28 dicembre 2008

 
     

Pena di morte : esperto USA , l'innocenza e' una distrazione
di Rico Guillermo*

Per troppi anni ormai, gli oppositori della pena capitale hanno fatto leva sull'incubo di giustiziare un uomo innocente come tattica per erodere il sostegno alla pena di morte in America, ma l'innocenza e' una distrazione.

Lo afferma David Dow, professore di diritto costituzionale e penale all'Universita' di Huston ed autore di vari libri sul tema, fra cui "Giustiziati per un tecnicismo: ingiustizia mortale nel braccio della morte dell'America" e "Macchina di morte: la realta' del regime della pena di morte americano". Dow, che e' anche il fondatore della Rete "Texas Innocence", ha speso lavorato con il Centro studenti dell'Universita' texana, che ha rappresentato oltre un centinaio di detenuti nei loro appelli statali e federali.

In un intervento sul blog dell'Universita', Dow ricorda che la Corte Suprema ha deciso (con 5 favorevoli e 3 contrari), che un detenuto del Tennessee, P. G. House, aveva il diritto di dimostrare che non ha commesso il reato per il quale era stato inviato nel braccio della morte. Il docente ha anche ricevuto una lettera da parte di una organizzazione che, avendo sostenuto per oltre un decennio che un uomo della Virginia di nome Coleman non aveva commesso il reato per cui era stato giustiziato nel 1992, ammetteva invece di essersi sbagliata.

Questi casi hanno qualcosa in comune, sostiene Dow: essi fanno perno sulla questione della colpevolezza, ma, appunto, l'innocenza e' una distrazione. Tuttavia la maggior parte delle persone nel braccio della morte sono come Coleman, non come House, ovvero la maggior parte delle persone nel braccio della morte ha fatto cio' che lo Stato afferma esse abbiano fatto. Ma cio' non significa che essi debbano essere giustiziati.

Invece, concentrarsi sulla questione dell'innocenza costringe gli abolizionisti al silenzio quando una causa celebre risulta produrre un colpevole. In questi casi - sottolinea il profesore - essi sembrano dispiaciuti di aver commesso un errore, dopo tutto. Dow commenta: "Sono anch'io uno avversario della pena di morte, ma sono stato felice di apprendere che il signor Coleman era un assassino. Sono stato felice che i pubblici ministeri non debbano vivere con il peso di sapere di aver mandato nel braccio della morte un uomo innocente".

Dow ricorda che in occasione della discussione del caso House - in cui l'uomo sembra essere davvero innocente - il giudice della Corte Suprema Antonin Scalia (che era uno dei tre dissidenti sulla sentenza favorevole al ricorrente) ha sostenuto che le controversie su un caso non possono andare all'infinito. Il docente commenta che Scalia ha ragione e che - come il giudice ha gia' sostenuto in altra occasione - "naturalmente ci accingiamo a giustiziare persone innocenti, se abbiamo la pena di morte".

Il sistema della giustizia penale e' composto da esseri umani fallibili. Ma forse - commenta Dow - questo e' un prezzo che la societa' e' disposta a pagare. Quindi, anche se House fosse innocente, per quanto tempo lo Stato dovrebbe tenere il detenuto in prigione mentre viene riesaminato il suo caso?

Nel caso Coleman, invece, la Corte Suprema della Virginia non ha esaminato gli argomenti che egli aveva sollevato nel suo ricorso, in quanto il suo avvocato ha depositato i documenti con un giorno di ritardo. Nell'occasione, la Corte Suprema USA ha detto che un detenuto nel braccio della morte non puo' lamentarsi quando il suo avvocato manca un termine di deposito, perche' l'avvocato agisce a nome del cliente, e quindi il cliente e' responsabile per le carenze del suo legale.

Come risultato di questo sillogismo - nota Dow - Johnny Joe Martinez e' stato giustiziato nel 2002, perche' lo Stato ha nominato un difensore inadeguato che ha trascurato di depositare un ricorso in appello - commettendo un errore attribuito ad inesperienza. Quando il caso Martinez ha raggiunto i tribunali federali i giudici, invocando la decisione Coleman, hanno detto a Martinez che l'errore del suo avvocato era imputabile a lui. E cosi' via...

Dow ammette di avere seri dubbi sull'innocenza di alcuni dei 50 detenuti nel braccio della morte che egli ha rappresentato. Nel 98 per cento dei casi, tuttavia, quindi in 49 su 50, vi erano spaventose violazioni dei principi giuridici: i pubblici ministeri hanno selezionato i giurati sulla base della razza, la polizia ha nascosto o fabbricato prove, gli analisti forensi hanno travisato i risultati di laboratorio e infine il governo federale ha fatto pressioni affinche' il procuratori si assicurassero un verdetto di condanna capitale.

Pertanto gli abolizionisti dovrebbero spostare la loro attenzione dalla questione dell'innocenza a quella del malfunzionamento della giustizia penale. Essi, conclude Dow, "dovrebbero concentrarsi sul problema di gran lunga piu' pervasivo: che la macchina di morte in America e' senza legge, e nei procedimenti di condanna a morte si violano i nostri principi giuridici di quasi tutti i tempi".

* si ringrazia Claudio Giusti

Speciale giustizia USA

Speciale diritti

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