NEW del 10 maggio 2006

 
 
       
 

Cariche alle donne e sottosviluppo politico
di Rodolfo Roselli*

Uno dei grandi problemi italiani è il rinnovamento sistematico della classe politica non solo in termini di nuove idee e generazioni, ma addirittura di presenza in Parlamento dell'altra metà dell'Italia, cioè del sesso femminile. Fino ad oggi non se né fatto nulla semplicemente perché una donna che entra è un uomo che esce !

Sarebbe fantapolitica, avere una donna al Quirinale... ovviamente non come domestica! Ma è fantapolitica italiana, perché nel mondo non è così. Dalla Francia alla Germania, dall'Inghilterra agli Stati Uniti, le donne ricoprono cariche istituzionali "scandalose" per noi.

Scandalosa per noi fu Indira Gandhi, che ha governato una delle più grandi democrazie del mondo, Margaret Thatcher, che ebbe il fegato, non quello del maschio italiano, di mettere in discussione anche quello che era considerato da tutti indiscutibile, Angela Merkel, che oggi guida con mano d'acciaio la Germania, che non ha bisogno, per prendere il sole ad Ischia di 12 gorilla, che è riuscita a realizzare una coalizione di governo, facendosi rispettare e rispettando l'avversario, senza bambineschi capricci di un povero nostrano demente.

In Cile, Michelle Bachelet è diventata capo di uno stato ove un maschio, Pinochet, è riuscito ad infangare il sesso maschile. In Grecia, ministro degli esteri è la signora Dora Bakoyanni, agli esteri, negli Stati Uniti è Condoleeza Rice e Hillary Clinton è in pole position per la Presidenza degli Stati Uniti. Da noi, Emma Bonino è stata bocciata e sbeffeggiata. Ed eccezioni, che non dimostrano nulla, sono la Nilde Iotti e la Pivetti.

Nel governo spagnolo, il 50% dei ministri sono donne,mentre invece, da noi, è considerato straordinario il fatto che Rifondazione Comunista abbia 12 senatrici su 27 seggi, e che Prodi, solo oggi, voglia come ministri il 30% delle donne… ammesso che poi avvenga! Ma la cosa strabiliante è che oggi la popolazione femminile non è né una minoranza numerica e nemmeno qualitativa. Da tempo, come numero, ha superato la popolazione maschile, al nord i sindaci femminili sono oltre il 40% del totale, mentre al sud a mala pena arrivano al 20%.

Ovunque esista un minimo di potere e un massimo di pregiudizi ed ignoranza, c'è la costante emarginazione. E così nelle professioni i primari donne sono solo l'11%, le professoresse universitarie, solo il5%, nelle aziende, le donne che le guidano sono solo il 5%. Le donne che studiano medicina sono più numerose degli uomini, ma un decimo rispetto ai maschi.

Uno degli episodi più emblematici dell'ignoranza "qualificata" nei confronti delle donne, lo diede Orso Maria Corbino, titolare della cattedra di fisica sperimentale , che osteggiò in tutti i modi le aspirazioni scientifiche di Ginestra Amaldi perché come donna giudicata non idonea alla ricerca. Peccato che questa "incapace" fu poi determinante nella collaborazione con il marito Edoardo Amaldi ed Enrico Fermi.

Ma nelle aziende e nel lavoro da qualche tempo è iniziata una riscossa, che in politica nemmeno si sogna. Riscossa si ha nei tribunali, nell'ingegneria, in molte aziende private, ma sempre al di sotto di quel 58% dei posti di lavoro femminili, nel resto del mondo. Il famoso luogo comune, delle donne perniciose al volante è un'altra balla, perché solo 2 donne ogni 10 automobilisti, perdono punti sulla patente.

La scusa per l'emarginazione è che, per molti, la donna deve essere prevalentemente considerata una virtuosa badante domestica, ma poi gli stessi uomini, e lascio a voi capire il perché, sfornano continuamente in tv conduttrici, veline, modelle, protagoniste di fiction e giornaliste, quasi che la tv fosse la pedana di un harem islamico, ad uso delle odalische.

Se veramente si volesse rinnovare politica,mente l'Italia, sarebbe molto facile farlo, basterebbe cominciare a mettere le gonne alla politica. Almeno diamo loro l'opportunità di sbagliare un poco, dato che noi uomini abbiamo largamente dimostrato di sbagliare anche troppo.

* stralci dell'intervento su Radio Gamma 5 del 10.5.2006

Speciale diritti

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Situazione delle donne in Europa, studio di Eurostat