NOTIZIARIO del 12 settembre 2004

 
     

Darfur : Antonio Cassese in commissione inchiesta ONU
di Carla Amato

Sara' presieduta dal prof. Antonio Cassese la Commissione d'inchiesta per il Sudan voluta dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan per indagare sulla situazione dei diritti umani nella travagliata regione del Darfur.

La decisione e' giunta dopo le relazioni degli inviati ONU in Sudan Louise Arbour - alto commissario per i diritti umani - e Juan Méndez - speciale delegato per la prevenzione dei genocidi, nonche' dell'esperta per le violenze sulle donne, prof.ssa Yakin Ertürk e dell'inviato speciale per le esecuzioni axtragiudiziarie, arbitrarie e sommarie, Asma Jahangir.

La Commissione sara' composta da cinque membri con significativa esperienza nel campo dei diritti umani e del diritto internazionale. Il prof. Cassese, era gia' stato membro del Tribunale speciale per i crimini nell'ex Jugoslavia e presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura.

La Commissione, che si avvarra' della collaborazione dell'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo la risoluzione ONU 1564 ha il mandato di indagare sulle denunce di violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario e determinare se siano stati commessi atti di genocidio, identificandone i responsabili per assicurarli alla giustizia.

Soddisfazione da parte delle associazioni per i diritti umani, come Human Right Watch e Amnesty International, la quale ha chiesto anche che la Commissione riceva tutta l'assistenza necessaria per svolgere al meglio le proprie funzioni.

A giudizio degli inviati dell'ONU in Sudan, la situazione del Darfur "e' una delle crisi umanitarie esasperate dalle accuse mutue fra popolazione e governo" in cui vi sono "prove di violazione dei diritti umani, incluso stupri di donne e ragazze" e "mancanza di sicurezza per le persone rifugiate".

Lo speciale inviato per le esecuzioni arbitrarie, sommarie ed axtragiudiziarie, Asma Jahangir, ha detto che quanto accade "potrebbe costituire un crimine contro l'umanita'" e nel suo rapporto finale all'Assemblea Generale dell'ONU, ha detto di aver trovato "un gran numero di testimoni" a conoscenza di dettagli sulle uccisioni da parte delle milizie filogovernative Janjaweed in Darfur.

L'inviata per le violenze sulle donne ha invece sottolineato che "donne e ragazze hanno sofferto molteplici forme di violenza durante gli attacchi nei loro villaggi, compreso stupri, uccisioni, roghi di case... le donne sono state torturate durante gli interrogatori da parte delle forze di sicurezza per essere parenti o sospette ribelli".

L'esperta ha rilevato "numerose prove di violenze continuative contro le donne e le ragazze rifugiate da parte della milizia 'appoggiata dal governo' e delle forze di sicurezza. In particolare stupri e bastonature avvengono quando donne e ragazze lasciano i campi rifugiati per cercare legna o altri prodotti". Conseguono traumi da stupro, ferite, rischio AIDS.

A giudizio della Ertürk, il governo del Sudan dovrebbe adottare alcuni accorgimenti fra cui "un approccio trasparente e partecipato alla gestione della crisi del Darfur" per assicurare la salvezza dei civili. Inoltre, "individuare i responsabili, senza eccezioni, e' fondamentale per indirizzare le accuse di violazione dei diritti dell'uomo e restaurare la fiducia della popolazione nel governo". Tale operazione andrebbe fatta proteggendo le donne vittime ed i testimoni delle violenze.

Un'eventuale commissione d'inchiesta nazionale dovrebbe poi - a giudizio dell'esperta ONU contro le violenze - essere composta da diverse professionalita', operatori sociali, medici, osservatori internazionali e la ricerca dei dati dovrebbe avvenire in collaborazione con le Nazioni Unite. Per parte sua Louise Arbour aveva rilevato la necessita' di raddoppiare almeno gli osservatori ONU per i diritti umani in Sudan.

Tuttavia il governo di Khartoum - in quanto parte in causa - non si e' dimostrato ad oggi molto attivo sulla questione, eccettuata una disponibilita' riscontrata nei confronti degli emissari ONU. D'altra parte il governo sudanese si era sempre opposto ad un intervento militare occidentale - paventato dopo la risoluzione ONU voluta dagli Stati Uniti e caldeggiata da Colin Powell - ma nulla era mai stato detto riguardo alla presenza di esperti giuristi.

La Commissione speciale d'inchiesta dell'ONU varata da Kofi Annan e presieduta da Cassese sara' dunque probabilmente l'unica efficace soluzione per la ricerca della verita'.

Lo speciale diritti umani


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