25 giugno 2007

 
     

Lotta al terrorismo : magistrato USA , efficienza , ma anche diritti
di Giulia Alliani

Dal 1995 al 2002 e' stato a capo della Foreign Intelligence Surveillance (FISA) Court, che decide sulle richieste di intercettazione o perquisizione presentate dall'FBI e dall'NSA (National Security Agency) per i casi di terrorismo o spionaggio: Royce Lamberth, ora giudice distrettuale a Washington, ricorda che l'11 settembre si trovava in un parcheggio vicino al Pentagono al momento del'impatto dell'aereo contro l'edificio.

Con la macchina in mezzo al fumo, aveva chiamato aiuto ma, quando gli aiuti erano arrivati, aveva gia' approvato, via cellulare, cinque mandati. Nel corso del suo incarico gli e' capitato di firmare dei mandati da casa sua, magari alle 3 del mattino, o anche di sabato. Le richieste per i mandati sono documenti piuttosto corposi, anche 40 o 50 pagine, ma, dopo l'11 settembre, per emettere un mandato, e' stato giudicato sufficiente anche un ragguaglio fornito oralmente dal direttore dell'FBI.

La corte FISA, per Lamberth, ha dimostrato di sapersi regolare, dopo gli attacchi teroristici, in base alla necessita' di fare le cose nel modo piu' rapido. Proprio per affrontare l'emergenza, e' stato considerato giusto e logico apportare qualche modifica alle normali procedure. Ma l'eccezionalita' della situazione determinata dalla guerra al terrorismo non giustifica - secondo Lamberth - la decisione di permettere all'esecutivo di decidere da solo chi mettere sotto controllo nei casi in cui si ritiene minacciata la sicurezza nazionale.

"Dobbiamo renderci conto - ha detto sabato a un convegno dell'American Library Association - che puo' accaderci di combattere la guerra al terrorismo e di ritrovarci, alla fine, perdenti, se resteremo senza piu' liberta' civili. Il governo deve combattere la guerra e vincerla a tutti i costi. La magistratura si rende conto che la guerra va combattuta, ma che cio' non puo' avvenire a qualsiasi costo. Abbiamo ancora il dovere di difendere le nostre liberta' civili e certe decisioni vanno affidate al giudice e non ai membri dell'esecutivo".

Per il giudice Lamberth, se il governo agisce nei limiti della correttezza, le intercettazioni vengono approvate: "Noi accertiamo che, sotto alla richiesta, non ci sia qualche macchinazione politica, o qualche motivazione impropria. Il fatto che debbano sottoporla alla nostra approvazione contribuisce a mantenerli onesti".

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