19 giugno 2007

 
     

Voli CIA e caso Abu Omar : quale ruolo della NATO e quali diritti
di Giulia Alliani

E cosi' il processo in corso al tribunale di Milano per il rapimento dell'ex imam Abu Omar č stato sospeso. Lo ha deciso ieri il giudice Oscar Magi che considera opportuno attendere la decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzioni fra poteri dello Stato sollevato dal governo. Il governo ritiene infatti che la magistratura milanese abbia violato norme sul segreto di Stato, anche se ancora non e' dato capire in che cosa consista la violazione del segreto, visto che il governo stesso, in una nota stampa del 5 giugno, ha reso noto che "sul fatto 'rapimento Abu Omar' del 17/2/03 non esiste agli atti del SISMI nessun documento quindi nessun segreto di Stato".

"La decisione del giudice č impeccabile dal punto di vista tecnico-giuridico - ha commentato il pm Ferdinando Pomarici - ritengo invece illegittimo un sistema che permette di sospendere a tempo indeterminato un processo in relazione ai conflitti di attribuzione, anche perchč nulla impedirebbe al governo, nel caso di un eventuale rigetto da parte della Corte, di sollevare un altro conflitto di attribuzioni".

Il problema del segreto di Stato e' stato affrontato, anche se solo marginalmente, nel corso di un convegno, che si e' tenuto a Milano venerdi' scorso, al quale hanno partecipato illustri costituzionalisti, professori di diritto internazionale, e magistrati, nonche' gli europarlamentari Dick Marty e Claudio Fava, che hanno condotto rispettivamente per il Consiglio d'Europa e per il parlamento UE un'inchiesta sui voli e le carceri segrete della Cia in Europa.

Tema dell'incontro e' stato soprattutto un punto chiave: l'assoluto divieto per chiunque di violare impunemente i diritti fondamentali della persona riconosciuti dalle convenzioni internazionali sui diritti dell'uomo, e dalle costituzioni dei singoli paesi. E' stato fatto notare che nemmeno nel caso di deroghe ai trattati, che pure sono previste nel caso di situazioni di pericolo particolarmente gravi, sarebbe possibile chiedere di non ottemperare ad alcune norme fondamentali come quelle che riguardano la liberta' e l'integrita' personale.

Anche se non al centro della discussione, il problema del "segreto" faceva tuttavia ugualmente capolino di tanto in tanto: per esempio nel racconto di Dick Marty, che elencava la serie di menzogne e reticenze cui era andato incontro nei primi tempi della sua indagine su voli e prigioni fantasma, quando, dopo avere ottenuto risposte negative e incredule da parte di importanti membri della Commissione Europea, scopriva con raccapriccio, a distanza di qualche mese, che il "no, non ne so nulla" cambiava improvvisamente di segno in occasione di nuove dichiarazioni delle stesse persone sugli stessi argomenti. E di segreti si finiva col riparlare quando lo stesso Marty citava il suo secondo rapporto, e precisamente la parte dedicata al significato da attribuire all'accordo scaturito dalla riunione del Consiglio Nord Atlantico del 4 ottobre 2001.

Nelle 24 ore successive agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 contro gli Stati Uniti, per la prima volta nella sua storia, la NATO aveva invocato l'articolo 5, la clausola di difesa collettiva. Secondo Marty Si sarebbe potuto ipotizzare il ricorso all'articolo 5 per sviluppare una campagna militare congiunta di tipo convenzionale, con l'impiego di esercito, marina, e aeronautica. Nulla di tutto questo: l'articolo 5 divenne la base grazie alla quale gli Stati Uniti ottennero i permessi e la protezione essenziali per poter lanciare le operazioni coperte della CIA nella "guerra al terrore".

Il 4 ottobre 2001, in risposta alle richieste degli Stati Uniti, il segretario generale della NATO, Lord Robertson, annuncio' ufficialmente che gli alleati avevano deciso di porre in atto otto misure per ampliare le opzioni relative alla lotta al terrorismo:
1. incrementare lo scambio di informazioni e la cooperazione fra 'intelligence', sia sul piano bilaterale, sia nelle appropriate sedi dell'Alleanza;
2. provvedere individualmente o collettivamente, nei modi ritenuti più opportuni e secondo le rispettive capacità , all'assistenza in favore degli Alleati e di altri Stati che possano essere soggetti ad un in- cremento di minacce terroristiche;
3. intraprendere le necessarie misure al fine di incrementare la sicurezza a tutela delle installazioni statunitensi o di altri Alleati site nei rispettivi territori nazionali;
4. sostituire determinati assetti alleati schierati nell'area di responsabilitą della NATO, il cui impiego risulti ora prioritariamente richiesto a diretto sostegno di operazioni contro il terrorismo;
5. concedere un'autorizzazione permanente di sorvolo per gli aerei militari statunitensi e di altri Alleati nello spazio aereo dei Paesi NATO, per voli militari inerenti ad operazioni dirette contro il terrorismo;
6. autorizzare l'accesso per gli Stati Uniti e gli altri Alleati a porti ed aeroporti nel territorio dei Paesi membri della NATO per operazioni contro il terrorismo, incluso il rifornimento di carburante.

L'Alleanza si č, inoltre, dichiarata pronta a:
7. schierare elementi delle sue Forze Navali nel Mediterraneo Orientale;
8. impiegare i suoi aerei-radar a sostegno di operazioni contro il terrorismo internazionale.

Secondo le fonti consultate da Dick Marty, la stesura degli accordi, generalmente affidata allo Staff Internazionale della NATO, in questo particolarissimo caso fu concepita e formulata, anche nella scelta delle singole parole, scritta, riscritta, e presentata unilateralmente dagli Stati Uniti. Osserva Marty, che le misure adottate non sembrano costituire un accordo volto ad un'autodifesa collettiva, ma piu' probabilmente rappresentano lo strumento che gli Stati Uniti si garantiscono per condurre le 'loro' operazioni antiterrorismo. Quel giorno gli alleati Nato avrebbero dunque fornito alla CIA l'autorizzazione a condurre la sua 'guerra al terrore', senza pero' dare pubblicita' a tutto il testo dell'accordo.

Rappresentanti del Consiglio d'Europa tenteranno invano, in piu' di un'occasione, di ottenere dagli uffici legali della NATO una copia dell'accordo del 4 ottobre 2001. Il consigliere legale NATO, Baldwin De Vidts, spieghera' che il documento richiesto non e' un vero e proprio accordo ufficiale firmato dai rappresentanti degli stati membri, ma "un insieme di decisioni assunte dal Consiglio Nord Atlantico in quella particolare data", "un tipo di documento che, di regola, non viene reso pubblico, e certamente non lo e' mai quando viene classificato come riservato".

E, alla lettera del Rapporteur Marty - che, investito della sua funzione, dichiara di essere disposto a trattare il documento come 'confidenziale' - De Vidts rispondera' di non poter far altro che confermare il carattere riservato della risoluzione del Consiglio Nord Atlantico del 4 ottobre 2001, aggiungendo tuttavia che, "con riferimento a certe decisioni, in generale vengono fatte comunicazioni separate al pubblico, come e' avvenuto per alcune delle decisioni adottate dal Consiglio Nord Atlantico il 4 ottobre 2001". E' un'indicazione sufficientemente chiara che bastera' a Marty per capire che quanto reso pubblico non riflette completamente le misure concordate dagli alleati NATO.

Il suo rapporto, dopo ulteriori conferme da parte di fonti americane, giungera' cosi' alla conclusione che l'autorizzazione della NATO del 4 ottobre 2001 comprendeva ulteriori elementi che sono rimasti segreti. Segreti di stato o segreti inconfessabili, resta da appurare. Altre richieste di Marty inviate alla NATO, e volte a conoscere tutti gli elementi dell'accordo, la loro applicazione concreta, e la loro attuale validita', purtroppo ad oggi non hanno avuto risposta. L'ipotesi di Marty e' pero' suffragata da notizie e fatti emersi nel corso degli ultimi anni: per esempio l'articolo di Dana Priest, pubblicato dal Washington Post il 3 luglio 2005, che rivela l'esistenza in Francia di 'Alliance Base', una struttura sovranazionale, guidata dalla CIA per condurre la lotta al terrorismo, di cui il governo francese ha poi ammesso l'esistenza.

"La vita di Alliance Base, dal 2002 a oggi, si è sviluppata in un periodo di gravi violazioni dei diritti umani in territorio europeo", hanno scritto Mario Sanna e Maurizio Torrealta, di Rai News 24, che si chiedono se ci sia un nesso tra l'esistenza di questa struttura e i casi di 'rendition' avvenuti in diversi paesi d'Europa e quale ruolo abbia avuto Alliance Base nella gestione dei voli che hanno trasportato cittadini europei, sospettati di terrorismo ma mai processati, in luoghi dove sono stati sottoposti a torture e detenzioni illegali.

C'e' naturalmente il caso di Abu Omar. Scrivono Guido Olimpio e Paolo Biondani sul Corriere della Sera del 10 luglio 2006: "L'inchiesta sul sequestro dell'imam di Milano fotografa una struttura clandestina di spionaggio che unisce segretamente militari italiani e 007 americani. L'ordinanza d'arresto che ha portato in carcere Marco Mancini, il capo-divisione del Sismi accusato di complicità nel rapimento organizzato dalla Cia, descrive un metodo d'azione 'non ortodossa' con una terminologia tecnica che coincide alla lettera con analoghe centrali create in tutto il mondo, dopo l'11 settembre, per 'operazioni congiunte' con i servizi alleati... Si chiamano 'Counter-terrorist Intelligence Center', in sigla 'Ctic'. Sono creature della Cia e sono più segrete di qualsiasi altra struttura operativa, nel senso che è clandestina la loro stessa esistenza. I comandi americani li definiscono 'centri per operazioni congiunte': funzionano come un 'servizio parallelo' agli apparati ufficiali e sono formati da personale 'misto'. Il comando spetta alla Cia, ma gli agenti dei Paesi alleati vengono reclutati per lavorare 'a fianco a fianco', stabilmente, con gli 007 statunitensi. La loro missione è decidere, organizzare ed eseguire le 'attività non ortodosse', cioè illegali, d'interesse comune. Come la 'cattura' di sospetti terroristi e il loro trasferimento segreto nei Paesi d'origine... L'assenza dell'Italia ha alimentato molte speculazioni. Secondo fonti autorevoli di Washington, il nostro Paese sarebbe stato escluso per rivalità e gelosie tra Sismi e Sisde. Entrambi i servizi volevano farne parte. E la Cia ha perso la pazienza. Ma davvero l'Italia è rimasta senza Ctic? I testimoni e gli indagati che hanno collaborato con i pm Spataro e Pomarici descrivono il sequestro di Abu Omar con la stessa espressione: 'un'operazione congiunta Cia-Sismi', organizzata da agenti italiani e americani' con l'obiettivo della 'cattura' e del 'trasferimento segreto' dell'imam in Egitto".

Non c'e' dubbio che, per certe 'missioni', "l'autorizzazione permanente di sorvolo per gli aerei militari statunitensi e di altri Alleati nello spazio aereo dei Paesi NATO, per voli militari inerenti ad operazioni dirette contro il terrorismo", garantita dagli accordi del 4 ottobre 2001, dev'essersi rivelata una vera manna, come anche l'autorizzazione all'accesso per gli Stati Uniti e gli altri Alleati a porti ed aeroporti nel territorio dei Paesi membri della NATO per operazioni contro il terrorismo, incluso il rifornimento di carburante".

C'e' poi il caso dei giornalisti svizzeri del settimanale «SonntagsBlick», accusati di aver violato segreti militari per aver pubblicato un fax segreto nel quale si riferiva delle prigioni della CIA in Europa. Sono stati assolti il 17 aprile scorso dal Tribunale militare di San Gallo. Dick Marty aveva inserito il fax da loro pubblicato proprio tra gli elementi che permettono di rafforzare la pista riguardante la detenzione e il trasporto illegale di prigionieri nei paesi europei.

Il susseguirsi di notizie di questo tenore non ha certo aggiunto smalto all'immagine degli Stati Uniti all'estero. Qualche mese fa gli Europarlamentari sono stati invitati da una commissione del Congresso degli Stati Uniti a riferire sui risultati dell'inchiesta sui voli CIA. Per l'occasione erano stati invitati a partecipare come testimoni anche Michael F. Scheuer, ex agente Cia e Special Advisor per la "bin Laden unit", e Julianne Smith, direttore dell'Europe Program del Center for Strategic and International Studies (CSIS).

Gli argomenti usati dal signor Scheuer nel suo interessante intervento finivano inesorabilmente con il richiamare alla memoria di un europeo i toni del Colonnello Jessup/Jack Nicholson nel film "Codice d'Onore": "Un'opportunita', che abbia basi solide, di agire per proteggere gli americani deve sempre prevalere su altre considerazioni, soprattutto su pedantesche preoccupazioni a proposito di eventuali punti deboli nei dati di intelligence - diceva Scheuer - Distruggere il Programma di Rendition per un paio di errori significherebbe sacrificare la protezione degli americani a giornalisti venali e avidi di premi come la signora Priest, a uomini politici tromboni..., e a europei decadenti, falsamente pietosi, che accettano ogni minimo vantaggio derivante dalla protezione americana che viene loro offerta, mentre condannano pubblicamente, e cercano di far mettere in galera coloro che rischiano la vita per garantire questa protezione".

Il Colonnello Jessup, nel suo celebre monologo, esprimeva un concetto simile: "Vi permettete il lusso di non sapere quello che so io... Io non ho nè il tempo nè la voglia di venire qui a spiegare me stesso a un uomo che dorme e si sveglia sotto la coperta di quella libertà che io gli fornisco e poi contesta il modo in cui gliela fornisco. Preferirei che mi dicesse la ringrazio e se ne andasse per la sua strada. Altrimenti le suggerirei di prendere un fucile e di mettersi di sentinella. In un modo o nell'altro io me ne sbatto altamente di quelli che lei ritiene siano i suoi diritti".

Tuttavia, per quanto brusco, il discorso di Scheuer aveva forse il pregio della sincerita': "Per quanto ricordi - affermava Scheuer - nessuna persona oggetto di rendition e' mai stata sequestrata da funzionari della CIA. Le affermazioni in senso contrario del governo svedese a proposito del signor Aghiza e del suo socio, e quelle del governo italiano a proposito di Abu Omar, o sono errori o sono bugie di quei governi".

Nel suo secondo rapporto, pubblicato la settimana scorsa, Dick Marty scrivera': "E' importante sottolineare che le decisioni chiave per le operazioni clandestine della CIA in Europa furono garantite a un livello bilaterale... Secondo fonti USA tali piani bilaterali (cui ci si riferisce con il semplice termine 'bilaterali') esistono sotto molte e diverse forme esclusivamente in Europa. Per esempio, al livello piu' basso, un 'piano bilaterale' puo' prevedere una collaborazione ad hoc riferita alla singola operazione di sequestro, detenzione e trasferimento di un particolare obiettivo. I casi ben documentati del sequestro di Abu Omar a Milano, e la tragica esperienza di el-Masri nell'hotel di Skopje, prima di essere consegnati a una squadra addetta alle renditions, sono esempi di questo modo di lavorare della CIA con i servizi segreti dei paesi alleati".

Certamente le orecchie europee traevano maggior conforto dall'intervento di Julianne Smith che, preoccupata per la caduta d'immagine degli Stati Uniti in Europa, esprimeva il timore che la tensione sorta sul problema delle renditions potesse alla lunga influire negativamente sulla cooperazione nella lotta al terrorismo. Ha notato la Smith che "due sono gli obiettivi contro cui si sono inacanalate la rabbia e la delusione degli Europei: gli Stati Uniti e i loro stessi governi. Gli Europei hanno perso fiducia nel reale impegno dei loro paesi nella difesa dei diritti umani. La rinuncia a celebrare processi equi e il presunto uso della tortura sono in netto contrasto con le norme europee sui diritti dell'uomo".

E il problema del 'segreto' e' emerso anche nel suo intervento: "Le elites politiche in Europa si trovano sotto l'enorme pressione dell'opinione pubblica, che chiede una presa di distanza dal modo di condurre la guerra al terrorismo adottato dagli Stati Uniti... Nei casi in cui le elites politiche sono disposte a nuotare contro la marea montante della pubblica opinione per concludere accordi bilaterali o multilaterali di cooperazione con gli USA in funzione antiterroristica, alcuni rappresentanti politici richiedono che il loro appoggio rimanga riservato".

Julianne Smith fa l'esempio della Francia e di Alliance Base, la cui istituzione, nel 2002, rimase a lungo top secret, e conclude dicendo che in Europa "il riconoscere pubblicamente una stretta collaborazione con gli Stati Uniti implica il rischio di 'vulnerabilita' politica' e di un effetto boomerang".

Ammette pero' la Smith che la tradizione dei paesi europei nei metodi di lotta al terrorismo, pure assai diversi da quelli americani, aveva portato a ottimi risultati nel passato e suggerisce di tenerne conto, per il bene stesso degli Stati Uniti e per il successo nella guerra al terrore: "Nel caso italiano, la DIGOS, che stava tenendo sotto sorveglianza Abu Omar, non fu informata dei piani USA per la sua rendition. Il SISMI, l'equivalente italiano della CIA, non solo fu informato, ma diede la sua assistenza nell'operazione. Questo scenario, che probabilmente si e' ripetuto anche in altri paesi europei, ha creato tensione tra quelli che sapevano e quelli che non sapevano. Come mi diceva solo la settimana scorsa un funzionario dell'intelligence USA ormai in pensione 'ha lasciato non pochi rappresentanti dei governi europei con qualche dubbio sulla lealta' dei loro servizi di intelligence. In altre parole, lavorano per il loro paese o per gli Stati Uniti?'".

Non si tratta pero' soltanto della "tensione tra quelli che sapevano e quelli che non sapevano". Il problema e' 'cosa' c'era da sapere, e se questo 'cosa' sia compatibile con il principio di legalita' e con il rispetto delle garanzie fondamentali. Il problema e' se al posto di quel 'cosa' gli europei hanno qualcos'altro da mettere sul piatto, e se gli strumenti previsti dai nostri codici penali e di procedura penale possono offrire la strada per superare i pericoli che ci stanno di fronte. Finora sono bastati: forse vale la pena di insistere per non piombare nell'orrore.

NOTA: L'8.6.2007 la vice-portavoce della NATO Carmen Romero ha risposto al secondo rapporto stilato da Dick Marty sulle attivitą illegali dell'intelligence americana in Europa, negando che vi sia mai stato alcun accordo segreto. Romero ha sottolineato che "Tutti i voli devono sottostare al controllo aereo nazionale" e vengono decisi fra gli Stati Uniti e i singoli alleati. Anche le autorita' politiche romene hanno respinto le accuse di Marty sulle presunte carceri segrete della CIA nel Paese.

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