NEW del 19 giugno 2006

 
     

Intercettazioni : polemiche e proposta di legge Calvi
di Elisa Mabrito

Torna alla ribalta la polemica sulle intercettazioni, per la vicenda di Vittorio Emanuele di Savoia e Salvatore Sottile e per la presentazione di un pdl sul tema da parte del senatore Guido Calvi, DS.

Presentato il 29 maggio, il pdl e' stato assegnato il 14 giugno all'esame della commissione Giustizia di Palazzo Madama. Il testo presentato dal vicepresidente della commissione Affari Costituzionali prevede il carcere per i giornalisti che pubblicano il contenuto delle intercettazioni: dai 6 mesi ai 4 anni. Secondo Calvi, il disegno di legge si pone l’obiettivo di "razionalizzare le disposizioni del codice di procedura penale in materia di intercettazioni telefoniche, ma soprattutto di conciliare diritti fondamentali, talvolta apparentemente inconciliabili, come il diritto all’informazione e i diritti alla riservatezza e alla tutela della persona".

L’articolo 1 della proposta estende alle intercettazioni di comunicazioni informatiche e telematiche le disposizioni relative alle intercettazioni e comunicazioni telefoniche, salve specifiche diverse disposizioni. L’articolo 2 fissa un limite per la proroga di intercettazioni di comunicazioni tra presenti, in considerazione della particolare invasività di tale mezzo d’indagine.

Il nucleo della riforma è contenuto pero' negli articoli 3 e 4 che dettano una disciplina del tutto nuova dell’inserimento dei risultati delle intercettazioni nel procedimento. Disposto che i verbali e le registrazioni delle intercettazioni sono trasmessi al pubblico ministero non oltre la scadenza del termine di ciascun periodo, si prevede che essi siano custoditi in un archivio riservato, istituito dall’articolo 7, che detta norme minuziose per garantirne l’effettiva riservatezza.

Quindi il pubblico ministero provvede, da solo, ad un primo vaglio scegliendo motivatamente verbali e registrazioni che ritiene rilevanti, che vengono trasmessi al giudice per il deposito, mentre gli altri restano nell’archivio riservato. Il giudice effettua un secondo vaglio, disponendo il deposito di quelli che, a sua volta, ritiene rilevanti e dei quali non sia vietata l’utilizzazione, restituendo gli altri al pubblico ministero perchè li custodisca nell’archivio riservato.

L’acquisizione dei verbali e delle registrazioni depositate avviene in apposita udienza, prima della quale i difensori possono con particolari cautele esaminare anche gli atti custoditi nell’archivio riservato, eventualmente chiedendone l’acquisizione. Sino a quando non sia disposta l’acquisizione, verbali e registrazioni restano coperti da segreto, così come restano segreti tutti i verbali e le registrazioni non acquisite.

È questa una novità rilevante perchè la violazione del segreto è punita severamente (articolo 8), anche se avvenga solo per colpa e – novità ancora più rilevante – la rivelazione è punita anche se avvenga a opera di soggetti estranei al processo, mediante qualsiasi mezzo di informazione al pubblico, quando dalla rivelazione derivi la lesione del diritto alla riservatezza. Per tale via, la libertà di informazione – caposaldo di una società democratica – si coordina con la tutela della persona, anch’essa valore irrinunciabile di una società democratica.

Non la semplice divulgazione di un atto coperto dal segreto (alla cui violazione non abbia concorso) viene addebitata al giornalista, ma solo la rivelazione di atti coperti dal segreto che leda la dignità della persona. Si pone così un limite all’informazione non a tutela di un bene astratto (il segreto o l’efficacia delle indagini), ma a tutela di un interesse primario della persona concreta, secondo un bilanciamento che (ovviamente con diversi presupposti) è già nel nostro ordinamento a proposito della diffamazione e che si trova ripreso nel secondo comma dell’articolo 617 del codice penale a proposito della rivelazione del contenuto di intercettazioni abusive.

Gia' a settembre 2005 - dopo l'esplosione del caso del governatore della Banca d'Italia Fazio e la polemica sul numero e conseguenti costi delle intercettazioni - il Consiglio dei Ministri del governo Berlusconi aveva approvato il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche ed ambientali e sulla pubblicita' data agli atti acquisiti dal pubblico ministero e dal difensore. L'allora ministro della Giustizia Roberto Castelli aveva spiegato che "non poteva essere un decreto legge ma un ddl, perché mancano i presupposti di "straordinarieta' ed urgenza per quanto riguarda gli interventi sul codice penale e su quello di procedura penale".

La durata di tre mesi per le intercettazioni veniva estesa dai reati di mafia e minacce a mezzo telefono della precedente bozza anche per reati di terrorismo ma non si faceva menzione di reati finanziari. Inoltre si prevedeva che le persone intercettate ma non indagate dovessero essere avvisate di essere sotto controllo. Per i giornalisti era introdotta una sanzione pecuniaria massima di 5.000 euro (mille volte pu' elevata la sanzione all'editore), mentre per i magistrati 'gola profonda' si prevedeva la sospensione. Un rapporto dell'allora guardasigilli evidenziava pero' che i magistrati gia' all'epoca operavano in linea con la legge.

Nuove polemiche erano sorte con l'inchiesta sullo scandalo del calcio, in cui sono risultati coinvolti alcuni giornalisti non solo come autori della pubblicazione, ma anche come intercettati. In quel caso la pubblicazione e' comunque avvenuta per informazioni gia' depositate e quindi pubbliche. Anche nell'inchiesta di Potenza scoppiata in questi giorni, le intercettazioni hanno coinvolto pesantemente fra gli altri alcuni giornalisti della RAI.

Sulla vicenda Sottile, Gianfranco Fini ha difeso il suo portavoce dicendo che "questo linciaggio mediatico che deriva dalle intercettazioni deve far scattare un grido sdegnato di allarme'. Emanuele Filiberto ha commentato la pubblicazione delle intercettazioni riguardanti il padre dicendo "Non pensavo potesse esserci una violazione cosi' intima e sconvolgente". Ma sul contenuto di buona parte delle intercettazioni anche Maurizio Gasparri, AN, intervistato, non e' riuscito a non mostrare condanna.

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