NOTIZIARIO del 15 novembre 2004

 
     

Rocco Buttiglione eroe per caso intervistato dallo Spectator
trad. e riduz. di Giulia Alliani

Pare che spesso il martirio induca, alla fine, uno stato euforico. Pare che anche Tommaso Moro, poco prima di morire, si fosse rivolto al boia con un paio di battute. Rocco Buttiglione, secondo il settimanale inglese The Spectator, si trova in un simile stato di euforia dopo il chiasso seguito alla sua esclusione dalla Commissione Europea, e si e' lanciato in una campagna pan-europea per la liberta' di coscienza.

Gli arrivano tantissimi messaggi di solidarieta',le persone per la strada lo salutano sorridendo e, secondo i sondaggi, tre italiani su quattro sono d'accordo con lui. E' felice della piega che hanno preso le cose? "Felice non direi. Penso che sarei stato un buon commissario. Altri, pero', hanno rinunciato alla vita per la loro fede, io invece ho rinunciato soltanto allo stipendio di commissario".

Beh, non proprio soltanto lo stipendio, eh? La macchina, l'autista, la dotazione per le spese di rappresentanza, una generosissima pensione. Ci sara' pure un po' di rimpianto, no? "La politica ha a che fare con l'idealismo. Io sono stato messo alla prova, e ho cercato di rimanere fedele al credo che ha dato senso alla mia giovinezza, e che poi ho cercato di seguire anche da adulto meglio che ho potuto".

Dopo aver delineato, a beneficio dei lettori piu' distratti, lo svolgersi dell'avventura buttiglioniana al Parlamento europeo, il giornalista dello Spectator, che e' un giornale conservatore ed euroscettico, arriva alla questione che piu' sembra interessarlo e cita una dichiarazione di Buttiglione: "Nessuno dovrebbe essere discriminato sulla base del proprio orientamento sessuale. Cio' e' scritto nella Carta dei Diritti Fondamentali e nella Costituzione [europea] ed io mi sono impegnato a difendere questa costituzione".

Ed e' a questo punto che il giornalista, che e' anche Europarlamentare, protesta: "La parte veramente offensiva di quella dichiarazione e' passata inosservata: e cioe' il fatto che Buttiglione considerasse la Costituzione gia' in vigore sebbene nessun paese l'avesse ancora ratificata. Come quasi tutti i suoi colleghi, Buttiglione aveva dichiarato che non era necessario attendere i referendum nazionali per attuare molte parti del documento.

Ma nessuno aveva fatto obiezioni a proposito di questo atteggiamento di disprezzo nei confronti del processo democratico, o dei conflitti di interessi di almeno tre dei commissari designati, o del fatto che, fra loro, sette su venticinque erano stati dei comunisti." Eppure - dice l'intervistatore - e' strano che la polemica abbia investito un argomento di interesse strettamente nazionale.

Bruxelles e' piena di cattolici. Perche'prendersela solo con Buttiglione? "Ero un bersaglio adatto perche' davo fastidio a due lobbies: quella anti-cristiana e quella anti-berlusconiana. Era una trappola preparata in Italia fin da luglio. La sinistra si e' servita della polemica per affermare il principio che l'Unione Europea puo' intervenire in questioni di politica familiare e di etica personale. Hanno anche creato un precedente che fissa il principio per cui i singoli stati non possono piu'nominare i loro Commissari. Per raggiungere lo scopo avevano bisogno di dipingermi come un omofobo. Ma sono ancora convinto di non aver fatto niente di sbagliato".

Allora si potrebbe dire che non e' lei che ha commesso un peccato, ma che gli altri hanno peccato contro di lei? "Ha, ha" Ci dev'essere qualche fondamento nella teoria della trappola. Dopo tutto la faccenda del "peccato" era un diversivo: da cristiano, Buttiglione non avrebbe potuto dare una risposta diversa. In men che non si dica gli Europarlamentari di sinistra avevano fatto circolare un comunicato stampa con la loro versione dei fatti, quella che ora tutti credono sia la giusta.

E' sorprendente, continua l'ingenuo giornalista inglese, che non deve aver mai vissuto troppo a lungo vicino alla Citta' del Vaticano, quanto possa essere forte l'anticlericalismo fra i socialisti del Sud Europa. Molti fra loro vedono ancora la politica in termini ottocenteschi: si considerano impegnati a combattere l'oscurantismo e a liberare i lavoratori dalla superstizione che impedisce loro di vedere la miseria della vita che conducono.

Buttiglione ne approfitta e ribatte: "Che altro possono fare poveretti? Da quando e' caduto il muro di Berlino non possono piu' prendersela con il capitalismo. Cosi' hanno ripiegato su di una forma diversa di statalismo, in cui lo stato controlla le nostre coscienze, e non lascia spazio per una morale personale". L'intervista prosegue con l'ennesima esposizione della teoria cattolica sull'omosessualita' a beneficio del giornalista inglese che, nel tentativo di rendere la chiacchierata un po' piu' movimentata, decide di chiedere a Buttiglione come avrebbe votato alle elezioni americane. "Credo per Bush. Come molti fedeli".

Ma come? E la sua insistenza nel distinguere tra sfera pubblica e sfera privata? Dopo tutto le sue affermazioni assomigliano di piu' a quelle di John Kerry, anche lui un cattolico che non voleva imporre il proprio codice etico ai singoli stati. Se e' sbagliato che Bruxelles faccia una legge che stabilisce i diritti dei gay, non e' anche sbagliato che Bush proponga di proibire le unioni tra persone dello stesso sesso, invece di lasciare la decisione ai singoli stati?

"Questa mi pare una domanda piu' adatta ad un costituzioanlista americano. Io faccio una distinzione tra il regno di Cesare e quello di Dio, non tra la giurisdizione della federazione e quella dei singoli stati. Comunque, secondo i criteri attualmente in corso, ne' Bush ne' Kerry potrebbero essere selezionati per fare i Commissari Europei".

L'articolo in lingua inglese (titolo originale "Eroe per caso")

by www.osservatoriosullalegalita.org

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