NEW del 25 giugno 2006

 
     

Intercettazioni : Garante a giornalisti , rispettate il Codice
di Mauro W. Giannini

Il garante per la privacy ha chiesto ai giornalisti di rispettare il codice deontologico e quello sul trattamento dei dati personali.

Dopo le polemiche legate in particolare alla trascrizione delle intercettazioni dell'inchiesta di Potenza su Vittorio Emanuele di Savoia, l'autorita' ha varato un documento di carattere generale che fissa in modo specifico una serie di regole già contenute nella legge, nel codice deontologico dei giornalisti e nei principi affermati finora dallo stesso Garante.

"In caso di inadempimento, l'Autorità – ha detto il presidente del Garante Francesco Pizzetti, che ha inviato il documento all'Ordine dei giornalisti – ha il potere e il dovere di imporre il divieto al trattamento dei dati. L'eventuale mancato rispetto di questo tipo di intervento può implicare una responsabilità di tipo penale".

Pizzetti ha pero' anche inviato una lettera al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Virginio Rognoni, per ribadire l'urgenza di tutte le forme di collaborazione necessarie affinché gli uffici giudiziari adottino ogni possibile misura di sicurezza in ordine alla protezione dei loro dati. Inoltre, l'Autorita' si impegnera' in una proposta organica di segnalazione a Parlamento e Governo, per suggerire in particolare la necessità che il Garante abbia poteri sanzionatori più significativi, in particolare dal punto di vista pecuniario, di quelli attuali.

"Sono in gioco la dignità delle persone da un lato e la libertà d'informazione dall'altro - aveva spiegato Mauro Paissan, componente del Garante privacy - Due diritti (due valori) potenzialmente in conflitto: più cronaca può significare maggiore invasività nella vita privata, più tutela della riservatezza può comportare mutilazione dell'informazione. Ogni volta siamo chiamati a trovare un punto di equilibrio, non sempre agevole da individuare".

"Dalla divulgazione dei resoconti di Potenza (ma anche nel caso Banca d'Italia e nel caso Moggi) – continuava Paissan, giornalista professionista, coordinatore del gruppo di lavoro Garante-Ordine dei giornalisti sul Codice deontologico relativo al trattamento dei dati personali nell'esercizio dell'attività giornalistica e curatore del volume "Privacy e giornalismo" (Poligrafico dello Stato, 2003) - sono usciti massacrati indagati e testimoni, ma anche persone che nulla avevano a che vedere con l'oggetto dell'inchiesta giudiziaria..."

"Qui - rilevava Paissan - c'è una responsabilità specifica dei giornalisti, chiamati a selezionare ciò che intendono pubblicare. Alcuni particolari, alcuni apprezzamenti, alcuni nomi potevano essere oscurati senza venir meno alla volontà di informare. Basterebbe in questi casi aderire a ciò che prescrive il Codice deontologico dei giornalisti stessi, che pone dei limiti senza intaccare il diritto-dovere di informare".

"Prendersela con i giornalisti è però da vigliacchetti – continuava - Ognuno si assuma le proprie responsabilità: chi fa informazione, la magistratura, i legislatori. I problemi davvero seri riguardano la quantità delle intercettazioni (in numero abnorme nel nostro paese) e l'introduzione di un efficace filtro delle trascrizioni. La prima selezione deve esser operata dal magistrato. Inutile scaricarla sulle testate giornalistiche, che operano in regime di concorrenza. Molte cose potrebbero essere scartate, secretate o anonimizzate alla fonte".

"Il legislatore vuole ora intervenire? - concludeva Paissan - Ne ha il dovere. Si dia maggior tutela ai diritti delle persone, si offrano strumenti più incisivi e sanzioni più adeguate al Garante della privacy, si inducano i magistrati a utilizzare ciò che è strettamente pertinente alle inchieste, obbligandoli a scartare ciò che è 'manifestamente irrilevante', si colpiscano i veri responsabili della fuga di notizie. E qualche volta ci si indigni anche quando a fare le spese delle pubblicazioni allegre sono dei cittadini non eccellenti".

Ora il documento del Garante per la Privacy spiega che per le ipotesi di reato in fase di accertamento sia "legittimo l'esercizio del diritto di cronaca", nonché un "interesse pubblico alla conoscenza anche dettagliata dei fatti", tuttavia, ritiene necessaria "un'adeguata tutela dei diritti dei soggetti coinvolti" nelle intercettazioni, qundo "terzi estranei ai fatti oggetto di indagine o che non risultano indagati".

"Questo provvedimento – ha sottolineato il segretario generale dell'Autorità, Giovanni Buttarelli – alza il quadro delle garanzie e rappresenta una sorta di ultima spiaggia prescrittiva nel quadro dei poteri di cui l'Autorità dispone". Pizzetti è comunque contrario all'idea del carcere nei confronti dei giornalisti: "Bisogna trovare misure efficaci affinché si bilancino il diritto di cronaca con la tutela della dignità della persona, senza ricorrere a misure penali che sono sempre sgradevoli quando di parla di libertà di informazione".

Intanto, sia per la questione delle intercettazioni che per l'entrata in vigore del decreto che demanda al solo procuratore capo la possibilita' di inteloquire con i giornalisti sui casi in corso e che viene cosiderato una forma di censura preventiva, la Federazione nazionale della stampa ha espresso l'auspicio che anche in tutti le strutture giudiziarie vengano creati Uffici stampa dedicati, formati da giornalisti, come da dettato legislativo, a presidio della trasparenza dell’informazione, della libertà di stampa e dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

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