NEW del 27 gennaio 2006

 
     

Giorno della memoria : la persecuzione degli omosessuali
stralci

Con l’intento di purificare la societá tedesca e propagare l’ideale di razza Ariana, i nazisti condannarono gli omosessuali come “socialmente aberranti”. Subito dopo essere stato eletto, il 30 gennaio 1933, Hitler mise fuori legge tutte le associazioni gay e lesbiche. Le truppe di Camicie Brune (SS), razziarono i luoghi di incontro e di socializzazione degli omosessuali.

Un giorno il Lagerfuehrer mi chiese: “Senti frocio d’un kapò, sei già stato castrato?”
“No signor Lagerfuehrer”
“E non vuoi provvedere?”
“Signor Lagerfuehrer, voglio uscire di qui come come quando sono entrato”.

“Tu e tutta questa marmaglia di froci non tornerete mai a casa”, disse con tono stizzito.

da “Gli uomini col triangolo rosa”, edizioni Sonda, Torino

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Dichiarazione al New York Times sottoscritta da otto sopravissuti omosessuali ai campi di sterminio: sono passati 10 anni da allora ma il velo di silenzio permane.

50 anni fa venimmo liberati dalle truppe alleate, dai campi di concentramento e di prigionia nazionalsocialisti. Ma il mondo che avevamo sperato non si avverò. Dovemmo perciò nasconderci e ci esponemmo a nuove persecuzioni.

Il paragrafo 175 del 1935, antiomosessuale, rimase valido fino al 1969; le retate non erano una rarità. Alcuni di noi – liberati dai campi – furono condannati di nuovo a lunghe pene detentive. Sebbene alcuni sopravvissuti tentassero di sostenere fino alla Corte federale il nostro riconoscimento come perseguitati dal regime nazista, non fummo però riconosciuti come tali e venimmo esclusi dal risarcimento economico a favore delle vittime del nazionalsocialismo.

E il sostegno nazionale e la solidarietà dell’opinione pubblica non esistevano per noi. Nessun nazista delle SS è mai stato ritenuto responsabile in tribunale per l’omocidio di un omosessuale. Ma i primi appartenenti alle SS ricevono oggi per il loro “lavoro” una pensione, mentre a noi non vengono riconosciuti gli anni dei campi e così non vengono calcolati per la pensione.

Ora siamo troppi vecchi e stanchi per lottare per il riconoscimento del torto che ci è stato inflitto. Molti di noi non osano parlare di ciò. Molti di noi sono morti soltanto con ricordi pieni di tormento. Abbiamo inteso a lungo ma invano un chiaro gesto politico ed economico del governo tedesco e della Corte federale. La nostra persecuzione è appena oggi menzionata nelle scuole e nelle università. Anche nei musei e nei luoghi di commemorazione qualche volta non veniamo neppure nominati come gruppo perseguitato.

Oggi, cinquant’anni dopo, ci rivolgiamo alla giovane generazione e a tutti coloro che non si vogliono fare guidare dall’odio e dai pregiudizi. Ci diano una mano a difenderci da una memoria della persecuzione degli omosessuali da parte dei nazisti ancor sempre incompleta e viziata da pregiudizi.

Non fateci mai dimenticare, così come agli ebrei, zingari, testimoni di Geova, massoni, disabili, prigionieri di guerra russi e polacchi, omosessuali e a molti altri, i torti subiti. Fate che noi si impari dalla Storia e la generazione più giovane di donne e uomini omosessuali sostenga così le ragazze e i ragazzi a condurre la loro vita, con dignità e rispetto, insieme ai loro partner, amici e famiglie.

Senza memoria non c’è futuro.

* da “Le ragioni di un silenzio”, a cura del Circolo Pink, Ombre corte.

Speciale diritti umani

Speciale immigrazione e razzismo

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