NEW del 23 febbraio 2006

 
     

Cecenia : ricordo della deportazione e delle persecuzioni
di Rico Guillermo

Si celebra oggi il ricordo della deportazione del popolo ceceno ad opera di Stalin, un'occasione per ricordare le costanti persecuzioni di cui questo fiero Stato dell'ex Unione Sovietica e ora della Russia e' stato fatto oggetto da quattro secoli. Il 23 febbraio 1944 Stalin inizio' la deportazione dell'intera popolazione della Cecenia in Asia Centrale; forse 100.000 persone morirono di stenti nei vagoni bestiame.

La regione - che vorrebbe l'indipendenza - e' appetibile perche' sede di oleodotti e gasdotti, importanti anche per le economie occidentali. Gia' oggetto di tentativi di domarla da parte degli zar e poi del regime comunista, la Cecenia e' oggi oggetto di occupazione da parte del governo di Vladimir Putin. Alla caduta dell'Unione Sovietica, nel 1991, Dzhokhar Dudayev, eletto presidente della Cecenia, dichiaro' l'indipendenza, ma tre anni dopo Mosca invio' l'esercito a reprimere il movimento indipendentista e due anni dopo fu firmato il cessate il fuoco.

Nel 1997 alcune bombe esplosero a Mosca e il Cremlino accuso' i Ceceni, inviando di nuovo l'esercito. Aslan Maskhadov, leader indipendentista e non-violento eletto presidente, fu costretto all'esilio (a Londra). Il referendum del marzo 2003 voluto da Putin porto' ad una nuova costituzione che concedeva una certa autonomia alla repubblica caucasica ma mantenendola dentro la federazione russa. Venne eletto presidente Akhmad Kadyrov, con il placet di Mosca, ma l'anno dopo questi moriva in un attentato, a Grozny.

L'esplosione di due Tupolev russi riporta alle accuse ai ceceni e dopo pochi mesi un commando ceceno assale una scuola a Beslan, cui segue una strage. L'attuale presidente - Alu Alkhanov, eletto con uno scrutinio considerato una farsa elettorale - e' un uomo di Putin, mentre il temuto leader moderato Aslan Mashkadov e' stato ucciso in patria dall'esercito russo. Dal governo 'ombra' indipendentista ceceno sono invece stati estromessi tutti i ministri non fondamentalisti, disponibili ad aprire negoziati con i Russi.

Dal 1994 le truppe d’occupazione russe hanno forse ucciso 100.000 civili (un decimo della popolazione complessiva) e costretto altri 300.000 Ceceni ad abbandonare le proprie case. Migliaia sono i Ceceni rapiti e rilasciati solo dopo il pagamento di un riscatto. La capitale, Grozny, e' un cumulo di macerie. Queste informazioni filtrano attraverso una cortina che si fa sempre piu' impenetrabile. Il Cremlino censura l'informazione giornalistica e vieta alla Croce Rossa e alle organizzazioni umanitarie di entrare in Cecenia.

Mentre il parlmento europeo si era espresso con tono di condanna per le richiarazioni di Silvio Berlusconi (allora presidente pro tempore della UE) che minimizzavano la questione cecena in ossequio all'amicizia con Putin, importanti esponenti dell'Unione Europea ritengono che sarebbe risolutivo se il governo della Cecenia fosse affidato ai Ceceni, mentre il Consiglio d'Europa si e' pronunciato con preoccupazione - il 25 gennaio 2006 - sull'attuale situazione del Paese ed ha promesso sostegno agli abitanti.

Rudolf Bindig, parlamentare tedesco relatore dell'Assemblea del Consiglio sulle violazioni di diritti dell'uomo nella Repubblica di Cecenia, ha visitato il Paese caucasico varie volte ed ha scritto un rapporto in cui afferma che nella repubblica russa continuano le violazioni di diritti dell'uomo su vasta scala in un clima di impunita'. Il rapporto 2004 del Consiglio d'Europa descriveva la situazione nella repubblica caucasica come "catastrofica".

Fra le iniziative per ricordare la sofferenza dei Ceceni e la deportazione di 64 anni fa, l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta terra' oggi un sit-in dalle ore 18, a Torino, sotto i portici di Piazza CLN. I Radicali sono da tempo impegnati a livello politico su questa tematica e sostengono il Piano di pace proposto dal precedente governo ceceno, che prevede l’istituzione di un’amministrazione provvisoria in Cecenia delle Nazioni Unite, sulla base del disarmo dei ceceni e del ritiro di tutte le forze militari russe (soluzione già attuata in Kosovo). 40.000 cittadini ceceni, russi, di tutta Europa (fra cui parlamentari nazionali ed europei, accademici, giornalisti) hanno firmato un Appello a sostegno del Piano di pace.

Speciale Beslan

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