NEW del 03 maggio 2005

 
     

Calipari : rapporto USA , dinamica sparatoria e cosa accadde dopo
traduz. e sintesi di di Gabriella Mira Marq e Rico Guillermo per Osservatorio sulla legalita'

(prima parte)

Secondo il rapporto USA, approssimativamente verso le 20.50, Lozano disse che un'auto si avvicinava ed era a circa 140 metri dal posto di blocco. Quindi, agitando la luce con la mano sinistra, indirizzo' la luce nell'auto prima che arrivasse alla linea d'allarme. Dopo poco Domangue diresse la luce verde al laser verso il parabrezza.

Entrambi hanno dichiarato che l'auto viaggiava a velocita' eccessiva, piu' velocemente che gli altri veicoli durante la sera. Senza rallentare l'auto continuava verso la linea di pericolo con le luci puntate su di essa giungendo piu' vicino ai soldati che ogni altro veicolo quella sera. Quando l'auto giunse alla linea di pericolo, Lozano, mentre ancora teneva la luce con la mano sinistra, con la destra sparo' alcuni colpi di avvertimento sul terreno dove stava per giungere l'auto, ma il veicolo mantenne l'andatura "veloce".

Brown, l'ufficiale della polizia di New York presente nella pattuglia, conferma che l'auto andava ad elevata velocita' tanto che temette che essa non avrebbe retto durante la curva. Lozano oriento' allora la sua arma verso la parte frontale dell'auto e con entrambe le mani sull'arma fece fuoco spostando la mira dal terreno all'abitacolo. Gli spari colsero la parte destra e il fronte del veicolo, spostato a sinistra per il tiro, rompendo i finestrini laterali. L'agente del SISMI alla guida reagi' dicendo al telefono "ci stanno attaccando" ('non sapendo chi gli stesse sparando', aggiunge il rapporto USA) ” , dopo di che l'auto sbando'.

Lozano smise di sparare e disse che l'auto rallentava e si fermava. Erano passati circa quattro secondi, dice il rapporto, fra lo sparo della prima serie di colpi, e non piu' di sette secondi dal momento che l'auto aveva attraversato la linea d'allarme. Questo articolo e' copyright osservatorio sulla legalita'. Dopo l'incidente Carpani usci' dall'auto con le mani alzate ed il cellulare in una mano, e disse ai soldati che era dell'Ambasciata italiana.

Acosta, Brown, O’Hara e Peck si avvicinarono all'auto. Brown mise giu' l'agente del SISMI e gli chiese se vi erano altri in macchina. Carpani disse che c'erano altre due persone e che c'era un'arma sul sedile ed un'altra in mano al passeggero maschio (Calipari) sul sedile posteriore. Brown sposto' l'autista italiano a circa 10 metri dall'auto sul lato della strada per interrogarlo. Dopo un controllo dei cellulari e dei tesserini identificativi di Carpani e Calipari, Brown li restitui' a Carpani.

A questo punto Brown decise che l'auto fosse parcheggiata finche' continuava a funzionare. Acosta chiese al sergente Domangue di informare il capitano Drew e mandare lo specialista Mejia con il suo kit medico. Quest'ultimo arrivo' e trovo' Calipari gravemente ferito. Calipari spiro' pochi minuti dopo. Peck - dopo aver assistito il collega accanto al funzionario del SISMI - torno' a prendere Lozano. Mejia rivolse le sue cure alle ferite di Giuliana Sgrena.

Nel frattempo O’Hara bendo' Sgrena. Drew giunse sula scena del dramma con lo specialista Silberstein, medico, che visito' la giornalista italiana e provvide al suo shock. In seguito confermo' che Calipari era morto. Drew fece il punto della situazione passando le informazioni disponibili al comando ed ordino' di evacuare i feriti all'ospedale della zona internazionale, chiedendo anche un'ambulanza per Calipari.

Sgrena a Calipari furono evacuati separatamente. Il contenuto dell'auto prima degli spari fu poi restituito a Carpani. Prima che quest'ultimo fosse portato all'ospedale fece circa sette telefonate con il proprio cellulare. Questo articolo e' copyright osservatorio sulla legalita'. Il sergente di prima classe Feliciano giunse con Drew e comprese che Carpani parlava Spagnolo. In tal modo pote' metterlo al corrente delle condizioni dei suoi compagni, che prima egli aveva richiesto senza poter ottenere risposta.

Feliciano chiese chi fosse la Sgrena e come mai stessero cercando di raggiungere l'aeroporto. Secondo il rapporto USA, Carpani avrebbe detto a Feliciano che egli aveva sentito gli spari e ed era stato preso dal panico, accelerando, cercando di arrivare all'aeroporto piu' velocemente possibile (questo punto dimostrerebbe che non vi erano poi stati tanti avvertimenti luminosi, altrimenti l'agente del SISMI non avrebbe parlato di spari che provenivano "da qualche parte"). Feliciano diede dell'acqua a Carpani, che riprese a telefonare. Egli contatto' Castilletti (il funzionario italiano che attendeva all'aeroporto di Baghdad).

L'"incidente" fu riportato al comando e il comando generale ordino' un'inchiesta preliminare. Prima che gli inquirenti giungessero sulla scena, precisa il rapporto USA, le armi coinvolte nell'incidente erano state spostate e l'auto era stata spostata "nello sforzo di ripulire il luogo".

In pratica la scena del misfatto era stata distrutta, con prove cancellate o eliminate, e rimangono quasi solo le testimonianze dei militari coinvolti e degli Italiani coinvolti. Il rapporto italiano rileva queste carenze, insieme a quelle di comunicazione ed organizzative, e conferma sostanzialmente la versione di Giuliana Sgrena e di Andrea Carpani.

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