NEW del 04 agosto 2006

 
 
       
 

Intercettazioni : Consiglio dei ministri approva decreto
di Elisa Mabrito

Il Consiglio dei Ministri ha approvato all'unanimita' il testo del ddl sulle intercettazioni.

Dopo alcuni contrasti e proposte di emendamento, i ministri affermano di aver trovato un punto d'incontro fra le esigenze di tutela della privacy e le necessita' di utilizzare lo strumento a fini investigativi, mentre si e' deciso rinviare al Parlamento il problema delle sanzioni per i giornalisti che diffondano i testi dei verbali.

Secondo il governo, "obiettivo del provvedimento è quello di contemperare le necessità investigative, le esigenze di informazione relative a vicende giudiziarie di pubblico interesse e il diritto dei cittadini alla tutela della propria riservatezza, soprattutto quando estranei al procedimento", in linea con la Costituzione (articoli 13 e 15) e con gli articoli 8 e 10 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Sotto il profilo delle necessità investigative, "lo strumento della captazione di conversazioni e comunicazioni, anche telematiche, costituisce un cardine importante. La maggior parte delle intercettazioni (telefoniche, ambientali e di altro genere) viene disposta nell’ambito di indagini di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia; tale strumento è infatti indispensabile ai fini di accertare e reprimere i reati di maggior gravità, quali quelli concernenti le organizzazioni mafiose o il terrorismo. Peraltro, il ricorso a tale mezzo di ricerca della prova risulta più limitato negli altri Paesi a democrazia avanzata, ma questi non conoscono i fenomeni di diffusa pervasività e gravissima pericolosità delle organizzazioni di stampo mafioso che affliggono invece vaste zone dell'Italia".

Si rafforza quindi l'obbligo di motivazione del decreto di autorizzazione e di proroga delle intercettazioni e ne vengono disciplinate piu' dettagliatamente durata e modalita' di esecuzione (con limitazione a tre mesi delle proroghe delle intercettazioni, superabili soltanto in presenza di precisi requisiti). Connessa a tale modifica - spiega il governo - e l'istituzione del funzionario responsabile delle intercettazioni, nominato dal Procuratore della Repubblica e che "deve periodicamente comunicare al capo dell'ufficio l’elenco delle intercettazioni che superano la durata di tre mesi, così da consentire allo stesso di essere costantemente al corrente della mole di intercettazioni in corso presso la struttura da lui diretta e di esercitare i compiti di vigilanza connessi alla sua funzione".

Sotto il profilo della tutela della riservatezza, viene previsto che le operazioni di intercettazione avvengano presso Centri di intercettazione istituiti su base distrettuale, e le operazioni di ascolto avverranno presso le competenti Procure della Repubblica, ovvero, previa autorizzazione del pubblico ministero procedente, presso i servizi di polizia giudiziaria delegati alle indagini. Tale modifica, che interviene sull’articolo 268, comma 3, del codice di procedura penale, consente inoltre un notevole risparmio di spesa. Le conversazioni intercettate non utili alle indagini rimarranno coperte da segreto, tutela assicurata attraverso la progressiva “scrematura” (ad opera prima del pubblico ministero e poi del GIP) delle conversazioni ritenute irrilevanti.

Sono individuati come reati l'illecita divulgazione di notizie relative ad atti del procedimento penale coperti da segreto e l'accesso illecito ai medesimi atti e viene, infine, prevista una specifica sanzione amministrativa per la pubblicazione di dati in violazione del codice della privacy e di quelli deontologici, la cui applicazione è rimessa al Garante per la protezione dei dati personali. Il CdM ha manifestato ampia disponibilità nei confronti di analoghe iniziative parlamentari.

Intanto la CdL ha reso noto di aver presentato questa mattina alla Camera dei Deputati una proposta di legge su "Disposizioni in materia di intercettazioni telefoniche ed ambientali e di pubblicita' degli atti del fascicolo del pubblico ministero e del difensore", in cui si prevede la limitazione sull'utilizzo delle intercettazioni, nuove norme per le deroghe e le intercettazioni ambientali, la responsabilita' per la pubblicazione delle intercettazioni, il rafforzamento delle pene per la violazione del segreto di indagine e la creazione di un archivio riservato.

Riguardo al ddl approvato, Paolo Serventi Longhi - il segretario nazionale della federazione della stampa italiana, che aveva espresso ieri preoccupazioni per quanto in discussione in CdM senza l'apporto degli addetti ai lavori - ha lamentato la mancanza di una "consultazione vera delle organizzazioni rappresentative dei giornalisti, ed invece soltanto ieri abbiamo potuto avere un contatto telefonico, peraltro informale, con il Ministro della Giustizia".

L'FNSI rimanda alla conoscenza del testo eventuali commenti, ma chiede fin d'ora di essere ascoltata perche' - sottolinea Serventi - "sarebbe un errore che il Parlamento prevedesse nuove sanzioni pecuniarie per i giornalisti. Sanzioni peraltro comminate dall’Autorità sulla privacy o da un’altra istituzione esterna all’Ordine professionale, organo di autogoverno della categoria, che sarebbe di fatto espropriato da qualunque possibilità di intervento".

Secondo il segretario FNSI, sembra di cogliere in alcuni settori della politica un clima "punitivo nei confronti dei colleghi che diffondono notizie sulle inchieste giudiziarie, e questo non è un bene per la democrazia". I timori di autocensura che sarebbero derivati da un provvedimento che prevedesse sanzioni penali e multe di notevole entita' era stato espresso anche dal presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Lorenzo Del Boca, il quale pochi giorni fa aveva sottolineato che "il nostro e' un Paese che ha bisogno di sapere e non di custodire segreti".

Del Boca aveva ammesso che le intercettazioni "talvolta coinvolgono terze persone del tutto estranee alla vicenda che meriterebbero di non essere coinvolte nella pubblicazione giornalistica" ma aveva sottolineato che "Le regole deontologiche già ci sono e devono essere rispettate. Su questo aspetto l’Ordine richiama i colleghi a una maggiore cautela e, per intervenire nei casi di violazione, chiede che vengano consentiti strumenti appropriati e tempestivi".

Ed infatti, proprio temendo che problema possa essere la scarsa efficacia delle procedure sanzionatorie dell’Ordine, previste dalla legge professionale dei giornalisti, anche Serventi Longhi ricorda che l'FNSi ha "ripetutamente chiesto al Governo, al Parlamento e alla classe politica una radicale riforma dell’ordine stesso che consenta interventi tempestivi e rigorosi per il rispetto delle norme deontologiche, in difesa del privato cittadino. Questa riforma non è stata finora presa in considerazione dalle istituzioni, mentre si avvia la discussione nella sede parlamentare sulle nuove sanzioni per i giornalisti".

Il riferimento e' evidentemente in particolare al preceente governo, anche se i rappresentanti dei giornalisti avevano incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria Franco Ricardo Levi e il guardasigilli Clemente Mastella poco dopo la formazione dell'attuale esecutivo per esprimere le proprie preoccupazioni, richieste e proposte.

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