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NOTIZIARIO del 27
ottobre 2004
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Israele
: approvazione piano di Sharon passo verso la pace Il voto della Knesset sul piano di ritiro da Gaza ha avuto luogo, secondo il calendario ebraico, nell'anniversario dell'assassinio del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin da parte di un israeliano che si opponeva ai suoi sforzi di pace. Ed e' un grande passo avanti verso la pace, quello compiuto da Ariel Sharon con il supporto di Shimon Perez e di 67 componenti della Knesset (67 contro 45 e 7 astensioni). Positivo anche il giudizio del ministro palestinese degli esteri , Nabil Shaath, in visita ad Oslo, che ha commentato che il piano di Sharon potrebbe essere un passo verso la pace, a condizione che sia seguito da un ritiro piu' vasto. Il ritiro dal territorio occupato durante la guerra dei 6 giorni del '67 e' stato approvato fra le contestazioni dei coloni ed il favore della maggior parte dell'opinione pubblica, interpellata mediante sondaggi e non attraverso un referendum, che il premier israeliano esclude. La stragrande maggioranza degli abitanti di Kfar Darom, Netzarim e delle altre colonie si oppongono al piano ed hanno manifestato in migliaia davanti alla Knesset, dove le forze dell'ordine avevano disposto un cordone di sicurezza. I piu' estremisti - che gia' avevano paventato la guerra civile - hanno minacciato di morte il premier, per cui le misure di sicurezza sono state rafforzate, raggiungendo le 16 guardie del corpo, un numero record. Il piano Sharon ha invece spaccato il Likud, il suo partito, in quanto numerosi deputati hanno votato contro assieme all'estrema destra del Partito Nazionale Religioso che fa' parte della coalizione di governo. Sharon ha destituito uno dei suoi ministri che aveva votato contro il piano, Uzi Landau, e un alto funzionario ha affermato che altri ministri che si oppongano al piano subiranno la stessa sorte nei prossimi giorni. Viceversa il partito nazionale religioso ha annunciato che lascera' la coalizione di governo se il premier non indira' nel giro di 10 settimane un referendum sul piano. Quattro ministri del Likoud - Benjamin Nétanyahou, Limor Livnat, Yisrael Katz e Danny Naveh - che hanno votato a favore del piano, hanno minacciato di dimettersi se la proposta di referenudm fosse stata rifiutata. Ma Sharon non vuole cedere alla richiesta. Prima dell'applicazione il piano dovra' passare un nuovo esame del governo. Il piano di "disimpegno unilaterale" e' contenuto in 12 pagine e prevede 4 fasi che dovrebbero concludersi entro il 2005. Si prevede che le case e le sinagoghe delle colonie evacuate saranno demolite; mentre scuole e laboratori saranno conservati, probabilmente per essere affidati a istituzioni internazionali. Le colonie da smantellare sono 25 in totale, 21 nella striscia di Gaza e 4 in Cisgiordania. I coloni interessati dal provvedimento sono 8.800, ed a chi lascera' volontariamente gli insediamenti e' stato promesso una sorta di indennizzo abbastanza rilevante. Tel Aviv continuera' a controllare pero' gli accessi terrestri e marittimi e lo spazio aereo della Striscia, riservandosi il diritto anche di lanciare operazioni militari nel caso in cui si rendessero necessarie.
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