NOTIZIARIO del 28 settembre 2004

 
     

Darfur : commissario ONU denuncia , rifugiati senza sicurezza
di Carla Amato

L'ONU raddoppiera' il numero degli osservatori dei diritti dell'uomo in Darfur. Lo ha annunciato l'alto commissario Louise Arbour, che si e' espressa in favore di un rafforzamento della presenza internazionale nella regione per proteggere i civili.

La Arbour ha appena terminato una visita di una settimana in Darfur insieme allo speciale delegato per la prevenzione dei genocidi delle Nazioni Unite Juan Méndez e presentera' oggi a New York la sua relazione sul Sudan all'incontro informale della Commissione per i diritti umani dell'ONU con Kofi Annan.

Nel corso di una conferenza stampa Louise Arbour ha affermato che la questione piu' urgente e' quella della sicurezza dei rifugiati nei campi del Darfur: "la popolazione vorrebbe tornare ad una vita normale, ma nella grande maggioranza dei casi ha paura di lasciare i campi".

A giudizio dell'alto commissario il nuovo contingente di osservatori dei diritti umani potrebbe essere costituito da operatori di organizzazioni non governative o da inviati dell'ONU. Il numero degli osservatori internazionali e' attualmente di 16, mentre sono 120 gli osservatori dell'Unione Africana, protetti da 250 soldati fino ad ora stipendiati dall'Unione Europea.

Secondo la Arbour occorre anche che le autorita' sudanesi rafforzino la loro presenza di polizia, dato che, ha esemplificato, un campo di residenti di 50 000 persone rifugiate e' protetto da soli tre poliziotti sudanesi. Piu' spesso non ci sono affatto poliziotti nei campi (oltre 1.200.000 persone sono sfollate), il che permette ai miliziani Janjaweed di agire impunemente.

"C'e' un notevole divario fra la risposta del governo ed i bisogni di sicurezza della popolazione civile", ha affermato l'alto commissario ONU, che ha sottolineato trattarsi di "un grave deficit di sicurezza".

La missione di Arbour e Mendez era mirata a stabilire se vi fossero le condizioni per qualificare come "genocidio" il massacro e lo stupro sistematico di civili non arabi, ma la Arbour non ha al momento parlato di genocidio ne' di atti di epurazione etnica.

Il problema dei rifugiati era gia' stato al centro dell'attenzione del commissario ONU per i rifugiati Ruud Lubbers, che ha incontrato alcuni autorevoli funzionari del governo sudanese suscitandone l'irritazione con i suoi commenti su quella che l'ONU ha definito la peggior crisi umanitaria del mondo.

Lubbers ha cominciato la sua visita in Africa centrale con un controverso suggerimento. Egli ha infatti risposto alla domanda di un giornalista dicendo che la crisi sudanese potrebbe essere limitata concedendo l'autonomia al Darfur pur in uno stato unitario sudanese. La logica della proposta era venire incontro ad alcune richieste dei ribelli circa un decentramento dei poteri, il motivo per cui essi avevano iniziato a combattere anni fa.

Pubblicamente le autorita' sudanesi hanno accolto in modo prudente l'idea, ma e' stato chiaro che privatamente alcuni di essi avevano mostrato irritazione e messo in dubbio che il commissario per i rifugiati avesse il diritto di esprimere pareri sulla politica interna del Sudan.

Khartoum afferma che il problema dei rifugiati del Darfur e' stato determinato dalla fuga dai combattimenti dovuti ai ribelli antigovernativi, ma l'ONU e gli Stati Uniti puntano il dito contro i ribelli Janjaweed e contro la politica adottata dal governo, velatamente accusato di appoggiare i miliziani arabi, pubblicamente di non volere o saper disarmarli.

L'impegno per il disarmo e' uno dei punti centrali della recente risoluzione ONU, accettata dal Sudan anche se ritenuta ingiusta e considerata un incentivo per i ribelli.

Lo speciale diritti umani


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