NEW del 27 gennaio 2006

 
     

Homocaust : ignoranza nella tragedia gay sotto il nazismo
di Teresio Zaninetti*

"Homocaust" - che porta debitamente scritto, come sottotitolo, "il nazismo e la persecuzione degli omosessuali" - è il libro con cui l'autore, Massimo Consoli, attivista e fondatore del movimento gay in Italia, con un'indagine accurata e documenti di prim'ordine, quanto mai precisi anche nei minimi dettagli, mette finalmente a fuoco ciò che è stato per troppi anni volutamente ignorato, eclissato, o anche soltanto mantenuto a debita distanza (in modo, forse, da non alterare i già compromessi equilibri del dopo-tragedia) su quanto sia stato enorme il ruolo dell'ignoranza - ma soprattutto quanto abbia potuto influire e pesare il pregiudizio a favore dell'ipocrisia- in merito alle tendenze omosessuali di Hitler e di quasi tutta la più alta gerarchia nazista.

Ignoranza, pregiudizio, ipocrisia - pilastri, appunto, che hanno permesso ai nazisti di ascendere in una parabola pressoché unica nella storia -, i quali hanno infatti reso possibile lo sterminio non soltanto nel popolo ebreo, nei campi di concentramento appositamente creati allo scopo di punire o "rieducare" il diverso, ma anche da una grande massa di gay, cioè di centinaia di migliaia di "triangoli rosa" perseguitati e spogliati d'ogni forza psicologica e fisica fino alla morte esiziale - quando non venivano prima castrati, in rispetto delle cosiddette "cure" rieducative himmleriane - nei vari lager che furono addirittura l'orgoglio della coatta quanto stupida ferocia nazista.

Consoli costruisce in effetti il suo libro passando, punto per punto, i momenti essenziali dell'ascesa del Terzo Reich con il dito puntato sugli eventi cruciali, i quali si susseguirono senza sosta in un drammatico incalzare degno d'un thrilling né totalmente classico, né totalmente kitsch. I quindici capitoli del volume che è suddiviso in tre parti e contiene una notevole appendice fotografica (da pag. 225 a pag. 275, con le foto di von Schirach, Ernst Röhm, Karl Ernst, Hitler, Göring, Hedmund Heines, Albert Forster, Gerhard Rossbach, Erich Ludendoff, il poeta omosessuale Stefan George, Heinrich Müller, Werner von Fritsch, Rudolph Hess e quella, fra le altre, del monumento di Berlino alle vittime omosessuali del nazismo) si snodano secondo un itinerario che si avverte preordinato con puntigliosa e anche scrupolosa attenzione.

I titoli dei capitoli sono emblematici e, in un certo senso, didascalici, di modo che nulla possa essere abbandonato al caso ma, anzi, venga costantemente sottolineato e collocato in una ideale quanto esatta posizione cronologica: "Dagli zar ai bolscevichi", "La "Sturm Abteilungen", "Uccelli Migratori", "La gaiezza hitleriana' "L'iniziale tolleranza", "L'acqua Santa e il Diavolo", per la prima parte; "L'Articolo 175", "Omosessualità come arma di lotta politica", "Il Macellaio di Hannover", "L'ondata repressiva", "Il caso von Fritsch ", "La 'Notte dei Cristalli", per la seconda parte. Sostanziosa e nutrita, in particolare, la parte bibliografica, anch'essa testimonianza evidente di una ricerca fondamentalmente precisa e rigorosa.

Cio' che tuttavia emerge con maggiore spessore, prendendo corpo man mano che si procede nella lettura e nella conoscenza dei fatti specifici, è proprio, come s'era accennato, il valore che il ruolo dell'ignoranza, dell'ipocrisia e del pregiudizio ha avuto nel formarsi e nel trascinarsi del destino tragico e brutale del Terzo Reich. (...)

In secondo luogo - si ha modo di vederlo con chiarezza, questo, nel capitolo quattordicesimo, che ha inizio a pagina 171 - le stesse cosiddette "cure" himmleriane per guarire gli omosessuali, effettuate da vari medici in vari campi di concentramento, oltre che rivelarsi del tutto inefficienti allo scopo, hanno avuto effetti disastrosi e quasi tutti mortali: segno che la strada era non solo sbagliata, ma addirittura assurda se non, più propriamente ridicola. Ma tant'è. Con ostinazione e pervicacia, Himmler proseguiva: "...non è solo la loro vita privata: il dominio sessuale può essere sinonimo di vita o di morte per un popolo, di egemonia mondiale o di riduzione della nostra importanza ai livelli della Svizzera".

D'altra parte Hitler stesso non si preoccupava che in misura irrilevante, e solo se necessario, di questo aspetto sociale, preso com'era dai suoi disegni di egemonia mondiale del nazismo. Himmler, imperterrito, conduce la propria battaglia senza tentennamenti, ben sicuro che una cosa può avvenire soltanto debellando l'altra, oppure portandosi appresso e la stessa cancrena e lo stesso problema irrisolto. E quindi ancora, e quindi ancora maggiormente esemplificativo della fermentante ipocrisia di cui egli si fa massimo interprete, accusa: "Il consigliere ministeriale "X" è omosessuale e cerca tra i suoi assessori un consigliere governativo. Però lui non segue il principio del rendimento. Non sceglierà il miglior giurista. Non dirà nemmeno: "L'assessore tal dei tali non è certamente il giurista migliore però ha buone votazioni, ha pratica e, quello che più conta, sembra essere di buona razza e avere una giusta concezione del mondo". No. Non sceglie un assessore qualificato, né di bella presenza. Sceglie quello che é anche omosessuale. (...)

L'ignoranza di Himmler, che è similare a quella stessa della gerarchia nazista, viene fuori tutta intera proprio da questo suo esemplare discorso, anche là dove, per fare un paio di esempi, il suo riferimento all'"Urningo" risulta storicamente inesatto e là dove all'omosessuale contrappone il "puro" animale - sappiamo ormai che persino il moscerino ha rapporti omosessuali e che tutta la specie animale ne ha. Né appare pedagogicamente, né psicologicamente adeguato ciò che egli viene quindi affermando a proposito dei metodi di "cura" dell'omosessualità. "Non ci dobbiamo illudere - egli afferma - Trascinare gli omosessuali davanti a un tribunale e farli internare, non risolve il problema.

Quando esce dal carcere, l'omosessuale è tanto omosessuale quanto lo era prima. Quindi il problema rimane invariato. E' risolto, invece, nella misura in cui questo vizio viene stigmatizzato, mentre prima non lo era. Prima, durante e dopo la guerra, c'erano delle leggi su questo fatto, ma non succedeva niente". Egli viene perciò elaborando, e mettendo e facendo mettere in pratica un modo alquanto perverso e degenere, in grado, anziché di debellarlo, di far pervertire e degenerare, attraverso la fobia e la persecuzione - un metodo che ricorda, fra l'altro, il celebre caso Schreber -, ciò che è in realtà un istinto innato e perciò naturale. (...)

Paradossale appare anche quest'altra successiva affermazione: "Conosco molto bene la storia del Cristianesimo a Roma, e ciò mi permette di giustificare la mia opinione. Sono convinto che gli imperatori romani, che hanno sterminato i primi cristiani, hanno agito esattamente come noi con i comunisti. A quell'epoca - egli prosegue - i cristiani erano la peggior feccia delle grandi città, i peggiori ebrei, i peggiori bolscevichi che vi possiate immaginare".

Appare del tutto scontato che, di questo passo e di conseguenza, la donna e il matrimonio non fossero, per essi, nient'altro che un "mezzo per sfuggire alla fornicazione", mentre i bambini non erano altro che un "male necessario". Una concezione davvero assai... aperta, cioè, nei riguardi della problematica sessuale, della mascolinizzazione o della femminilizzazione di cui lui stesso si lamenta e, infine, a proposito dell'etica riguardante gli aspetti più esistenziali del vivere. Le teorie di Himmler rimangono comunque, nella propria logica perversa, un caposaldo con la propria assurda, quanto stupida "concezione del mondo".

Si è ritenuto opportuno indugiare sul discorso di Himmler proprio perché in esso ci sembra sia contenuto il meglio della concezione nazista sul mondo e sul modo di governare e dirigere un popolo. In Himmler - che è, in effetti, una figura-prototipo del potere nazista- convergono e si assommano insieme tutte le degenerazioni, le incongruenze, le falsità, le ipocrisie e le ferocie che, con l'ignoranza, ne costituiscono l'ossatura portante.

Il libro di Consoli - "Homocaust" - ci mette al corrente di questi piccoli-grandi fatti, che erano per cosi dire all'ordine del giorno, attraverso capitoli esaustivi ed inoppugnabili, tanto vengono a rivelarsi densi di documentazioni e di oculatezza critica anche nel porgere i fatti che sembrerebbero di minor rilievo. La disamina di Massimo Consoli si basa, sostanzialmente, proprio sulla vastissima mole di documenti che egli si ritrova, disponibili fra le mani - Consoli , non si dimentichi, oltre ad essere giornalista e scrittore, ha organizzato il, più "esteso e prestigioso archivio di storia dell'omosessualità".

La premessa, l'introduzione, la parte propriamente cronologica che permette di assimilare i singoli fatti con l'evolversi del potere nazista - "Adolf Hitler e il Terzo Reich" è, appunto, un ulteriore introduzione che precede la prima parte di "Homocaust" -, il concatenato succedersi dei successivi capitoli dimostrano la coordinazione di una struttura saggistica di tutto rispetto. Tesa a far parlare i fatti anche attraverso le cifre e le tabelle e, più in particolare, attraverso gli stessi personaggi che li costellano in qualità di protagonisti, maggiori o minori che siano, in una delle pagine più roventi della storia di tutti i tempi.

Homocaust
il nazismo e la persecuzione degli omosessuali

di Massimo Consoli
Ed. Kaos, Milano 1991,
pp. 280

*da Jeronimus, Fuori del Sole Nero - Logos, N° 7, Maggio-Agosto 1996

Speciale diritti umani

Speciale immigrazione e razzismo

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