NEW del 20 giugno 2006

 
     

Intercettazioni : ancora critiche , proposte e arresti
di Elisa Mabrito

Le intercettazioni servono. Lo conferma il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che spiega come esse abbiano consentito di dare un duro colpo a Cosa nostra nell'operazione disposta dalla Dda di Palermo, in cui la polizia di Stato ha eseguito 45 arresti su ordine dei pm della Dda di Palermo.

Gli arresti disposti dai pm hanno "decapitato gli attuali capi di Cosa nostra" che erano in contatto, attraverso i 'pizzini', con Bernardo Provenzano. "Grazie alle tecnologie piu' avanzate e' stato possibile acquisire - sottolinea Grasso - un numero impressionante di conversazioni ambientali che per il livello degli interlocutori e per gli argomenti trattati ha ben pochi precedenti per la comprensione ed il contrasto a Cosa nostra".

Ma se le intercettazioni sulla criminalita' organizzata trovano praticamente tutti d'accordo, le vicende riguardanti i politici o i notabili (da Antonio Fazio a Salvatore Sottile ed oggi all'ex presidente della Regione Puglia e ora parlamentare di Forza Italia Raffaele Fitto) inducono molti politici ad una levata di scudi che suscita ogni volta un dibattito nell'intera nazione.

A seguito dell'inchiesta di Potenza, Silvio Berlusconi al GR1 ha sottolineato che "la barbarie della pubblicazione di fatti penalmente non rilevanti, non puo' esistere in un paese civile" e che ora al centro delle polemiche c'e' AN, "ma domani potrebbe esserci chiunque". Il leader della CdL si e' detto "certamente favorevole" ad una legge in materia ed ha ricordato il disegno di legge approvato dal suo governo che interviene su due aspetti: sulla possibilita' di effettuare le intercettazioni e sulla pubblicazione delle stesse".

Anche il ministro della Giustizia Clemente Mastella, parlando di "bulimia" di intercettazioni, ha promesso di intervenire sulla materia con un decreto - ove condiviso da tutti -, mentre e' stata messa in calendario al Senato la discussione del pdl del diessino avv. Guido Calvi che prevede l'arresto per i giornalisti che pubblichino le trascrizioni e l'ex ministro Castelli ha presentato anch'egli un pdl che ricalca appunto le precedenti proposte della cdl.

Ma il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa italiana, Paolo Serventi Longhi, ritiene che "la legislazione in vigore e le norme deontologiche della professione fissate dal Codice sulla privacy definito dall’Ordine dei giornalisti e nella Carta dei doveri, scritta dall’Ordine e dalla Fnsi, sono più che sufficienti a rispondere alle esigenze di tutela della riservatezza poste in queste ore con eccessivo clamore da esponenti politici e istituzionali".

Secondo Serventi, "ogni volta che vengono pubblicati atti di indagini giudiziarie, come i verbali delle intercettazioni, da parte di alcuni si grida alla gogna mediatica e si invocano sanzioni penali esemplari per i giornalisti. Le regole di autodisciplina prevedono che la pubblicazione degli atti 'è ammessa nell’ambito del perseguimento dell’essenzialità dell’informazione e nel rispetto della dignità della persona se questa riveste una posizione di particolare rilevanza sociale o pubblica'. Intervenire con nuove norme per impedire che sia esercitato questo diritto rappresenterebbe un attentato alla libertà di informazione".

"Sarebbe invece importante - secondo il presidente del sindacato dei giornalisti, quella radicale riforma delle nuove norme sulla giustizia che già da oggi impedisce una libera informazione giudiziaria. Sarebbe inoltre importante che il Ministro Mastella e gli esponenti politici e istituzionali che sono intervenuti in queste ore ascoltassero gli organismi rappresentativi della categoria".

Il riferimento e' alla riforma dell'ordinamento giudiziario varata dal governo Berlusconi e di cui il 18 giugno e' entrato in vigore un decreto attuativo sul riordino delle Procure che prevede che i rapporti con la stampa debbano essere tenuti personalmente dal procuratore della Repubblica, o tramite un magistrato dell'ufficio appositamente delegato, mentre i sostituti procuratore non potranno più intrattenere rapporti con i cronisti, per non correre il rischio di finire sotto procedimento disciplinare davanti al CSM.

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