NEW del 20 giugno 2006

 
     

Giustizia : Ordine giornalisti , allarme per taglio notizie procure
di Mauro W. Giannini

"Nella storia del giornalismo italiano, il 18 giugno 2006 diventerà una data significativa. Rappresenterà il giorno del grande bavaglio, il tentativo dello Stato di bloccare i cronisti giudiziari, di oscurare le fonti, di tenere il cittadino all’oscuro di ciò che avviene nei palazzi della Giustizia".

Lo ha affermato il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Vittorio Roidi, per l'entrata in vigore del decreto attuativo sul riordino delle Procure, la "riforma con la quale il precedente ministro, il leghista Castelli, ha affidato ai Procuratori della Repubblica il compito di informare la stampa ed ha previsto pesanti sanzioni per tutti coloro – magistrati per primi – che illustrano lo stato delle inchieste o dei procedimenti. Una prova di illiberalità, il desiderio di bloccare il percorso di trasparenza che l’amministrazione pubblica ha intrapreso a partire dagli anni Novanta".

Roidi si e' augurato che "i giornalisti raddoppino i propri sforzi per coprire e diffondere ogni notizia di interesse pubblico. La legge attribuisce agli iscritti all’Ordine una 'insopprimibile libertà'. Dobbiamo farne uso, contro ogni tentativo di coloro che vogliono fermare l’informazione". Sulla situazione si erano anche espressi preventivamente, chiedendo di bloccarne l'etnrata in vigore, l'Unione nazionale dei cronisti e l'assostampa romana, e critiche e preoccupazioni erano arrivate dalla Federazione Nazionale della Stampa.

Il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto, Maurizio Paglialunga, ha chiesto un incontro urgente al procuratore generale di Venezia, Ennio Fortuna, e ai sette procuratori della Repubblica della regione "per esprimere la preoccupazione dei giornalisti in relazione all'entrata in vigore, lunedì 18 giugno, della riforma dell'ordinamento giudiziario varata dal governo Berlusconi, la quale prevede che i rapporti con la stampa debbano essere tenuti personalmente dal procuratore della Repubblica, o tramite un magistrato dell'ufficio appositamente delegato, mentre i sostituti procuratore non potranno più intrattenere rapporti con i cronisti, per non correre il rischio di finire sotto procedimento disciplinare davanti al Csm".

"Questa norma di legge avrà come effetto pratico quello di limitare la libertà di stampa, con gravi effetti e ripercussioni sulla vita democratica nel nostro Paese - scrive Paglialunga nella lettera inviata ai vertici delle procure del Veneto - Proprio nel momento in cui, a livello nazionale, è scoppiato il più grave scandalo sul mondo del calcio, sugli intrecci fra sport e corruzione, e stanno per concludersi alcune delle indagini più delicate sugli scandali economico-finanziari, la riforma dell'ordinamento giudiziario vuole mettere a tacere la libera stampa, annullando le fonti di informazione dei cronisti di giudiziaria e lasciando che sia il procuratore della Repubblica a decidere quali notizie far uscire e quali, invece, non rivelare. Una sorta di velina istituzionalizzata".

"L'effetto - secondo Paglialunga, che esprime il senso d'allarme anche di altri Ordini - sarà devastante non solo per agenzie di stampa, giornali, radio, tv e siti internet, che saranno appiattiti sulle notizie come avveniva all'inizio del secolo scorso, ma soprattutto per l'opinione pubblica, che non potrà più sapere cosa accade; non potrà più essere informata sull'andamento delle indagini su fatti di estrema importanza e rilievo, né esercitare il legittimo controllo sull'attività della magistratura e delle forze dell'ordine. In pratica, il mondo dell'informazione giudiziaria rischia di essere imbavagliato, in aperta violazione dell'articolo 21 della Costituzione, che garantisce il diritto dei cittadini ad essere correttamente e compiutamente informati".

Paglialunga ha chiesto al procuratore generale Fortuna e ai sette procuratori del Veneto di adottare le iniziative più opportune per evitare il black out dell'informazione dai Palazzi di Giustizia, per garantire la massima trasparenza all'attività delle procure, con l'ovvio limite del segreto d'indagine, nonché per consentire il pieno accesso ai giornalisti alle informazioni di natura giudiziaria.

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I giornalisti disposti alla mobilitazione per il decreto 18 giugno sulle procure