NEW del 31 maggio 2006

 
     

Elette della CdL e maggiore presenza femminile in politica
di Rita Guma

Sono contraria alle quote rosa, che fanno tanto WWF, in politica e altrove, mentre credo che occorra puntare su caratteristiche e capacita' femminili per arrivare alla meta e per ottenere una presenza piu' massiccia delle donne in parlamento e in tutti i luoghi decisionali.

Leggo invece le dichiarazioni di due esponenti 'rosa' della CdL - Letizia Moratti e Mara Carfagna - che si sentono epigoni della donna politicamente accreditata in base a capacita' che poco c'entrano con il loro ingresso e ruolo in politica.

La Moratti ha dichiarato che e' sempre stata contraria alle quota rosa, dato che si puo' andare avanti in base alle capacita'. Nel suo caso pero' e' andata avanti soprattutto sull'onda di un nome, Moratti, che a Milano significa molto e che ha un peso anche nel mondo imprenditoriale. Come mai il 'signor sindaco' non ha usato il suo nome per crescere a livello politico? Sarebbe stato lo stesso per Letizia Brichetto Arnaboldi, o ci sarebbe stata meno visibilita' e sostegno?

La capacita' evocata consiste allora - a parte le buone basi economiche, che in politica non guastano - nel fare un buon matrimonio o nell'ingraziarsi i moderato-catto-tradizionalisti e persino esponenti della CEI riuscendo a far passare con disinvoltura il discorso del secondo matrimonio (dato che Moratti aveva sposato in prime nozze Lina Sotis)?

Quanto alla Carfagna, addirittura commenta di esser lei stessa l'esempio del fatto che le quote rosa non servono, dicendo che sarebbe più utile "cominciare a selezionare dal basso, nell’organizzazione di base dei partiti, le donne migliori e più capaci... Solo in questo modo potrà nascere una classe dirigente al femminile, radicata nel territorio e legittimata dal consenso popolare... Io sono un piccolo ma eloquente esempio vivente di questo mio ragionamento".

Credo pochi possano immaginare che il percorso politico della signora sia dovuto a grandi doti di stratega o ad una ampia cultura politica e non. Di soubrettine, di 'amiche' del capo, di mogli e parenti giunte sullo scranno senza avere altra dote che la propria avvenenza, il risalto mediatico e le utili frequentazioni, ce ne sono state a frotte, anche nel passato, ma non e' quello di cui si parla quando si dice di voler portare un maggior numero di donne in politica.

Si parla di meno maggiorate e piu' preparate, di meno sorridenti e chirurgicamente rifatte e piu' capaci. Non di quelle la cui prevalente capacita' consiste nella furbizia nel farsi notare per riuscire ad emergere, ma di cui sono ignote (e spesso assenti) le capacita' istituzionali-amministrative, ma di quelle che essendo in gamba come persone - belle o brutte che siano - incontrano l'ostilita' degli uomini e vengono talora definite lesbiche quand'anche non lo sono.

Il problema non e' quindi quello delle quote rosa, ma quello dell'aspetto culturale, che ha a che vedere con l'immagine della donna che viene mostrata come maggioritaria o vincente da media e pubblicita', gli attuali strumenti 'educativi'. Se questi continuano a mostrarci una donna che puo' presentarsi in pubblico solo se ha una linea perfetta, che ha successo solo se va avanti grazie a papa' o al marito o compagno 'arrivato', o che emerge solo se passa prima dai salotti televisivi, dalle isole dei famosi, dalle foto in abiti succinti sui calendari maschili, molte risorse valide - che non hanno il 'fisico' o che pur avendolo non vogliono scendere a compromessi - saranno sprecate. O resteranno compresse nei ruoli di 'sottobosco politico', di segretarie, di 'ghostwriter' e di scrittrici di progetti di legge tanto utili a chi - uomo o donna - non abbia reali capacita' ma riesca ad arrivare laddove tutti vorremmo vedere solo persone capaci.

Speciale diritti

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