NOTIZIARIO del 19 settembre 2004

 
     

Darfur : Sudan accetta risoluzione ONU che ritiene ingiusta
di Carla Amato

L'inviato del Sudan presso l'ONU ha dichiarato che il suo governo potrebbe mettere in atto la "sgradita" risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU , malgrado "le ingiustizie che contiene".

Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha approvato questa notte una risoluzione che minaccia sanzioni contro il Sudan se continueranno le violenze e le violazioni dei diritti umani nella regione occidentale del Darfur. Undici paesi hanno votato a favore e quattro si sono astenuti.

La Cina, la Russia, il Pakistan e l'Algeria si sono opposti alle sanzioni, dicendo che una simile azione porebbe indurre il Sudan a ritirare la cooperazione con la Comunita' internazionale, ma alla fine si sono astenuti. La Cina aveva anche minacciato il veto poco prima del voto.

La risoluzione - patrocinata dagli Stati Uniti - dice che il consiglio considerera' le misure, compreso sanzioni che interessano l'industria petrolifera del Sudan, se il Paese africano non riuscira' a tenere fede ai suoi impegni.

La risoluzione chiede anche al segretario generale dell'ONU Kofi Annan di istituire una commissione per studiare se le violazioni dei diritti dell'uomo nella regione possano definirsi genocidio. Inoltre esprime grave preoccupazione circa la mancanza di progressi nel disarmo dellle milizie filogovernative Janjaweed, che sono accusate delle uccisioni dei civili non Arabi.

La risoluzione ONU stabilisce inoltre un ampliamento delle forze di controllo dell'Unione Africana (sia il Sudan che l'UA non avrebbero accettato truppe occidentali) ed impegna il Sudan a trasmettere subito i nomi di miliziani o altri arrestati che si siano resi responsabili di violazioni dei diritti umani.

Alla fine di luglio il Consiglio di sicurezza aveva approvato la sua prima risoluzione sul Darfur chiedendo che il Sudan disarmasse le milizie, pena un'azione non specificata. Piu' di un milione di residenti del Darfur sono fuggiti dalle loro sedi (di questi 200000 nel vicino Ciad) e migliaia stanno morendo ogni mese per le violenze e le malattie.

Il commissario Louise Arbour - gia' magistrato del tribunale penale dell'ex Jugoslavia e neoconsigliere speciale dell'ONU per i diritti dell'uomo e per la prevenzione dei genocidi - sta per visitare il Sudan e trascorrera' una settimana in Darfur. Dovra' valutare la crisi e scoprire cosa altro l'ONU puo' fare per proteggere le popolazioni in difficolta'.

Oltre ad incontrare il governo sudanese, Arbour incontrera' gli operatori umanitari impegnati nei sussidi ai rifugiati. Il suo viaggio deriva da un rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' che ha rivelato come la situazione sia ancora ben sopra la soglia di un'emergenza umanitaria.

Venerdi' si sono conclusi i negoziati di pace fra il governo del Sudan e i ribelli nella capitale nigeriana, Abuja. I ribelli hanno rifiutato di firmare un accordo, dato che i problemi di sicurezza non sono stati risolti. I ribelli accusano i Janjaweed di atrocita' diffuse e dicono che sono queste milizie a dover rendere per prime le armi. Il governo - che nega sostenere il Janjaweed - dice invece che i ribelli hanno iniziato il conflitto e quindi dovrebbero cederle contemporaneamente.

Due settimane fa Khartoum aveva categoricamente rifiutato una dichiarazione del segretario di Stato degli Stati Uniti Colin Powell che descriveva le uccisioni in Darfur come genocidio, ma George W. Bush aveva successivamente rincarato la dose.

by www.osservatoriosullalegalita.org

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