NEW del 23 gennaio 2006

 
     

2005 : 150 giornalisti vittime di guerre e omicidi
di Elisa Mabrito

Sono 150 i giornalisti uccisi nel 2005 nell'esercizio della loro professione. E' stato l'anno peggiore mai registrato per una professione che si rivela sempre piu' pericolosa. Lo ha reso noto un rapporto della Federazione internazionale per la protezione dei giornalisti (FIJ), che rappresenta circa mezzo milione di operatori dei media di 110 Paesi.

I professionisti dell'informazione sono stati vittime di guerre, omicidi, catastrofi naturali o altri incidenti dei quali erano testimoni. 89 di essi e' rimasto vittima di omicidi con mandanti politici, forze paramilitari o , mentre gli altri 61 sono morti per incidenti sul lavoro (48 nella caduta di un aereo militare in Iran e 3 nel corso dello Tsunami). L'Iraq resta come lo scorso anno il Paese piu' pericoloso al mondo, con 35 morti, seguito dalle Filippine.

Meno del 10% delle morti, denuncia l'organizzazione mondiale, ha dato luogo ad inchieste serie da parte delle autorita', e pochi responsabili sono stati assicurati alla giustizia. In genere cio' e' la conseguenza della corruzione della polizia, di incompetenza giudiziaria e di indifferenza politica.

Secondo il segretario generale dell'organizzazione, Aidan White, "l'impunita' negli omicidi dei giornalisti rappresenta l'intollerabile scandalo della nostra epoca che non puo' essere ignorato piu' a lungo dalla comunita' internazionale".

Fra gli altri rischi della professione occorre poi aggiungere i rapimenti, la carcerazione per inchieste scottanti o per dissidenza e i traumi riportati da chi lavora in zona di guerra.

Speciale libera informazione

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