da questo punto di vista l'invito (minaccia?) ai giornalisti italiani di andare via dall'Iraq fatto dal governo qualche settimana fa certo non aiuta - per l'opinione pubblica dell'Occidente e del mondo sara' impossibile avere una risposta anche ad un'altra fondamentale domanda: e cioe' se il risultato della campagna militare in Iraq costituito dall'allontanamento di Saddam e dalle prime elezioni libere, sia poi valso il costo umano che quel Paese ha dovuto sopportare.

O meglio - come evidenziato gia' da E. Scalfari qualche giorno fa - se tale risultato poteva essere conseguito in modo diverso e senza imporre agli Iraqeni una guerra guerreggiata che oltre a costare un numero imprecisato di vittime civili ha finito per scatenare il fondamentalismo estremista islamico.

Come dicevamo prima: sapere la verita' sul passato e sul presente. Per non fare altri errori in futuro.

* referente dell'Osservatorio per l'Emilia Romagna

Una legge vietera' di informare sulla guerra

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