NEW del 04 settembre 2006

 
     

USA : 11/9 , contraddizioni e accuse ad amministrazione Bush
di Rico Guillermo

II risultati di uno studio di esperti americani accusano l'amministrazione Bush di non aver perseguito abbastanza i terroristi a livello giudiziario dopo l'11 settembre. Dall'altra parte emergono i casi di alcuni congiunti delle vittime dell'11/9 che - pur risarciti con milioni di dollari - si trovano nella condizione di immigrati e quindi rischiano l'espulsione da un giorno all'altro.

Come racconta il New York Times, infatti, nel caso delle migliaia di morti dell'11 settembre si registra una contraddizione. Mentre essi sono considerati dall'amministrazione e dall'opinione pubblica come eroi, i vedovi di alcuni clandestini morti negli attacchi alle torri gemelle restano clandestini, e come tali hanno problemi sociali e rischiano l'espulsione.

Come gli altri familiari delle vittime, hanno ricevuto milioni di dollari di risarcimento grazie al fondo federale di compensazione dell'11/9, ma sono timorosi di farsi rivedere al gruppo di sostegno per i parenti delle vittime per paura di essere denunciati. Inoltre non possono fare nessun investimento o trovare lavoro negli USA a causa della loro condizione di immigrati irregolari che non li dota dei numeri di previdenza sociale o di visti del lavoro.

Ma il tema che fa tremare l'amministrazione Bush e' quello delle critiche al perseguimento giudiziario dei terroristi, che arrivano in un momento delicato per l'amministrazione, per l'approssimarsi delle elezioni congressuali, mentre calano i consensi nei sondaggi e c'e' quindi il rischio che i Democratici prendano il controllo di uno dei rami del Congresso.

Lo studio dei ricercatori dell'Universita' di Siracuse - basato sui dati del ministero della giustizia riguardanti numeri di processi e condanne - ha rilevato che solo uno su dieci casi trasmessi dall'FBI alla procura per violazioni doganali, terrorismo o reati di immigrazione prosegue poi in processo, dato che molti casi sono stati scartati perche' i procuratori hanno trovato deboli o insufficienti le prove dell'intenzione criminale o di un crimine federale evidente.

Dal giorno degli attentati dell'11 settembre 2001, sono solo 14 le persone condannate a 20 anni o piu' di prigione per terrorismo, e la meta' dei condannati a pene minori e' uscita subito dal carcere perche' aveva gia' scontato la pena per carcerazione preventiva.

L'accusa di alcuni commentatori e' che l'immagine propagandata dal governo (e che e' stata un fattore determinante per il risultato elettorale) sia ingannevole. Il dipartimento di giustizia risponde invece che ci sono molti difetti nel rapporto e che a seconda di come i dati vengono letti si possono ottenere conclusioni diverse, ma che una lettura che porti a concludere che vi e' stato scarso impegno da parte dell'amministrazione nel perseguire i terroristi e' irresponsabile.

La tesi del ministero e' che - dato che l'obiettivo primario del governo e' rilevare, interrompere e impedire le attivita' terroristiche - l'intervento degli agenti avviene prima che siano commesse violazioni serie e quindi e' difficile che le persone individuate vengano condannate a pene rilevanti. Esperti del governo sottolineano poi che il terrorismo - pur prendendo di mira obiettivi potenzialmente catastrofici - e' un crimine molto raro e sono molti di piu' i casi di morti per rapina in mezzo alla strada.

Si fa poi rilevare che invece e' apparsa evidente l'ondata di processi che testimonia l'impegno governativo verso i potenziali terroristi, al punto che si era parlato di una campagna giudiziaria che prendeva di mira soprattutto la popolazione araba e islamica, in ragione della minaccia di Al Qaida.

In passato si registro' pero' anche - da parte del magistrato che condusse il primo processo sull'11 settembre - l'accusa al dipartimento di giustizia di non aver collaborato e anzi di aver fatto ostruzionismo.

C'e' poi chi mette l'accento sul rischio contrario: poiche' il governo non ha confutato mai le accuse che i sospetti di Al Qaida detenuti fossero torturati durante gli interrogatori oltremare, c'e' l'ipotesi che siano state usate nei processi informazioni ottenute illegalmente ed il timore di alcuni difensori dei diritti dell'uomo e' che i risultati di questo rapporto spingano l'amministrazione a dare un giro di vite sia sugli interrogatori che sui processi intentati.

Il dato che lo studio della Siracuse non ha considerato e' che vi sono molti sospetti terroristi detenuti in carceri speciali - come Guantanamo - dove per anni sono stati (e spesso sono ancora) rinchiusi senza accuse e in modo illegale. Essi non sono stati processati perche' la Corte Suprema ha boccato i tribunali militari voluti da Bush (per legalizzare i quali e' in progetto una legge, a questo punto ancor piu' da temere), mentre altri sono morti sotto tortura ad Abu Ghraib, in Afghanistan o in prigioni in Paesi terzi nei quali sono stati portati con extraordinary rendition.

Speciale terrorismo

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