NEW del 08 marzo 2006

 
     

8 marzo in Africa : mutilazioni genitali , violenze e povertà
di Carla Amato Actis

"Oggi in Africa se nasce una bimba e' un bene, ma se nasce un bambino e' meglio". Lo ha dichiarato ieri Graça Machel, la moglie di Nelson Mandela, aggiungendo che e' questo il vero problema. La signora Mandela e' intervenuta a Maputo, capitale del Mozambico, in occasione del congresso "Donne per un mondo migliore", organizzato in collaborazione fra Spagna e Africa. Ella ha detto che "occorre guardare alla donna come ad un altro essere umano dal momento della nascita".

Invece in Africa le donne sono le prime vittime di tutti i conflitti fra Paesi e delle guerre civili, in cui si genera un'estrema poverta' o in cui viene utilizzata con disinvoltura l'arma dello stupro, come in Darfur, Uganda e Congo.

Ma anche le forze "di pace" fanno la loro parte per mortificare ed usare donne e ragazze dei Paesi che dovrebbero difendere. E' quanto emerso con lo scandalo della MONUC, la missione di peacekeeping dell'ONU in Congo, dove le giovani venivano abusate sessualmente in cambio di un po' di cibo dagli stessi caschi blu. Alcuni Paesi, come il Marocco, sono intervenuti punendo i loro soldati.

Tuttavia il problema stupri ad opera di soldati si ripete, per altre ragioni, da parte dell'esercito regolare locale. A lanciare l'allarme e' stato l'alto commissario per i rifugiati dell'ONU, il portoghese Antonio Guterres, che ieri ha chiesto alla comunita' internazionale di finanziare i salari delle forze armate di alcuni Paesi africani dei Grandi Laghi per migliorare la sicurezza delle donne e dei bambini. L'esercito locale, infatti, non ricevendo il suo salario, per finanziarsi mette in atto azioni violente che hanno come prime vittime donne e minori.

Reduce da una visita in Congo, Burundi, Ruanda e Tanzania, il massimo responsabile dell'agenzia per i rifugiati ha dichiarato che "nella Repubblica Democratica del Congo le forze armate sono parte del problema della sicurezza" , risultando "un fattore di violazione dei diritti umani". Guterres ha parlato di "un livello intollerabile di violenze sessuali nella zona orientale del Congo", dove l'UNICEF ha contato 25.000 stupri solo nell'ultimo anno, ma il numero potrebbe essere di gran lunga superiore. Ovviamente tale pratica diffonde vertiginosamente l'AIDS.

Ma le violenze alle donne sono considerate normali, in zone dove la Sharia o le societa' patriarcali considerano la donna inferiore ed impongono regole strettissime che puniscono atrocemente ogni comportamento considerato lesivo della religione o della dignita' della famiglia. Fra le regole imposte, con conseguenze dannose e spesso gravi, quella delle mutilazioni genitali femminili, pratica che tocca nel mondo 130 milioni di donne - due milioni di bambine ogni anno - e viene praticata da secoli in societa' di religione islamica, cattolica, ebraica o politeista ma a carattere patriarcale, che considerano la donna inferiore e con una sessualita' da reprimere e da condannare.

Sono almeno 40 i Paesi in cui e' diffusa la pratica delle mutilazioni sessuali sulle bambine e l'Africa sub-sahariana e' l'area di maggiore diffusione di una pratica cui vengono date connotazioni tradizionali positive: le mutilazioni genitali femminili sono presentate come segno di attenzione e cura della famiglia verso la bambina, dato che una donna non infibulata difficilmente puo' trovare marito, e cio' determina che in genere e' la donna stessa a ritenere naturale essere sottoposta ad infibulazione in favore della integrita' e dell'onore familiare o per evitare l’emarginazione. L'eta' delle vittime e' diversa a seconda della tradizione, a partire dalle neonate.

L'OMS ha distinto 4 tipi diversi di mutilazioni, a seconda della gravita'. Fra queste l'infibulazione o circoncisione faraonica o sudanese - che comporta l'asportazione del clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra con cauterizzazione, cui segue la cucitura parziale della vulva - ma anche altre forme simili ma ridotte, ledono gravemente sia la vita sessuale sia la salute delle donne, portando infezioni, soprattutto durante il parto.

Per fortuna anche in Africa sono da tempo in corso campagne contro questa pratica. Gli stessi vertici di alcuni Stati hanno dichiarato di non aver permesso che le loro figlie venissero sottoposte a tale rito barbarico e nei villaggi somali si sta agendo con successo sul piano culturale con graduale riduzione della pratica.

Come ha ricordato al Congresso di Maputo la prima vicepresidente del governo spagnolo, Teresa Fernández de la Vega, quel che servono sono "i mezzi concreti" per raggiungere gli obiettivi del millennio dell'ONU, fra cui quello del miglioramento della condizione femminile, dato che "abbiamo gli argomenti, abbiamo i diritti, che sono riconosciuti dalle 'carte', e abbiamo l'energia per farlo, se restiamo unite".

Vega ha ricordato anche che il 70% delle persone che vivono al di sotto del livello di poverta' sono donne, ed ovviamente buona parte di queste sono in Africa. Uno studio dell'ONU aveva evidenziato che il miglioramento delle condizioni economiche e culturali delle donne dei Paesi poveri si riflette, moltiplicato, sul miglioramento delle condizioni culturali, sanitarie e demografiche dell'intera societa' in cui esse vivono.

Speciale diritti

___________

NB: I CONTENUTI DEL SITO POSSONO ESSERE PRELEVATI CITANDO L'AUTORE E LINKANDO
www.osservatoriosullalegalita.org

 

 

8 marzo: donne nella UE, studio di Eurostat

8 marzo: donne turche in carcere

8 marzo: donne del mondo per una giustizia di genere